Amore a passo lento

Sui colli del Grossetano le tartarughe hanno una casa tutta per loro: è il Centro Carapax, dove possono corteggiarsi e metter su famiglia in piena tranquillità.

Indice dell'itinerario

Che verso fanno le tartarughe? Provate a chiederlo a qualunque bambino e vi risponderà che il cane abbaia, la mucca muggisce, il gatto miagola, ma le tartarughe proprio no, quelle sono mute come i pesci. E invece no: cantano. Per la precisione, sono i maschi a lanciarsi in serenate amorose durante l’accoppiamento. A dir la verità il suono assomiglia più a un rauco ululato, ma cosa pretendere da una creatura che se ne sta in rigoroso silenzio per tutto il resto del suo tempo? I maligni vi diranno che è solo un roco gemito per lo sforzo, ma se restate degli inguaribili romantici potrete comunque dire di aver ascoltato il raro canto delle testuggini terrestri.
Da aprile a giugno, come pure a settembre, il centro Carapax di Massa Marittima è tutto un ritmico risuonare delle testate di corteggiamento di questo simpatico rettile, che durante gli incontri riproduttivi è solito inseguire la femmina – la quale fugge falsamente ritrosa – e sbattere ripetutamente la parte anteriore del guscio contro il posteriore dell’amata; passa poi a darle qualche morso alle zampe e infine sale sul suo carapace per cantarle tutto il suo ardore, mentre lei mima un no muovendo la testa a destra e a sinistra, ma senza una reale convinzione.
Troppo spesso scambiate per semplici animali domestici da far crescere in piccoli recinti o in gabbia, le Testudo hermanni, graeca e marginata, cioè le specie endemiche o naturalizzate nella nostra penisola, hanno rischiato l’estinzione allo stato selvaggio a causa dei bracconieri, che catturavano gli esemplari in natura per poi rivenderli soprattutto sul mercato nord-europei: e le povere bestiole finivano in freddi terrazzi o, nel peggiore dei casi, alla catena, con un gancio attaccato al guscio attraverso un foro praticato con il trapano. La maggior parte – secondo alcune ricerche sino all’80% – non sopravviveva all’inverno, ai lunghi periodi di pioggia e umidità, al cambiamento di alimentazione, alle nuove malattie che incontrava o all’inesperienza dei padroni. Dal 1984, fortunatamente, l’Europa ha inserito il genere Testudo nella convenzione Cites, la nota regolamentazione per il traffico di animali, e ha vietato il commercio delle tre specie, obbligando anche chi ne è già in possesso a denunciarle.
Nel 1987 è nato Carapax, realizzato dal gruppo R.A.Na International (una fondazione scientifica per la protezione dei rettili e degli anfibi in natura) e dall’Unione Europea in collaborazione con la Regione Toscana. Si tratta di un centro che si occupa dell’allevamento e del ripopolamento della tartaruga terrestre e palustre del Mediterraneo, nel quale vengono accolti molti degli esemplari sequestrati dalla Guardia Forestale o alle dogane. Non uno zoo quindi, dove crescere gli animali in cattività per farli ammirare dai turisti, ma un luogo di ricerca il cui scopo è garantire la riproduzione in condizioni protette per poi liberare i nuovi nati di razza più pura possibile nelle stesse zone d’origine dei genitori (sul modello della famosa stazione scientifica Charles Darwin che ha permesso il ripopolamento delle Galapagos). Si può così anche studiare la biometria e il comportamento delle testuggini, talmente difficili da osservare allo stato selvatico che molti profani – inclusi noi – neppure immaginano l’esistenza di una tartaruga palustre europea.
Al centro ci sono anche alcune specie esotiche, recuperate sempre in vari sequestri, che non possono essere riportate al loro habitat d’origine e vengono allevate in speciali serre riscaldate, in attesa che accordi e studi successivi permettano la reimmissione della prole. Nutrita è la colonia di testuggini dalle guance colorate, che di solito viene venduta o regalata alle fiere di paese, proveniente dall’America e non ancora protetta: poiché cresce sempre troppo nella sua vaschetta, viene abbandonata con inevitabili danni per l’ecosistema di stagni e laghetti. E poi ci sono le splendide tartarughe giganti della fascia sahariana, che fanno invece parte di un ambizioso progetto di ripopolamento in Marocco, Mauritania e Senegal. Per noi sono stati i baritoni del coro, con i loro rituali di accoppiamento in formato supersize e i vocalizzi a tutto volume.
Anche il destino si accanisce contro le aspirazioni canore che abbiamo attribuito alle nostre amiche tartarughe, dato che al Carapax è impossibile trovare un maestro adeguato. Gli unici uccelli ospitati nel centro per un progetto parallelo di ripopolamento sono delle magnifiche cicogne che, per quanto incantevoli nelle loro livree bianche durante le parate e le danze nuziali che si possono facilmente osservare dall’interno della voliera, come cantanti sono un disastro: il loro verso, funzionale e perfetto in natura, non suona certo molto melodico. Ma gli stonati sono in buona compagnia, visto che anche l’unico gruppo di mammiferi che attualmente si trova a Massa Marittima per la conservazione della razza è un gruppo di asini dell’Amiata: un raglio non certo da operetta!

Testo di Federica Botta – Foto di Alessandro De Rossi

PleinAir 395 – giugno 2005

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