Alpi in famiglia

Montagne e castelli, zoo e città storiche: papà, mamma e due pargoli in viaggio fra Baviera e Tirolo, con proposte sportive, tappe romantiche e divertimenti per grandi e bambini.

Indice dell'itinerario

Piove quando entriamo in Baviera; eppure, nonostante il maltempo, ci si presenta con un aspetto idilliaco. Alberi, prati, il fiume che scorre gioioso, i ciclisti che pedalano lungo la pista ben coperti dalle mantelle. La frontiera tra Austria e Germania non si avverte se non per un vecchio casotto doganale dismesso proprio in mezzo alla strada, ora sormontato da una piccola bandiera dell’Unione Europea.
Se volessimo sottolineare un aspetto proprio della zona dovremmo porre l’accento sulla naturale extraterritorialità di quest’area alpina, in cui la montagna è padrona della situazione e del paesaggio e l’uomo può solo accondiscendere ai suoi voleri. Tante volte incroceremo il confine durante i nostri spostamenti, perfino a piedi, e anche se amministrativamente ci troviamo nel Land tedesco è come essere in un luogo geografico a sé stante. Una frase letta in un campeggio, Im Hotel bist Du Gast, im Caravan bist Du zu Hause (in albergo sei ospite, nella caravan sei a casa tua), sottolinea invece un’altra forma di extraterritorialità, quella del veicolo ricreazionale.

Panorami alpini
Dal Brennero abbiamo risalito l’Austria verso Innsbruck e, superato il capoluogo del Tirolo austriaco, ci siamo diretti verso Garmisch-Partenkirchen, sempre ben indicata. La direttrice principale per la Germania, attraverso Seefeld in Tirol, ha una pendenza in salita del 15% ed è vietata alle auto con caravan al traino; ma anche chi si trova alla guida del camper e vuole evitare la dura prova può scegliere l’itinerario alternativo, che segue per un tratto l’autostrada A12 in direzione del Bodensee e dal casello di Telfs prosegue sulla statale per il Fernpass. Poco dopo il valico la strada si biforca: da un lato si va verso Reutte e Füssen, dall’altra a Garmisch-Partenkirchen aggirando da sud la Zugspitze (2.900 m), il monte più alto della Germania che altezzosamente non si degnerà di togliersi la corona di nuvole per tutto il tempo della nostra permanenza, vanificando gli effetti della salita in vetta con il trenino della Zugspitzebahn.
Fra le molte mete di tutto riguardo, per rimanere alla montagna, è senza dubbio da non mancare un’escursione al gruppo delle Karwendelgebirge, che ricade quasi per intero in territorio austriaco e fa da sfondo a Innsbruck quando si proviene dall’Italia. Per giungere alla cima ovest del Karwendel (2.500 m) ci portiamo a Mittenwald, accogliente cittadina bavarese in prossimità della Porta Claudia, il cui nome rivela le origini romane dell’insediamento. All’ufficio turistico chiediamo informazioni sul tempo dei giorni successivi perché vorremmo ritentare la salita alla Zugspitze su uno dei sentieri che raggiungono la vetta, ma una gentile signorina ci spiega con competenza che, a parte il divertimento di salire con il trenino, il panorama è pressoché identico a quello che si ammira dal Karwendel. E così, dopo aver lasciato il camper nel parcheggio della ben indicata Karwendelbahn, saliamo a bordo della funivia: lo spettacolo che si gode all’arrivo è veramente ragguardevole, spaziando con lo sguardo su tutta la regione montana e le vallate circostanti. Volendo dedicarsi a una passeggiata, l’avvertenza generale per chi ha bambini molto piccoli è di valutare la pericolosità dei sentieri: anche il più semplice, che porta a oltrepassare la frontiera austro-tedesca, presenta tratti angusti e con un forte dirupo a valle, per di più su un fondo che in alcuni punti si presenta sassoso e sconnesso. Se invece l’età e la preparazione lo consentono, vale la pena effettuare l’escursione lungo il confine di stato a cui noi ci dedichiamo in una splendida giornata che ci regala – oltre alla curiosità del manto di neve fresca caduta la notte precedente anche se siamo in agosto – una vista sull’Austria alpina che non ha eguali. Non manca la piccola emozione di sentirsi un po’ contrabbandieri quando, lungo il percorso, si incontra il laconico cartello che recita “Achtung Staatgrenze” indicando il confine di stato.Se i vostri bambini vi impongono prudenza, potete invece trasferirvi sul versante settentrionale della montagna camminando per circa 400 metri lungo una galleria che d’inverno viene usata dagli sciatori: è dotata di una sorta di balcone di pietra viva che si affaccia sulla sottostante valle dell’Isar, da Mittenwald fino a Klais e a Krün (dove si trova il campeggio che abbiamo scelto come base per la nostra vacanza). Usciti dal piccolo tunnel, con il manto nevoso che costringe a far mente locale sulla stagione, riparte la fitta rete di sentieri anch’essi a portata degli adulti ma non dei più piccini; tornando indietro, i pargoli possono invece misurarsi con una parete di free climbing allestita proprio per loro con tutte le accortezze.
Al ritorno è piacevole passeggiare per la bella Mittenwald che viene definita ganzjährig nebelfrei, ovvero priva di nebbia tutto l’anno, complice forse anche la quota di poco superiore ai 900 metri. Oltre ai numerosi negozi e alle possibilità di rifornire la cambusa, il bel centro storico ricco di edifici con mura affrescate ospita il Geigenbaumuseum, il museo della liuteria dove si scoprirà che la cittadina era famosa già nel XVIII secolo per le soavi sonorità dei suoi violini, che ebbero il loro più illustre costruttore in Matthias Klotz: quest’abilissimo liutaio, immortalato anche in una statua accanto alla parrocchiale, visitò più volte l’Italia e apprese l’arte a Padova; nel suo laboratorio, fondato intorno al 1685, istruì anche i tre figli, mentre si dice che un nipote costruì il violino da concerto di Mozart. La visita si rivela interessante anche per i componenti più giovani dell’equipaggio, che però saranno maggiormente attratti dalle numerose pasticcerie e gelaterie… almeno finché non noteranno la piscina comunale dotata di ben tre vasche, di cui due al coperto e una esterna dotata di scivolo, corrente e idromassaggio, il tutto con acqua riscaldata a 32°C: particolarmente suggestivo è nuotare in vista dei monti imbiancati di neve e della funivia che incessantemente porta su e giù gli escursionisti.

I castelli di Ludwig
In una vacanza che si rispetti non possono mancare grandi mete artistiche e storiche, e qui ce ne sono due talmente note e spettacolari da non aver bisogno di presentazioni: i castelli del principe Ludwig, Linderhof e Neuschwanstein. In vista del secondo, molto probabilmente i vostri bambini esclameranno che «sembra quello della Bella Addormentata», ed è proprio così perché fu appunto scelto dalla Disney come modello per il famoso cartone animato. Per raggiungerli dalla valle dell’Isar ci sono due possibilità, anche queste da valutare in base al tipo di veicolo e alla perizia del conducente: sul primo percorso ci si dirige brevemente verso Monaco di Baviera, poi verso Oberammgau e infine si svolta per Schloss Linderhof passando davanti all’abbazia di Ettal e proseguendo per Füssen, ma con una pendenza in discesa superiore al 10%. Più facile, anche se un po’ più lungo, l’itinerario che porta verso il Fernpass, rientra brevemente in Austria e invece di puntare verso il valico segue la direzione per Reutte, per poi arrivare a Füssen e di qui raggiungere i castelli imperiali; lungo la strada troverete le indicazioni sia della Romantikstrasse che della Deutsche Alpenstrasse (quella che avete appena percorso e lungo la quale scorre l’Isar) e poi gli immensi parcheggi dei castelli, dove è ufficialmente consentita la sola sosta diurna.
La bianca mole di Neuschwanstein, con l’aguzzo profilo di torri e tetti che coronano un picco roccioso, è una vera meraviglia da fiaba, ma la prima e più prosaica formalità è l’acquisto del biglietto che richiede una certa pazienza a causa della lunga fila. Dopodiché potrete scegliere fra diverse possibilità per salire al castello: una passeggiata di circa mezz’ora, una romantica gita in calesse a cavalli con partenza di fronte all’hotel Müller oppure l’autobus con partenza dallo Schlosshotel Lisl. Il pullman si arrampica nei boschi che circondano Neuschwanstein dove un’altra meta d’eccezione è il Mariabrücke, l’esile ponte sospeso su una stupenda forra che d’un tratto, come aprendo un sipario di alberi, introduce alla vista della magica residenza arroccata come un nido d’aquila. Ludwig non poté vedere finito il suo castello: morì nel 1886 a soli 41 anni, in circostanze mai chiarite, lasciando incompiuto il lavoro che in pratica aveva prosciugato le sue finanze personali e il suo appannaggio regale, poiché aveva deciso di far realizzare l’edificio senza tassare i suoi sudditi.Nei dintorni si può visitare anche il castello della stessa Hohenschwangau, dove il principe trascorse la giovinezza; ma il luogo in cui abitò con più regolarità è Linderhof (dove si accede con l’obbligo di lasciare all’ingresso qualsiasi borsa abbiate con voi). La visita, anche con guida in italiano, illustra fin nel più piccolo dettaglio questa piccola Versailles bavarese, il cui esterno di classica bellezza non lascia immaginare lo sfarzo grandioso degli interni, con decorazioni e arredi senza pari. Nel parco si trova un altro portento, la Grotta di Venere: ispirata a quella descritta nel Tannhäuser di Richard Wagner, nonché alla Grotta Azzurra di Capri, consiste in una grande gabbia in ferro cementato sopra la quale è stata lasciata crescere la vegetazione, in modo da farla assomigliare a una collina; all’interno contiene un teatro di posa (con tanto di laghetto artificiale su cui era riproducibile persino il moto ondoso) dove Ludwig amava veder rappresentate le opere del suo amico Wagner. Era stato realizzato persino un impianto di illuminazione per far sì che la scena assumesse il colore più appropriato a seconda della narrazione: il lavoro fu commissionato a un elettricista di Monaco, un certo Siemens…
Nel tornare alla valle dell’Isar una sosta d’altro genere è quella presso l’abbazia benedettina di Ettal, superbo edificio costruito fra il 1330 e il 1370 e rimaneggiato una prima volta verso la fine del XV secolo, epoca a cui risale anche il campanile che si è conservato tronco a destra della cupola; nel 1710, durante la trasformazione barocca, notevoli interventi architettonici resero la preesistente struttura medioevale un complesso a tre cortili, mentre alla chiesa gotica fu addossata una facciata rivestita di marmo e fu aggiunta la torre campanaria settentrionale. Alla notorietà del luogo contribuiscono anche i suoi tradizionali prodotti: non solo un vasto assortimento di liquori alle erbe, anche con proprietà curative, ma anche vari tipi di birra chiara e scura.

Sulle orme di Kandinskij
Prima di riprendere la marcia verso casa, decidiamo di spostarci un po’ più a nord per dedicare la nostra attenzione a un’altra piacevole cittadina: Murnau, nelle vicinanze dello Staffelsee. Il lago offre possibilità di sosta per il v.r. nei parcheggi adiacenti alle rive senza trovare, nemmeno in agosto, quella ressa cui siamo abituati in Italia (ci sarebbe anche un campeggio davvero caratteristico che si trova sull’isola principale del bacino, ma purtroppo non è accessibile alle autocaravan poiché vi si arriva solo in barca). Il contesto riserva una tranquillità unica nel più tipico ambiente lacustre con possibilità di pesca e di escursioni a bordo di piccoli natanti, oltre a un servizio di traghetto con trasporto delle bici.
Assai elegante e godibile il centro storico di Murnau dove vissero e trassero ispirazione numerosi artisti, tra cui il drammaturgo Ödön von Horváth e soprattutto Vasilij Kandinskij: dal 1909 al 1914 il maestro moscovita trascorse i mesi estivi nella cosiddetta Russenhaus con la sua compagna dell’epoca, la pittrice Gabriele Münter, e fondò il movimento del Blaue Reiter, il Cavaliere Azzurro. La maggior parte del primo ciclo di opere di Kandinskij scampò alla Seconda Guerra Mondiale poiché era stato nascosto nella cantina dell’abitazione ed è oggi esposto nella Städtische Galerie im Lenbachhaus a Monaco di Baviera.
Sulla via del ritorno, chi già conosce Innsbruck potrà per una volta lasciare da parte icone turistiche come il Goldenes Dachl o il Kristallwelten Swarowski in favore di un’attrazione a misura di bambini qual è l’Alpenzoo. Dal comodo camping Kränebitten, che prende il nome dalla zona dell’aeroporto, gli autobus urbani conducono alla fermata della Hungerburgbahn, il trenino a cremagliera che in breve tempo conduce nei pressi dello zoo: qui vi aspetta una divertente passeggiata nel bosco potendo confrontare, con l’aiuto di cartelli, quanti passi fa il cucciolo d’uomo rispetto a un orso, una scimmia, una capretta, una lepre e persino una lumaca. Con questo simpatico diversivo si arriva ben presto a destinazione, scoprendo inoltre di aver fatto la scelta giusta nello scegliere di muoversi con i mezzi pubblici visto che il parcheggio della struttura mette a disposizione solo due o tre posti per i camper. All’interno del parco si può ammirare l’intera fauna alpina, volatili, mammiferi, pesci e rettili ospitati nella riproduzione del loro habitat naturale, con gran divertimento per tutti e soprattutto per i bambini, che così dimenticano di essere ormai al termine del viaggio. Anzi, varcando i cancelli per tornare alla base, li vedrete magari già intenti a fare progetti per la prossima vacanza: itinerante, s’intende.

PleinAir 408/9 – luglio/agosto 2006

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