Alla corte della Duchessa

Tre proposte più una per esplorare, zaino in spalla e scarponi ai piedi, le splendide montagne della riserva che tutela l'estremità orientale della provincia di Rieti. Un lungo weekend per immergersi in una natura davvero intatta, tra boschi e praterie, al cospetto di maestosi panorami appenninici.

Indice dell'itinerario

L’aria frizzante della montagna ci carica di energia mentre affrontiamo un tratto particolarmente ripido della Valle di Fua. Abbiamo lasciato il grazioso borghetto di Cartore da poco più di un’ora, ma già ci sembra di essere lontani da molto. Intorno a noi il magico silenzio del bosco è spezzato solo dallo stormire delle foglie dei faggi, al quale fanno da contrappunto il nostro respiro e il battito veloce del cuore. Ad un tratto ci fermiamo: per un momento ci è parso di udire un fruscio nel fitto degli alberi, e a qualcuno sembra di intravvedere la sagoma di un piccolo animale che però, furtivamente, si allontana. Forse una volpe, oppure una rara martora, chissà.
Dopo una breve sosta, giusto il tempo per riprendere fiato e bagnarci le labbra con un sorso d’acqua, ci rimettiamo in cammino. C’è molto da vedere e scoprire in questo lembo estremo della Sabina: ma scarso è il tempo che abbiamo a disposizione, e così ieri sera siamo rimasti alzati fino a tardi, presi dall’emozione della vigilia, studiando gli ultimi dettagli del percorso su carte escursionistiche, guide e opuscoli. La natura di queste montagne è selvaggia e possente, e per immergerci in tutto il suo fascino senza perderne nulla abbiamo deciso di dividere il soggiorno in tre itinerari. Quello che abbiamo scelto di percorrere per primo ha, per così dire, una vocazione pastorale: non porta in vetta alle montagne ma permette di godere dei boschi, dei prati e delle valli sottostanti, fungendo anche da preparazione al maggior impegno degli altri due itinerari che prevedono la salita alle cime più alte della riserva, il Monte Morrone e il Monte Murolungo.
La Duchessa, appartenente alla regione geografica del Cicolano, è anche il naturale proseguimento della magnifica e aspra catena del Velino, di cui costituisce il settore occidentale. Con questa, a dispetto dei confini amministrativi che le suddividono fra Lazio e Abruzzo, ha in comune la storia geologica e gran parte delle caratteristiche di flora e di fauna, nonché lo status di area protetta. Il massiccio del Velino è infatti compreso nel parco del Sirente-Velino, mentre la Duchessa è protetta dall’omonima riserva naturale della Regione Lazio.
Costituite da spessi banchi di calcare del Cretaceo, modellati dall’azione dei ghiacciai, le Montagne della Duchessa si presentano con dorsali incise da valli dal caratteristico profilo a U. Tra le vette che superano i 2.000 metri la più alta è il Murolungo (2.184 m), che segna anche il confine con l’Abruzzo: dalla cima si apre un paesaggio mozzafiato su un bel tratto dell’Appennino. Di poco più basso è il Monte Morrone (2.141 m), nel cuore della riserva; infine, a marcare anch’essa la divisione tra le due regioni, c’è la Punta dell’Uccettù (2.006 m). Il paesaggio muta profondamente al variare dell’altimetria: dalle formazioni boschive miste nelle quali prevalgono la roverella, il carpino nero, l’orniello e l’acero, tipici delle quote inferiori, si passa alle faggete e alle praterie che infine, alle altitudini più elevate, lasciano il posto alle pietraie nelle quali culminano le dorsali. In conseguenza delle attività umane come lo sfruttamento della legna e la creazione di aree per la pastorizia, il bosco che anticamente ricopriva quasi per intero questi monti ha lasciato il posto a prati e pascoli nei quali allignano numerose specie erbacee di grande interesse scientifico: già dai primi anni del ‘900 numerosi botanici e naturalisti hanno percorso in lungo e largo questi pendii, lasciando importanti resoconti delle loro esplorazioni. Oggi la flora censita alla Duchessa raggiunge le 500 specie, tra cui numerose rare ed endemiche come la Nigritella rubra widderi, una sottospecie della famiglia delle orchidee. Le esuberanti fioriture rendono facile l’osservazione delle presente più tipiche dell’Appennino centrale, ricche di ogni colore: il giallo del ranuncolo, della primula comune e della primula orecchia d’orso, il blu intenso della genziana appenninica, della genzianella e della scilla biflora, l’arancione del giglio di San Giovanni, il rosa intenso del giglio martagone, il bianco dei narcisi, le tonalità azzurre e viola dei crochi.
Non è da meno la fauna, che anche grazie all’impegno di quanti lavorano nella riserva è tornata a popolare un territorio dal quale era quasi scomparsa. Oggi questi boschi sono rifugio di lupi, cervi e caprioli, e talvolta arriva perfino qualche orso di passaggio. Tra gli uccelli rapaci sono presenti l’aquila reale, la poiana, l’astore, il pellegrino e non da ultimo, grazie a un ripopolamento effettuato dalla Forestale, il grifone, oltre a qualche esemplare di gufo reale. E noi, con i nostri zaini in spalla, stiamo già pregustando qualche felice incontro.

Anello delle Valli di Fua e Teve
Dislivello 920 metri7 ore circa

Questo itinerario ci permette scoprire due delle più belle valli dell’Appennino, i prati d’alta quota e lo splendido specchio d’acqua del Lago della Duchessa. Da Cartore (944 m) si prende l’ampio tracciato che parte dal fontanile e dopo pochi metri si giunge all’attacco del sentiero CAI 2B. Si attraversa la boscosa e stretta forra del Vallone di Fua, che per un brevissimo tratto diventa roccioso e presenta ripidi brecciai. Dopo circa un’ora e mezzo si raggiunge il gradino di roccia detto Passo di Fabiano, quindi il sentiero si inerpica su un pendio boscoso molto ripido che richiede poco meno di un’ora di cammino.
Usciti dal bosco, si percorre la splendida valle che ora sale dolcemente e prende il nome di Vallone del Cieco. Si passano i cinque piccoli rifugi in località Le Caparnie (1.700 m) e in mezz’ora si arriva allo splendido specchio d’acqua del Lago della Duchessa (1.788 m). Dopo averne costeggiato la sponda settentrionale, si prosegue in direzione est sul sentiero CAI 2A. Il paesaggio si fa splendido e il verde dei prati brilla di riflessi di colore, incorniciato dalla mole del Costone.
Lasciato il lago da circa un’ora, si arriva a una biforcazione del sentiero e si prende il ramo che taglia verso il Capo di Teve (1.618 m), l’ampio pianoro nel quale termina l’omonima valle: in breve lo si scorge dal naturale belvedere roccioso che conduce al Male Passo (1.700 m), insieme all’aspro versante del Bicchero e del Velino. Da qui ci si immette, seguendo il sentiero CAI 2, nel selvaggio Vallone di Teve, un gioiello naturalistico dove nidificano i grifoni e molti dei rapaci presenti nella riserva, tanto che in primavera può capitare che per qualche settimana l’accesso alla valle sia interdetto. Dopo circa 2 ore di facile cammino in discesa si giunge alla Bocca di Teve, dove ci si congiunge con la carrareccia che in circa mezz’ora riporta a Cartore.

Ascensione al Monte Morrone
Dislivello 1.100 metri6 ore e mezzo circa

La salita alla seconda cima della riserva è una gita interessante sotto l’aspetto naturalistico, stupefacente per quanto riguarda i paesaggi e appagante dal lato escursionistico, essendo poco frequentata. Dal Morrone, come anche dal dirimpettaio Murolungo, si gode inoltre di un panorama che abbraccia un’ampia fetta dell’Appennino centrale.
Da Corvaro si prende la strada per la chiesetta di San Rocco che termina all’inizio della Valle Amara, posta proprio in corrispondenza del viadotto dell’autostrada. Circa un chilometro prima si parcheggia in località Le Vene (883 m) e ci si avvia per una carrabile che in pochi minuti conduce al sottopassaggio della Strada dei Parchi. Dopo di questo inizia il sentiero CAI 2D, detto dei Passi Scomodi, che inerpicandosi nel bosco conduce al bel pianoro di Prime Prata (1.572 m), dove sorge una piccola costruzione. Attraversando i prati ci si addentra in una faggeta (nella quale purtroppo alcuni alberi sono malati, come rivela il fusto più chiaro e scortecciato). Qui è il caso di fare attenzione alla segnaletica, nascosta dal sottobosco che in parte ha riconquistato questo tratto poco battuto del sentiero. A circa tre quarti d’ora dalle Prime Prata si giunge in località La Piana (1.750 m), un altro bel pratone che segna la fine del bosco: da qui il sentiero conduce sotto le rocce che compongono lo Iaccio della Capra e, senza scendere ai due piccoli rifugi sottostanti, lascia la segnatura per seguire l’evidente cresta che conduce fino alla cima del Monte Morrone (2.141 m).
In discesa si segue in direzione nord il crinale del Morrone seguendo la segnaletica CAI 2F, per piegare poi a quota 1.950 in direzione di altri piccoli rifugi, dai quali parte una carrabile che attraversa il Fosso Conca e si innesta a quota 1.400 sulla sterrata della Valle Amara, che si percorre in discesa in circa un’ora giungendo proprio al di sotto dell’autostrada. Da qui occorre un’altra mezz’ora scarsa di strada bianca per ritornare al punto di partenza.

Ascensione al Monte Murolungo
Dislivello 1.250 metri7 ore circa

Da Cartore (944 m) si prende l’ampio sentiero 2C che parte dal fontanile, il cui inizio è in comune con il 2B, e attraversando un paio recinti si giunge a una carrareccia che in breve si inerpica nella Valle della Cesa. Arrivati a un laghetto artificiale, dopo due ampie svolte ecco la panoramica sella del Praticchio del Tordo (1.760 m), da dove si perde un po’ di quota e in località Le Caparnie, all’altezza del secondo dei cinque rifugetti, ci si innesta nel vallone. In un’altra mezz’ora si è al Lago della Duchessa dal quale inizia, sulla riva meridionale, il bellissimo sentiero CAI 2H che sale al Murolungo passando per la Valle Fredda. Il tracciato piega ad ovest per superare la dorsale che separa la Valle Fredda dallo Iaccio dei Montoni e conduce al piccolo pianoro che affaccia sulla Grotta dell’Oro; da qui si percorre la sottile e panoramica cresta del Monte Murolungo (2.184 m). La discesa si effettua sul proseguimento del crinale in direzione ovest fino a una quota di circa 1.900 metri, dove si piega a nord nel bosco e in breve si raggiungono i rifugi delle Caparnie: scendendo con il sentiero 2B per il Vallone del Cieco, in meno di 2 ore si ritorna a Cartore.

Traversata nord-sud
Dislivello 1.500 metri circa9 ore circa

Per chi vuole cimentarsi con qualcosa di più impegnativo e dispone di due mezzi – nonché di sufficiente allenamento – i due itinerari che salgono al Morrone e al Murolungo possono essere uniti, costituendo una splendida traversata della riserva. In un solo giorno si può scoprire quasi per intero la natura selvaggia di queste montagne: dalla vetta del Morrone, raggiunta con il secondo itinerario che abbiamo proposto, invece di dirigersi in direzione nord seguendo il sentiero 2F si continua a percorrere la lunga cresta in direzione sud-est, fino a scendere al Lago della Duchessa. Da qui si sale infine al Murolungo, come indicato nel terzo itinerario. l

Testo e foto di Adriano Savoretti e Alfredo Scamponi

PleinAir 455 – giugno 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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