Anello messapico

Architetture rurali, strade dell'olio, borghi di impronta medioevale e aree naturalistiche di grande pregio invitano il viaggiatore nell'entroterra di Brindisi. Ve lo proponiamo in un itinerario di 200 chilometri a misura di camper.

Indice dell'itinerario

Da Fasano a Oria seguendo l’entroterra, da qui al capoluogo per poi risalire sottocosta in direzione nord e chiudere l’anello al punto di partenza. Il nostro itinerario tocca tutte le principali testimonianze storiche, archeologiche e architettoniche della terra di Brindisi, senza trascurare il ricco patrimonio ambientale e quello – in piena valorizzazione – della cultura rurale e dell’enogastronomia, che ha trovato il suo fulcro nella diffusa realtà delle masserie.

La collina di Brindisi
E’ così chiamata la parte settentrionale della provincia posta ai margini dell’altopiano delle Murge, di cui conserva i caratteri carsici. Tra i dolci dislivelli di quest’area emergono le cittadine del comprensorio, dalle candide architetture: Fasano, Cisternino, Ostuni, Ceglie Messapica, Villa Castelli e San Michele Salentino.
Fasano, più nota forse per gli scavi archeologici della vicina Egnazia e per lo Zoosafari, è un’antica città risalente agli inizi dell’anno Mille. Il centro storico conserva testimonianze del recente passato che, a partire dalla centrale Piazza Ciaia con il Palazzo Municipale, la Torre dell’Orologio e i palazzi nobiliari Gaito e Latorre, proseguono in Corso Garibaldi su cui affacciano i prospetti neoclassici di Palazzo Albano e di Palazzo Colucci. Il nucleo storico è caratterizzato da strade piccole e strette, archi e scale che conducono alle abitazioni imbiancate a calce. In Via San Francesco si trova il Torrione, residua traccia dell’originaria cinta muraria, ormai quasi del tutto inglobato nelle moderne abitazioni.
Mancando in città spazi adeguati per la sosta (salvo qualche possibilità in Piazza Mercato nei pressi del comando dei Vigili), conviene puntare nei dintorni, ricchi d’insediamenti rupestri e masserie fortificate, molte delle quali sono divenute centri di accoglienza agrituristica.
Il tenero tufo della Murgia ha permesso anche qui, come in altre zone pugliesi (vedi PleinAir n. 331) , l’escavazione lungo le lame (ovvero i solchi creati dall’erosione fluviale sui fianchi della collina) di profonde grotte utilizzate come abitazioni, laboratori, depositi, chiese e masserie fortificate. Nel territorio fasanese sono inoltre presenti otto cripte risalenti alla cosiddetta civiltà rupestre, ubicate tra la città e il mare.
Merita una visita la masseria di Sant’Angelo de’ Graecis (tel. 080 4413471) che da Fasano si raggiunge imboccando Via San Lorenzo. Di fronte all’ingresso dell’imponente costruzione, separato dalla strada da un ampio prato verde, il bianco corpo di fabbrica di un settecentesco frantoio accoglie un museo dell’olio d’oliva (aperto nei giorni festivi, ingresso libero). Il nucleo centrale della masseria è caratterizzato da un’alta torre merlata e dall’adiacente cappella. Su prenotazione è possibile la degustazione di prodotti locali.
Riprendendo Via San Lorenzo, si scavalca la superstrada per spostarsi sulla complanare che, dopo 500 metri, conduce alla masseria quattrocentesca di Borgo San Marco (tel. 080 4395757), con caditoie e torrette d’avvistamento.
Per raggiungere Lama d’Antico, uno dei più vasti insediamenti rupestri pugliesi, conviene prendere la superstrada in direzione Bari e uscire per Savelletri; superato il cavalcavia ferroviario, subito dopo si svolta a destra. Bisogna percorrere a piedi circa 200 metri, lungo l’avvallamento facilmente accessibile e visibile dalla strada, per giungere sulla sinistra di fronte all’ingresso della cripta, la costruzione più notevole del sito.
Ripresa la superstrada verso sud, al chilometro 874 c’è l’azienda agrituristica Il Frantoio (tel. 0831 330276), inserita nella Strada dell’Olio DOP Collina di Brindisi: signorile, con un bel colonnato davanti all’ingresso patronale e il frantoio ipogeo.
Dall’uscita di Torre Spaccata, la superstrada in direzione Brindisi porta alla Masseria Maggi, lungo l’arteria per Torre Canne. Non è possibile visitarla internamente, ma le bianche architetture sottolineate da vivaci decorazioni amaranto, il portale d’ingresso e le due garitte circolari agli angoli la rendono una delle costruzioni più armoniose della zona. Poco più avanti, dall’uscita Montalbano della superstrada, proseguendo per 2 chilometri e scavalcando il viadotto ferroviario, si giunge alla tipica masseria a torre di Ottava Grande (tel. 080 4819939), anch’essa nel circuito della Strada dell’Olio. Su prenotazione è possibile visitare le caditoie in cima alla costruzione, la scalinata esterna per l’accesso al primo piano e gli antichi frantoi scavati nella roccia, posti alle spalle del manufatto. L’azienda è aperta tutto l’anno e offre ai visitatori degustazioni di prodotti locali (friselle, taralli, pane cotto a legna e verdure) e vendita diretta di olio e olive.
Nei dintorni, in frazione di Pisco Marano, si trova una delle più importanti testimonianze della civiltà megalitica, il Dolmen di Montalbano. Per raggiungerlo, dall’uscita di Ottava Grande dopo 50 metri bisogna svoltare a sinistra e percorrere un chilometro; s’intravede appena dalla strada accanto a un piccolo caseggiato, ma superato un muretto a secco emerge in tutta la sua grandiosità, immerso tra gli ulivi secolari della campagna circostante.
Tornando sulla statale 16 e prendendo la provinciale Ostuni-Rosa Marina, s’incontra la Masseria Spagnulo (tel. 0831 350209), costruita nel 1680 e fortificata. Dall’ampio cortile interno si accede alla casa patronale per una scala a due rampe in stile barocco. La torre, la piccola chiesa e il frantoio circondano le abitazioni dei contadini, trasformate per l’accoglienza agrituristica.
Per strade interne ci dirigiamo ora a Cisternino. Furono gli Aragonesi, alla fine del Quattrocento, a dare l’impronta che caratterizza ancor oggi la città, con possenti mura e torri di fortificazione così ben conservate da meritare il prestigioso inserimento nel novero dei 37 “Borghi più belli d’Italia” promossi dall’ANCI. Di queste opere difensive restano, di fronte alla Chiesa Madre, la torre normanno-sveva, possente parallelepipedo alto 17 metri con in cima la statua benedicente di San Nicola, Torre Amati inglobata nell’omonimo palazzo e, ancora, le torri Capece e Quadrata.
Il nucleo originario è un labirinto di strette strade sormontate da archi, abbellite da cornici e da balconi su candidi fabbricati di uno o due piani con ripide scale. Anche se molte abitazioni sono oggi disabitate o in vendita, c’è ancora vita quotidiana che si affaccia sugli usci delle case, sulle finestre fiorite o che anima sommessamente i piccoli cortili e le ampie piazze. A turbare la quiete del luogo ci pensano i turisti dell’estate che lasciano la costa in cerca di refrigerio – complici i circa 400 metri di quota – e di sapori genuini. A tal proposito è senz’altro da provare la golosa offerta gastronomica della macelleria Vecchio Fornello (tel. 080 4446431, è necessario prenotare) che propone la formula Fornello Pronto: in pratica i visitatori scelgono direttamente al banco le carni che saranno poi cucinate e servite dagli stessi proprietari in apposite salette o in tavolate allestite all’aperto tra i vicoli e perfino nella centrale Piazza dell’Orologio. La cottura avviene in uno speciale forno simile a quello per le pizze, dove non vi è contatto tra fuoco e carne. Robuste e abbondanti le pietanze, da innaffiare con vino bianco della Valle d’Itria o rosso del Salento: pancetta e capocollo, agnello, involtini di fegato, bombette (involtini di capocollo di maiale impanato e farciti con formaggio), salsicce di maiale e di vitello.
In attesa che in Via Clarizia si realizzi l’area camper, una possibilità di sosta è nel piazzale antistante il Palestrone in Piazza Navigatori, sulla strada per Ostuni.
Usciti dalla città, prendendo la strada per i Monti Comunali, dopo 3 chilometri si raggiunge il santuario della Madonna d’Ibernia del 1100, meta di pellegrinaggi a Ferragosto e il Lunedì di Pasqua.
A 2 chilometri dal centro abitato, sulla strada per Ceglie presso la Masseria Monreale (tel. 080 4447276) è possibile acquistare mozzarelle, caciocavalli, scamorze e olio, tutto di produzione propria.
Una puntata a Ceglie Messapica vale ancora una visita alla Torre dell’Orologio, alla Piazza Plebiscito e al castello ducale. Dalla collina alla pianura
Lasciata la zona collinare, ci si addentra in un territorio sempre più pianeggiante, contraddistinto dalle tipiche coltivazioni della vite e dell’olivo che connotano tutto il territorio pugliese, per dirigersi verso Francavilla Fontana. Per la sosta si può utilizzare l’ampio parcheggio del centro commerciale di Via Oria 4 (dove ha sede anche l’ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica), servito da bus per raggiungere la città.
Le più evidenti tracce del passato risalgono alla seconda metà del 1500, quando il primogenito della famiglia genovese degli Imperiali trasferì a Francavilla, capitale del suo feudo, la propria residenza: la costruzione di nuovi quartieri, palazzi e chiese conferì slancio all’economia locale. Tra i monumenti più importanti, l’imponente Castello Imperiali affacciato su Corso Umberto I (le sale superiori ospitano gli uffici comunali) con una grande balconata su cui aprono quattro finestre ogivali.
Risalendo Via Municipio si raggiunge Piazza Giovanni XXIII dove sorge la Chiesa Matrice, la cui cupola rivestita da maioliche policrome è la più alta di Puglia. Ma tutto il centro è ricco di chiese, alle quali si affiancano edifici civili come la Torre dell’Orologio del 1756 in Piazza Umberto e alcuni tra i più famosi palazzi d’epoca, come i seicenteschi Bottari e Forleo-Brajda su Corso Umberto I e Palazzo Carissimo su Via Roma. Meno evidenti ma assai suggestivi i tanti piccoli segni del passato, come le figure in pietra oggi inserite nelle mura delle costruzioni.
Non si lasci la città senza aver assaggiato i celebri ricci dell’amore , i profumati e morbidi confetti da donare alla persona amata (vedi PleinAir n. 367) che si possono acquistare nel laboratorio di Carlo Passiante (Piazza Dante, tel. 0831 854290).

Specchie, masserie, castelli
Le specchie, sparse un po’ dovunque nel territorio murgese e nel Salento, sono grandi cumuli di pietre alti fino a 3 metri che oggi si presentano accatastati alla rinfusa. Sebbene siano conosciute fin dai tempi dei Messapi, è ancora incerta la loro funzione originaria (le ipotesi propendono per un uso funerario o difensivo). Nella campagna intorno a Francavilla, la specchia Giovannella (che prende il nome dalla vicina masseria) sembra confermare la seconda ipotesi: risalente al III secolo a.C., è posta su un’altura e recenti lavori di scavo hanno rivelato conci perfettamente squadrati che costituiscono la base di una struttura a torre circolare, cava all’interno. Le strade sterrate che arrivano fin qui sono sconsigliabili ai v.r. e per la visita conviene rivolgersi a guide locali.
Tra le masserie della zona, quella di Feudo Inferiore sulla provinciale Francavilla-San Vito dei Normanni presenta le caratteristiche garitte circolari in pietra agli angoli dell’edificio. A 4 chilometri da Francavilla, sulla Via Vecchia per Ceglie Messapica, visitiamo l’azienda Tredicina (tel. 0831 810918) con spazi ombreggiati per l’agricampeggio e ristorazione tipica.
Appena 16 chilometri separano Francavilla da Oria. Lasciato il mezzo nel parcheggio alle spalle del Municipio, una breve passeggiata conduce all’ingresso del famoso castello federiciano che si erge sulla sommità della collina con imponenti bastioni e robuste torri. Le visite a pagamento (circa 5 euro a persona) si effettuano tutti i giorni (chiusura da novembre a fine febbraio, tel. 0831 840009). Sulla vasta piazza d’arme si apre la chiesa ipogea d’età bizantina dei santi Crisante e Daria, i primi protettori della città. Dal castello, scendendo lungo la via omonima si giunge a Piazza Cattedrale, dominata dall’imponente facciata barocca del duomo e dalla statua di Costantino; una lunga balconata offre un bel panorama sulla valle sottostante.
Una deviazione porta al santuario di San Cosimo alla Macchia (tel. 0831 896920) così chiamato in ricordo della folta vegetazione un tempo presente, situato a metà strada tra Oria ed Erchie. Nel complesso, meta di pellegrinaggi, oltre a un piccolo giardino zoologico si trova un museo etnografico aperto solo il sabato, la domenica e il 26 settembre (festività dedicata ai Santissimi Medici, Cosma e Damiano). Nelle sale è esposta la collezione privata di Gerardo Andrioli che, negli anni, ha amorevolmente raccolto reperti della vita contadina collezionando circa 4.000 oggetti.A Latiano, su Piazza Umberto I si erge Palazzo Imperiali, un castello (oggi sede degli uffici comunali) che l’onnipresente famiglia trasformò in residenza feudale. Presso la Pro Loco sono disponibili le informazioni per le visite al musei del Sottosuolo, delle Arti e Tradizioni e della Ceramica. A un chilometro, sulla vecchia statale 7 Latiano-Taranto, merita una visita l’Azienda Vinicola Lomazzi & Sarli dove, su preavviso, è possibile assistere ai processi di lavorazione (tel. 0831 725898). Nella sala degustazione si è invitati a testare gli Chardonnay bianchi Terra di Tacco e Imperium o il Primitivo Latias, anche in vendita presso lo spaccio aziendale. Nell’antica città messapica di Mesagne meritano attenzione il castello normanno-svevo (attualmente in restauro, aperto tutti i giorni tranne il lunedì, tel. 328 6655300), la cinquecentesca Chiesa Matrice con la maestosa facciata adorna di venti statue e, soprattutto, la barocca chiesa di Santa Maria in Betlemme attigua all’ex convento dei Celestini, oggi sede municipale.

Dal porto di Brindisi alla costa
Conviene evitare di addentrarsi nel centro di Brindisi con il v.r.: meglio fermarsi al parcheggio Adriatica (Via Appia 284, tel. 0831 513113) o presso l’aeroporto al Parksì (tel. 0831 411326), entrambi serviti da bus; mentre per la sosta notturna si possono utilizzare il camper stop del centro vendita Gestel (S.S. 379 Km 47, tel. 0831 554100) o l’area di sosta del Garage Minnuta (Strada Minnuta 6, tel. e fax 0831 453444).
Proprio sulla strada che conduce all’aeroporto si incontra la chiesa gotico-normanna di Santa Maria del Casale, della quale si può ammirare la facciata con il portale sormontato da un singolare protiro (i restauri in corso purtroppo precludono la visita ai meravigliosi affreschi dell’interno).
La naturale insenatura del mare, intorno alla quale sorge il porto, rappresentò fin dall’antichità un sicuro riparo e un crocevia per pellegrini e crociati che partivano o tornavano dalla Terra Santa: e si dice che nelle taverne corresse l’uso di salutare i viaggiatori alzando il calice colmo di vino nel gesto augurale che da allora fu chiamato brindisi.
Sul Lungomare Margherita c’è la sede dell’Azienda di Promozione Turistica provinciale, sul molo opposto al monumento nazionale al Marinaio d’Italia che si staglia contro il cielo con la sua sagoma a forma di timone; all’interno custodisce la campana della corazzata Benedetto Brin, affondata in porto nel 1915. Volgendo lo sguardo a sinistra, tra alberi di barche e piccoli yacht s’intravede la mole del cosiddetto Castello di Terra, completato nel 1233 per volere di Federico II. La costruzione trapezoidale, con due torri quadrate e due cilindriche, ha subito continue trasformazioni ad opera delle diverse dinastie avvicendatesi nel tempo e oggi è proprietà della Marina Militare che però non ne consente la visita.Dove il porto si allarga verso l’Adriatico, a pochi metri dall’APT troviamo il sito della Colonna Romana, alta circa 18 metri e rimasta sostanzialmente integra, che riprenderà l’originaria collocazione al termine dei lavori di restauro. I frammenti della sua gemella furono invece donati alla città di Lecce e fanno oggi parte della Colonna di Sant’Oronzo.
Percorrendo Via Colonne si giunge in Piazza Duomo, dominata dall’ampia facciata della cattedrale di fronte alla quale sporge la loggetta di Palazzo Balsamo, del XIII secolo, sorretta da nove mensole adorne di fregi e figure intagliate nella pietra. Risalendo per Via Tarantini e proseguendo su Via Santa Barbara si giunge dinanzi al tempio di San Giovanni al Sepolcro, un monumento a pianta circolare edificato dal re normanno Boemondo, con le due colonne poggianti su figure di leoni che adornano il portale marmoreo. Al termine della strada ci si trova dinanzi alla chiesa di San Benedetto, che racchiude un prezioso chiostro medioevale di forma quadrangolare.
Da non perdere, in pieno centro cittadino, il nuovissimo Teatro Comunale che presenta l’ardita caratteristica di essere sollevato da terra per salvaguardare e rendere fruibile la sottostante area archeologica di San Pietro degli Schiavoni, un’ampia porzione dell’abitato di Brindisi romana. La visita, con accesso da Via Casimiro, si effettua transitando con passerelle sospese sui resti monumentali: si scorgono parti di mosaico di una domus, un piccolo complesso termale e tratti di strade basolate.
Da Brindisi il veloce rettilineo della statale 16 conduce a San Vito dei Normanni per una rapida visita alla piazza centrale, dominata dal castello normanno di Boemondo d’Altavilla.
Ritorniamo verso Serranova per dirigerci a Carovigno dove recentemente è stato aperto al pubblico il castello Dentice di Frasso, dal nome del conte che ne è stato l’ultimo proprietario. Per la visita rivolgersi al Comune (Numero Verde 800-014301; costo del biglietto d’ingresso con guida 3 euro, sconti per gruppi). La costruzione del maniero iniziò intorno al XIV secolo e terminò nel 1732: in questo lungo periodo al corpo più antico – la torre circolare che guarda verso il mare – furono man mano aggiunte altre costruzioni secondo le esigenze dei vari feudatari che si avvicendarono fino alla fine del Settecento. Restaurato agli inizi del Novecento dall’ultimo proprietario, nel 1926 ospitò il pilota italiano De Pinedo che eseguì la trasvolata atlantica da New York a Parigi, e in seguito Guglielmo Marconi, dopo i suoi innovativi esperimenti effettuati sulla nave Elettra. Oggi è utilizzato dall’amministrazione provinciale come centro culturale e ospita tra l’altro la sede amministrativa del consorzio di gestione della Riserva Naturale di Torre Guaceto.
Ci si dirigerà ora alla volta di Ostuni (vedi PleinAir nn. 303 e 324/325) , rientrando nell’area della Collina di Brindisi. Prima di arrivare in paese, vale una sosta la chiesa della Nova la cui cripta custodisce affreschi dell’anno Mille. All’interno i muri sono ricoperti da dipinti d’epoca più recente che anticipano quelli medioevali della grotta alle spalle dell’altare, lunga 44 metri. Per la visita rivolgersi al parroco (tel. 0831 331213).
Sulla strada Ostuni-Torre Pozzella incontriamo l’Azienda Agrituristica Lamacavallo (tel. 0831 330703), aperta tutto l’anno. Su prenotazione è possibile degustare e acquistare olio, vino, frutta, fichi secchi e ortaggi. Si può inoltre chiedere ai titolari di visitare il frantoio ipogeo, uno tra i più belli e meglio recuperati della provincia, posto in località Locopagliaro; qui si trovano anche i più grandi ulivi secolari della zona. L’anello si chiude: facendo rotta sul mare, risaliamo la costa che tra torri d’avvistamento (Pozzella, Villanova e San Leonardo), grandi dune sabbiose, cespugli di macchia mediterranea e mare azzurro ci riporta piacevolmente a Fasano.

PleinAir 374 – settembre 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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