Amalfi e le altre

La costiera più celebrata d'Italia è una striscia di terra stretta tra il mare e i salti di roccia dei Monti Lattari, dove paesi dai nomi famosi arricciano il profilo ai piedi di chiese dalle cupole maiolicate. Una meta che vi proponiamo con tutti i suggerimenti più utili per ripetere con successo il nostro viaggio. Ovviamente fuoristagione.

Indice dell'itinerario

Ancora dentro il traffico caotico di Salerno, porta orientale della Costiera, Vietri sul Mare è l’assaggio di quel che ci aspetta da qui in avanti: panorami spettacolari, mare e cielo a confondersi all’orizzonte, ma pure gran lavoro al volante, rocce sporgenti, decisioni sulla sosta da prendere al volo. Qui la strada però resta alta, senza scendere a mare dove occorre puntare se si vuole far due passi. Le botteghe di ceramica mostrano il principale motivo d’attrazione locale e pure la chiesa di San Giovanni, nella parte alta, ha la cupola maiolicata. Cetara, poche curve più avanti, è una visione diversa. Ha una spiaggetta incantevole, dove si allineano piccole barche di pescatori e affacciano vecchie case con le finestre ad arco. Ciò basta a farne uno dei borghi più piacevoli assieme a un particolare urbanistico d’importanza decisiva, e cioè che la strada non separa l’abitato dal mare (come, vedremo più avanti, ad Amalfi, Maiori, Minori), ma lo attraversa nell’interno. Quel che c’è da vedere sta tutto qua, ma vi è condensata un’atmosfera marinara quasi scomparsa dai centri più celebrati.
Passata Erchie, dove una torre guarda una piccola spiaggia, si doppia Capo d’Orso: qui la vista si allarga a comprendere l’intero arco della Costiera e, dal sentiero che raggiunge il faro del capo, la lontana Punta Campanella che si allunga all’orizzonte tra quinte di scogli e falesie. Quindi, allo sbocco della valle del torrente Regina Maior, sorge Maiori, col suo aspetto moderno: i palazzoni hanno sostituito le vecchie case spazzate via dall’alluvione dell’autunno 1954. Anche qui il monumento principale è la chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria a Mare, con la tipica cupola a mattonelle maiolicate e museo attiguo. Più interessante ci sembra Minori, denominato così dal torrente Regina Minor. Da vedere ci sono la basilica di Santa Trofimena, con meridiana in facciata e interno a tre navate, la collegiata di Santa Maria Maddalena e i resti di una villa romana del I secolo d.C, l’unica di tutta la costa: se ne conservano il cortile e diversi ambienti del pianterreno, alcuni con mosaici. Attiguo agli scavi è un piccolo Antiquarium con materiale rinvenuto anche in altri siti della Costiera.
Un chilometro o due dopo essersi lasciati alle spalle la villa romana di Minori, un bivio ben evidente segna l’inizio della stretta stradina che si inerpica sulle pendici dei Lattari a raggiungere il centro senz’altro di maggior interesse storico-artistico della Costiera, e cioè Ravello. E’ questo, probabilmente, il più scomodo dei budelli d’asfalto che da queste parti collegano paesi e frazioni, ciò nonostante l’unico percorribile da automobili, pullman di linea, camion e camper. Il tratto davvero a corsia unica è in salita ma breve. Raggiunta la meta e parcheggiato il mezzo guadagnate il duomo fondato intorno al Mille dal primo vescovo locale, Orso Papirio: i tesori d’arte al suo interno valgono il viaggio. Oltre una porta bronzea del XII secolo si aprono le tre navate, dove spiccano uno di fronte all’altro un pulpito e un ambone. Il pulpito poggia su sei colonne tortili, a loro volta sostenute da altrettanti leoni marmorei. Dell’ambone impressionano i mosaici che lo decorano, raffiguranti Giona inghiottito e poi rigettato dalla pistrice, animale con testa di drago e coda di pesce. Scendendo pochi scalini si accede alla cripta dov’è allestito il museo del duomo con statue, fregi, opere di oreficeria, frammenti musivi. Usciti dal duomo, il paese offre diversi altri motivi d’interesse oltre a una piacevole passeggiata. Giustamente famose sono le due ville storiche appartenute a importanti famiglie locali, Rufolo (citata nel Decamerone di Boccaccio) e Cimbrone: la prima comprende, oltre ad ambienti in stile arabeggiante, un giardino ricco di piante esotiche dove d’estate si tengono concerti; Villa Cimbrone, da raggiungere nel punto più alto dell’abitato, offre un chiostro d’imitazione medievale e un giardino in fondo al quale, dalla Terrazza dell’Infinito decorata con busti marmorei, ci si affaccia su un suggestivo panorama di cielo e mare. Prima di andar via cercate la chiesa di San Giovanni del Toro (il prospiciente Albergo Caruso ha un portale fiancheggiato da leoni provenienti dalla distrutta chiesa di Sant’Eustachio a Scala) e quella di Santa Maria a Gradillo. Bel panorama sulla costa di Minori, Maiori e oltre si ha pure dal belvedere della Principessa di Piemonte, ai giardini pubblici di fronte al municipio.
Sull’altura opposta rispetto a quella dove sorge Ravello, nella piccola ma profonda Valle del Dragone, è Scala. Nel piccolo centro vale la pena visitare il duomo, con bel portale romanico, pulpito medievale e crocefisso duecentesco sull’altare maggiore. Da notare, sul pavimento maiolicato, il leone che sale col giglio in una zampa i gradini di una scala, simbolo del piccolo centro. Anche le frazioni di Campoleone, Santa Caterina Pontone e Campidoglio, conservano monumenti meritevoli tra cui la Chiesa dell’Annunziata (a Minuto), con affreschi risalenti al Medioevo. Tornati sul mare e raggiunta nuovamente la strada litoranea, Atrani è uno dei paesi costieri dove è meglio conservata la tipica edilizia mediterranea. Separate dal mare dalle arcate di sostegno della strada, le abitazioni si assiepano sotto il campanile bianco e nero della collegiata, a ridosso di un tratto di costa tra i più belli. Su un lato di una raccolta piazzetta sorge la chiesa di San Salvatore, con portale bronzeo del Mille, dove i dogi della più antica repubblica marinara d’Italia (durò dal IX al XII secolo) venivano eletti e alla loro morte tumulati.
Subito dopo si è ad Amalfi, le cui case si aprono davanti alla quinta rocciosa dei Lattari. In alto, raggiungibile tramite una ripida scalinata che parte dalla piazzetta centrale, si staglia il duomo. La facciata a motivi geometrici bianchi e neri è stata rifatta dopo un crollo alla fine del secolo scorso, mentre il campanile a bifore e trifore conserva in buona parte la sua forma originaria. Vero capolavoro è la porta in bronzo risalente al Mille, fusa a Costantinopoli, decorata con leoni e figure sacre in argento.
L’interno della chiesa (rifatto in età barocca) offre poco, mentre da un lato dell’atrio in stile gotico (anch’esso rifatto cent’anni fa) si accede al Chiostro del Paradiso. Qui l’influenza araba è evidente nelle sottili colonne bianche, da cui partono archi slanciati. Accanto si trova l’ingresso alla Cappella del Crocefisso, dove oggi ha sede il Museo Diocesano d’Arte Sacra con frammenti di mosaici, sculture lignee, ostensori d’argento, persino una lettiga cinese da viaggio del Seicento utilizzata dagli arcivescovi amalfitani. Nelle cappelle laterali si trovano affreschi medievali.
In paese è piacevole scoprire scalinate e passaggi coperti, tra le case e le botteghe di limoncello sparse qua e là. Occorre poi attraversare tutto il paese per visitare, all’imbocco della Valle dei Mulini, il Museo della Carta e il poco distante Museo dell’Arte Contadina. Il primo contiene vari reperti utilizzati nella fabbricazione della carta, attività che ha svolto storicamente un ruolo di primo piano nell’economia amalfitana. Il secondo è una collezione privata e contiene attrezzi tradizionali utilizzati in passato per la vinificazione, la lavorazione del pane e la coltivazione dei limoni. Più avanti la strada si fa sentiero e con buone gambe e qualche ora a disposizione si può visitare la riserva naturale che tutela la Valle delle Ferriere, dove cresce una rara vegetazione. Quasi sul mare invece, ospitato nel palazzo comunale, c’è il piccolo museo civico: qui si può curiosare tra mappamondi, sestanti e costumi d’epoca e, soprattutto, ammirare la Tabula Amalphitana, raccolta medievale delle leggi marittime dell’antica repubblica. Lasciata Amalfi, si incontra poco dopo il bivio per la stradina che un tornante dopo l’altro raggiunge l’altipiano di Agerola, dov’è l’unico campeggio della Costiera. L’altipiano per il resto, a quota 600 metri, con boschetti e prati offre un brusco cambio di ambiente ma pure la visione di un insediamento edilizio senza qualità.
Sulla strada per Positano, invece, uno slargo lungo la strada, subito dopo la Conca dei Marini, segnala l’ingresso alla Grotta dello Smeraldo, piccola cavità che per un passaggio subacqueo illuminato dalla luce solare è collegata al mare. A seguire si incontra Furore, minuscolo abitato le cui case sorgono sul mare in un’insenatura stretta e allungata, che la strada scavalca con un ponte. Il resto del paese è in alto, sulla via per Agerola (lo raggiunge anche una scalinata che parte proprio dal ponte), e lo circondano piccole vigne a terrazzi il cui vino è tra i più rinomati della zona.
Ancora proseguendo sulla statale c’è Praiano, con le case e la chiesa dalla cupola in maiolica, poste a cavallo della costa di Capo Sottile. Quindi la vista si apre sul golfo di Positano, chiuso in fondo dalle rocce a strapiombo di Punta Campanella e di Capri.
In quanto a bellezza Positano non è seconda ad Amalfi, sfruttando bene la sua posizione scoscesa sul mare con un centro tutto rampe a gradoni. Qui la strada che percorre all’esterno il paese è a senso unico, e solo a piedi si scende alla spiaggia. I vicoli sono costellati di negozi soprattutto di abbigliamento e l’unico monumento da visitare è la parrocchiale di Santa Maria Assunta, con una bella icona sull’altare, detta la Madonna Nera. Restano, e non è poco, l’atmosfera calorosa e accogliente creata da un sole che si infila caparbio e potente anche fuori stagione tra le strettoie dei vicoli, e gli scorci su un mare davvero azzurro.

PleinAir 320 – marzo 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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