Altipiani Cimbri, pleinair di trincea

Nell’anno in cui ricorre il centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, PleinAir visita gli Altipiani Cimbri di Folgaria, Lavarone e Luserna per scoprirne la storia e l’orgoglio popolare che li rende al contempo protagonisti della storia d’Italia e alfieri di tradizioni tutte da tutelare

Indice dell'itinerario

Letteralmente, “biar soin biar” significa “noi siamo noi”, perciò “noi siamo Cimbri”; gli abitanti di Luserna (Lusérn) ci tengono a sottolineare la loro identità culturale e linguistica. Nel più piccolo dei tre comuni dei grandi altipiani trentini ancora si parla il cimbro, un idioma arcaico di origine germanica, diffusosi con i primi coloni bavaresi giunti in quest’angolo del Trentino nel XIII secolo. Erano uomini di poche parole, lavoratori instancabili, boscaioli (concatores), contadini, carbonai, allevatori. Oltre a Luserna, in Italia si contano altre due isole linguistiche cimbre: Giazza – in Val d’Illasi, nel Veronese – e Mezzaselva di Roana, sull’altopiano di Asiago nel Vicentino. Grazie agli sforzi del Kulturinstiut Lusérn, che ha lo scopo di promuovere e tutelare la cultura, la lingua e il patrimonio etnografico della minoranza germanofona, oggi il cimbro è parlato dalla maggior parte dei 287 residenti del paese. Una ricchezza che ha rischiato di disperdersi alla fine dell’Ottocento quando, per sfuggire alla miseria, molti abitanti emigrarono all’estero per lavorare come scalpellini. Con la mazza e lo scalpello è stata lavorata la pietra delle case tradizionali del Lusernese; generalmente gli edifici erano composti di stalla, abitazione al primo piano e soffitta dove si essiccavano i cereali e si conservava il fieno. Dal 1911, a seguito di un terribile incendio che devastò gran parte del borgo, i tetti di scandole di larice furono sostituiti con la lamiera di zinco.

I ruderi dell’Oberwiesen, avampost del Forte Lusérn
I ruderi dell’Oberwiesen, avampost del Forte Lusérn

Ciò che non distrusse il fuoco fu compromesso dai colpi d’artiglieria italiani durante la Prima Guerra Mondiale. Allora gli abitanti del paese abbandonarono l’altopiano, inviati come profughi in Boemia. Nonostante le vicissitudini, al termine del conflitto il paese contava ben 1.055 residenti. Nel 1923 la riforma Gentile bandì dall’insegnamento scolastico le lingue diverse dall’italiano; nel 1939, Mussolini impose alle minoranze etniche tedesche di scegliere la propria nazionalità: molti, in veste di optanti, lasciarono definitivamente il Trentino. Tra questi c’era Rheo Martin Pedrazza, pittore di fama internazionale le cui opere sono state esposte in sedi prestigiose tra le quali la Galleria Belvedere a Vienna e il Landesmuseum Ferdinandeum a Innsbruck. Recentemente scomparso, è vissuto a lungo a Stams (in Austria), dove ha creato il Pedrazzeum, una casa trasformata in “organismo-bozzolo” le cui pareti sono adorne di dipinti e il giardino decorato con opere realizzate con vari materiali di recupero. La pinacoteca di Luserna, allestita presso la sua casa paterna, ospita trentacinque opere – quadri e disegni – donati dall’artista al Dokumentationszentrum (centro di documentazione). Da quasi vent’anni questa fondazione è impegnata nello sviluppo culturale ed economico del paese, promuovendo convegni, esposizioni ed iniziative editoriali che possano valorizzarne le radici cimbre.

Il tunnel per il Wiatz, avampost del Forte Lusérn
Il tunnel per il Wiatz, avampost del Forte Lusérn

La sede occupa un caseggiato in Via Trento, nei pressi della parrocchiale. L‘edificio, di più piani, ospita mostre principalmente legate al territorio. La sezione etnografica comprende una parte dedicata alla tradizionale lavorazione del merletto a fusello Klöppelspitzen, un’attività piuttosto diffusa nella seconda metà dell’Ottocento quando a Luserna si affermò una scuola di merletti guidata da giovani insegnanti opportunamente addestrate a Vienna. Ad aprile di quest’anno sono state inaugurate l’esposizione annuale Fauna delle Alpi. Il ritorno dei grandi predatori e la nuova mostra permanente Alfabeto della Grande Guerra. Ventisei lettere per non dimenticare. Per non dimenticare gli orrori della guerra, i milioni di morti dei vari eserciti, le famiglie distrutte, le innocenti vite spezzate: come quella della sedicenne Berta Nikolussi Zappa, colpita a morte il 25 maggio 1915. Per avere un’idea del fronte è stato allestito un grande plastico multimediale, in scala 1:10.000, grazie al quale si possono individuare le posizioni dei forti e la gittata di cannoni e obici di entrambi gli schieramenti.

La Haus von Prükk di Luserna consente di avvicinarsi agli usi e ai costumi ottocenteschi della popolazione cimbra
La Haus von Prükk di Luserna consente di avvicinarsi agli usi e ai costumi ottocenteschi della popolazione cimbra

Merita una visita anche la Haus von Prükk (Casa del Ponte): articolata su più livelli di un immobile ben restaurato, è un museo della tradizione dove si possono ammirare arredamenti d’epoca e vari oggetti d’uso quotidiano. L’edificio si trova in Piazza Cesare Battisti, dove inizia il Sentiero Cimbro dell’Immaginario (Nå in Tritt von Sambinélo). Lungo circa 5 chilometri e mezzo, con un dislivello di circa 250 metri, il percorso è privo di difficoltà e pertanto adatto a famiglie con bambini. Lungo il tragitto si trovano tabelle con la descrizione delle leggende e sculture dei personaggi della mitologia cimbra: dal lupo all’orso, dagli orchi al Baselisko (drago). Frau Pertega era una vecchia energica e solitaria: viveva in una grotta affacciata sulla Val d’Astico. Lì, in un grande mastello, custodiva i bambini in attesa del primo vagito. Li vendeva ai padri: i più belli e i maschietti erano i più cari.

La Malga Campo
La Malga Campo

Il sentiero s’insinua a est dell’abitato fra boschi e pascoli fioriti fino a raggiungere il Rifugio Malga Campo, dove si possono gustare le palle di neve: gnocchi ripieni di formaggio Asiago conditi con il gorgonzola. Qui converge il sentiero emozionale “Dalle storie alla Storia”, una bella e facile passeggiata dove ventotto silhouette di metallo arricchite con dettagli in cotto raffigurano persone del paese: monsignor Pardatscher, Noè il contrabbandiere di tabacco, Ermida la donna manovale. Ognuno svela una storia particolare; Gustav, la sentinella, racconta: “Sono qui al Forte da 1.127 giorni… il tempo e la paura non passano mai. Non vedo Elsa da 1.154 giorni e non ho ancora conosciuto il piccolo Helmut”. Altra testimonianza è quella di Lena che tornò a Luserna il 25 aprile 1919: “Per quattro anni ogni giorno ho sognato di tornare. Quando, correndo, alla fine della strada scavata nella roccia mi apparve Luserna rasa al suolo, gli alberi abbattuti e bruciati, i campi divelti dalle granate, ovunque ossa mescolate a pietre, mi vergogno, ma tutto mi sembrò meraviglioso. Ero a casa”.

le sculture sul Sentiero della Grande Guerra di Luserna
Le sculture sul Sentiero della Grande Guerra di Luserna

Lungo il cammino s’incontrano numerose testimonianze di guerra, come Forte Lusérn, eretto sulla sommità di Cima Campo, a oltre 1.500 metri d’altitudine. Fin dall’inizio del conflitto fu oggetto di pesantissimi bombardamenti da parte dei forti italiani di Cima Verena e di Campolongo. Oltre cinquemila granate colpirono la casamatta, e così il comandante Emanuel Nebesar fu costretto a issare la bandiera bianca. Cessarono i colpi dei nemici, ma non quelli degli altri forti austriaci che effettuarono un fuoco di interdizione per impedire l’occupazione tricolore.

Il percorso emozionale “Dalle storie alla storia” svela piccole e grandi vicende della gente comune, delle famiglie, dei giovani soldati e delle loro mogli. Percorrere questo itinerario è come ascoltare la loro voce, il racconto di una nonna o di un padre, di persone civili o di militari che hanno vissuto sulla loro pelle i drammi della Grande Guerra. Non è una semplice passeggiata, ma un percorso in grado di lasciare un segno, un’emozione che va al di là del paesaggio. «Soprattutto nel periodo estivo abbiamo registrato un sensibile e progressivo incremento delle persone che percorrono i nostri sentieri tematici ed anche la conseguente, positiva, ricaduta sull’economia locale» spiega Luca Nicolussi Paolaz, il giovane sindaco di Luserna. Oltre ai percorsi sopra citati, di recente se ne sono aggiunti due: il “Sentiero della Primavera” (Der Staige von Långes), legato alla flora e alla valorizzazione delle colture montane, e “Sulle tracce dell’Orso” (Nå in Tritt von Per)“, ispirato al tema della fauna alpina.

Lago di Lavarone
Lago di Lavarone

La conformazione del territorio è particolarmente adatta alle escursioni, alla pratica del nordic walking e alle gite in mountain bike; ci sono tracciati adatti a tutte le esigenze. La “100 Km dei Forti” è articolata in tre circuiti percorribili indipendentemente o in un’unica soluzione: si sviluppa fra boschi, trincee e malghe dove ci si può riposare e rifocillare. A Malga Millegrobbe si possono assaggiare con soddisfazione canederli fatti in casa, pastasciutte ai funghi porcini, strangolapreti e gulasch con polenta di Storo. Questa tipica osteria trentina si raggiunge facilmente da Luserna (2 chilometri) e da Lavarone, un paese che non ha un centro, ma ventidue frazioni sparpagliate sull’altopiano. Quella di Chiesa si affaccia sul Lago di Lavarone: un azzurro specchio d’acqua balneabile, incastonato nel verde dei boschi.

Il lungolago di Lavarone, dove amava passeggiare Sigmund Freud
Il lungolago di Lavarone, dove amava passeggiare Sigmund Freud

Sulle sue sponde amava passeggiare anche Sigmund Freud, più volte ospite dell’Hotel Du Lac. “L’accoglienza e il trattamento premuroso, la buona cucina, la tranquillità preziosa, la stupenda pineta, le sorprendenti passeggiate che portano sempre a nuove Lavarone, il benessere fisico che deriva da tutto questo ci hanno talmente conquistato che ripartiremo da qui solo assai di malavoglia”: così scrisse il padre della psicoanalisi alla moglie Martha, nel 1900. Freud tornò con la famiglia anche nel 1906, quando scrisse Il delirio e i sogni nella Gradiva di Wilhelm Jensen; in ricordo dell’illustre ospite il Comune ha inaugurato la “Passeggiata Gradiva” sul lago. Una parte si articola su un tracciato pavimentato in porfido, l’altra in un bel bosco di faggi e carpini.

una simpatica coppia di rotoballe agghindate
Una simpatica coppia di rotoballe agghindate

 

Anche Fortunato Depero, vulcanico artista della Val di Non, soggiornò sull’altopiano e a Serrada, in quel di Folgaria. Nel 1953 scrisse: “È un altopiano eccezionale che bisogna conoscere, visitare, vedere, vivere e godere”. Il territorio è ricco di curiosità e bellezze naturali come l’Avez del Prinzep, l’abete bianco più grande d’Europa, che si trova nei pressi di Malga Laghetto: alto 54 metri, misura 5,60 metri di circonferenza e ha oltre due secoli di vita. Merita una visita anche il Museo del Miele, situato in località Tobia tra le frazioni di Gionghi e Chiesa di Lavarone. È un viaggio nel mondo delle api, nel rapporto millenario che esse hanno con l’uomo, una scoperta della loro complessa organizzazione. L’esposizione include arnie, bugni provenienti da varie parti del mondo, attrezzi da lavoro e fotografie. Presso il punto vendita si possono assaggiare e acquistare vari prodotti delle api, ma anche grappa, caramelle, creme e shampoo, naturalmente tutti a base di miele.

Immerso nella boscaglia che circonda gli abitati di Lavarone, il comando tattico di Virti è una delle più interessanti attrattive dei luoghi della Grande Guerra
Immerso nella boscaglia che circonda gli abitati di Lavarone, il comando tattico di Virti è una delle più interessanti attrattive dei luoghi della Grande Guerra

Di grande importanza per l’economia locale è il formaggio. Tra i più caratteristici c’è il Vezzana DOP, ottenuto con latte vaccino parzialmente scremato, principalmente di vacche di razza Bruna o Grigio Alpina. Da secoli prodotto sugli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna era già apprezzato dall’imperatore Francesco Giuseppe. Ne esiste anche una versione di malga, prodotta esclusivamente durante l’estate con il latte di vacche alimentate al pascolo; le forme, distinguibili da una M marchiata, devono avere una stagionatura minima di almeno un anno. La produzione comprende anche tipologie più fresche e dal sapore meno piccante.

Si possono acquistare al Caseificio degli Altipiani e del Vezzena presso la frazione Cappella di Lavarone o allo spaccio inaugurato lo scorso anno a Folgaria. Quest’ultimo si trova al 182 di Via Colpi, la strada su cui affacciano alcune delle botteghe più caratteristiche: La Molinèla con le tovaglie tirolesi, l’enoteca El Prosak – fornitissima anche di grappe – e la rinomata pasticceria Dalsass. E poi c’è l’Antica Macelleria Cappelletti, dove da più di 125 anni si producono speck e insaccati con carni di qualità, prive di conservanti artificiali e di coloranti.

Effettuando il giro delle trincee nei dintorni di Folgaria si cammina letteralmente con la testa fra le nuvole
Effettuando il giro delle trincee nei dintorni di
Folgaria si cammina letteralmente con la testa fra le nuvole

Il paese nasce dall’unione di cinque storici masi, disposti su un unico asse, sui solari pascoli del versante meridionale del Cornetto (Gruppo della Vigolana). Da qui si parte a piedi o in bicicletta alla scoperta di un territorio ricco di opportunità per gli amanti delle escursioni: ci si può incamminare verso l’Orrido di Val Gola, sul sentiero dei Faggi, o si possono raggiungere la Cascata dell’Ofentol e la frazione di Guardia, il paese dipinto.

A cominciare dal 1988, le facciate di numerose case sono state affrescate con pitture ispirate alla gente e alle attività di montagna. In questo grazioso borgo visse Cirillo Grott, pittore, scultore e poeta scomparso nel febbraio del 1990: le sue interessanti opere sono custodite nella casa museo a lui intitolata. Della sua scelta di non muoversi mai dall’altopiano alla ricerca della fama egli stesso ebbe a dire: “Non potrei ritrovare in città quello che qui ho appena fuori l’uscio di casa: il paesaggio, la natura, il legno vivo nel bosco, il ritmo del vivere in parte ancora legato al succedersi delle stagioni… Sono un uomo cresciuto in montagna, qui sono nato, qui la mia famiglia esiste da sempre. Sarebbe come strappare una pianta dal suo terreno naturale. Come potrebbe attecchire altrove?”. 

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