Ali a nord est

Un deserto di dune a due passi da Piazza San Marco. Un'isola in mezzo al fiume, paradiso degli aironi. Un mosaico di stagni e canneti dove le auto non arrivano. E un angolo di fiabesca campagna dove incontrare una "parente" tutta speciale. Esploriamo in camper le oasi LIPU intorno al Delta del Po: mete preziose del nord-est, che però non compaiono sulle guide turistiche.

Indice dell'itinerario

Dipende dai punti di vista, quale sia questo miracolo del nord-est . Può essere certamente il boom delle piccole e medie imprese. Può essere la diffusione dei camper, mai così capillare, che dai cortili delle villette vicentine e trevigiane ritrovi ovunque in giro per l’Europa. Ma può essere anche la felice, tenace sopravvivenza, in mezzo a tanta urbanizzazione, di una natura bella e importante. Di montagne da queste parti neanche a parlarne, Cortina è lontana e gli Euganei ingobbiscono appena l’orizzonte. Che siano stagni o lagune, canneti o anse fluviali, qui la natura è inesorabilmente… bagnata. Acqua da regimentare, acqua da navigare, acqua da pompare, acqua da tutte le parti. Di questo mondo d’acqua, più che di terra, PleinAir ha scritto più volte, a riprova del fatto che è impossibile descrivere in un solo articolo le tante occasioni e suggestioni del territorio. Concentriamoci, questa volta, su una delle situazioni più stimolanti. Da qualche anno a questa parte sono state istituite dentro e a corona del Delta del Po – zona umida per eccellenza – una serie di aree protette, dal parco regionale sul versante emiliano a piccole riserve gestite dagli enti locali o da associazioni ambientaliste. Quelle della LIPU, orfane della stupenda Boscoforte non più visitabile, offrono uno spaccato vario e soprattutto ben fruibile dei vari ambienti presenti. Parcheggiare il mezzo al loro ingresso e passeggiare con binocolo e macchina fotografica alla mano in compagnia di una guida vuol dire avvicinarsi nel modo giusto a un ambiente ricchissimo di vita.
Per partire abbiamo scelto una nota sicuramente beneaugurate: un centro LIPU tutto dedicato a un volatile, come dire, da favola.

Per credere alla cicogna
E’ una mattinata davvero piacevole quella che si può trascorrere al Centro Cicogne della LIPU di Silea, non lontano da Treviso. Dal paese si prende la strada per Casale sul Sile: dopo alcuni chilometri, passata la frazione di Sant’Elena, sulla destra è l’ingresso del centro che, in primavera e in autunno, apre al pubblico la domenica dalle 9 al tramonto (meglio comunque telefonare prima, allo 0422/919926). Un’interessante alternativa, che però non abbiamo sperimentato, è l’arrivo in battello da Venezia navigando il Sile (compagnia Stefanato, tel. 0422/788663-788671). La cicogna la si vede o la si sente subito: bellissima per chi la osserva per la prima volta dal vivo e anche per chi non l’ha mai avvicinata a breve distanza. Al momento della visita al centro ne erano ospitate 11, e tre coppie avevano i piccoli al nido (ne nascono mediamente tre o quattro a covata). A Silea, come a Racconigi in Piemonte dove si trova un altro centro LIPU, le cicogne si riproducono, invogliano quelle in migrazione a sostare, sensibilizzano con la loro stessa presenza i molti visitatori e i residenti. I piccoli nati qui restano al centro fino al raggiungimento della maturità sessuale, poi vengono liberati non senza prima aver spiegato agli agricoltori locali che le cicogne non danneggiano i raccolti né ostruiscono coi nidi i camini delle case.
Le voliere per le cicogne sono quattro; la visita comprende anche una sosta al Centro Anatidi che ospita una decina di anatre impossibilitate al volo per vari problemi (il più delle volte, la solita fucilata) cui si aggiungono spontaneamente esemplari liberi fino a un centinaio. Vivono qui anche testuggini d’acqua, rane e innocue bisce. Oltre che a un giro nel resto del Parco Regionale del Sile, al cui interno il centro si trova, si può concludere la giornata all’elegante Treviso. E a cena, per chi vuole un indirizzo, prelibatezze locali alla mitica osteria Vapensiero in Via Pescheria 41 (tel. 0422/582719; chiusa la domenica).

Venezia prima di Venezia
Siete dalle parti del capoluogo veneto e cercate un posticino in cui assaporare un po’ di relax nella natura, magari per scoprire il volto originario della laguna’ Allora andate a Ca’ Roman, l’oasi LIPU dirimpettaia del campanile di San Marco: una vera e propria finestra sulla laguna com’era, realizzata grazie alla collaborazione con il Comune di Venezia. Portate il mezzo a Chioggia, parcheggiatelo all’inizio della cittadina (più avanti sarebbe un problema) e prendete la motonave per Pellestrina informandovi prima dal bigliettaio se si effettua la fermata a Ca’ Roman. Scesi sul murazzo, non prima di esservi informati sulle corse per il ritorno, prendete a camminare a destra: subito la stradina s’infila in un piacevole bosco dove crescono anche specie insolite, come l’olivello di Boemia e l’apocino veneto. Dei sentieri che si dipartono a sinistra, prendetene uno a piacere: lungo il secondo, ad esempio, attraverserete una magnifica e assai estesa zona dunale, frequentata dai conigli selvatici, dal gheppio, da rettili e da numerosi insetti, tra cui moltissime specie di coleotteri come lo scarabeo stercorario. Fanno la spola con la fascia boschiva anche l’assiolo, il succiacapre, l’upupa (simbolo della LIPU), persino lo sparviero e il pellegrino nei mesi invernali.
Ma la particolarità più marcata sta nella colonia di fraticelli e fratini, due uccelli migratori presenti qui da aprile a luglio, che depongono le uova dal guscio di colore mimetico in piccole depressioni del terreno sabbioso; un buon motivo per tornare a visitare l’oasi a fine primavera, quando le tante piantine ammofile sono in fiore e i fraticelli sono indaffarati nell’andirivieni tra il nido e la laguna, dove catturano pesciolini con acrobatici tuffi. Sulla battigia, particolarmente abbondanti in inverno dopo le mareggiate più decise, le conchiglie offrono ai visitatori mille forme e colori.
L’oasi purtroppo è priva di segnalazioni e di qualunque struttura per la visita «che non durerebbero molto, per via dei continui atti di vandalismo» ci spiega sconsolato il responsabile Antonio Borgo, al quale ci si può comunque rivolgere per utili informazioni (tel. 041/5262769).

L’isola degli aironi
C’è un’oasi che sta in mezzo al Po e che naviga – si potrebbe dire – in ottime acque. E’ Isola Bianca, paradiso in miniatura fra le isole più antiche del grande fiume, che la LIPU gestisce dal 1991 per conto della Provincia di Ferrara. Siamo appena a nord del capoluogo, tra Francolino e Pontelagoscuro. Qui, fronteggiati dai pioppeti inclusi nell’oasi che occupano la golena, si stendono i 40 ettari di un luogo dalle caratteristiche tutte particolari. Intanto la visita può effettuarsi solo raggiungendo l’isola con il barchino della LIPU, e ciò conferisce un carattere speciale all’escursione. Poi, naturalmente, a poche decine di metri da strade e circoli canottieri, l’oasi è davvero un’oasi di sola, verde, silenziosa natura. Le specie vegetali censite sono ben novantadue, dalla farnia ai pioppi, dal sambuco al luppolo (il rampicante il cui fiore femminile viene impiegato nella produzione della birra). Quelle animali non sono da meno, essendo settantasei i soli uccelli. Fiore all’occhiello è la garzaia, cioè la colonia di aironi (nitticore, garzette, aironi cinerini, sgarze ciuffetto) che conta qualcosa come trecento nidi sugli alberi nel settore più settentrionale dell’isola. Non mancano poi ovviamente gli altri pennuti frequentatori abituali delle zone umide, dal martin pescatore alle anatre, agli svassi, ai cormorani; ben rappresentati anche anfibi, rettili, invertebrati.
Sull’isola esiste una piccola rete di sentieri, che in occasione delle non rare piene del Po si trasformano in veri e propri canali navigabili. Purtroppo, ogni volta che il fiume sale di livello a causa delle piogge, deposita non solo limo e materiali naturali come pietre e legname ma anche un bel po’ di spazzatura, costringendo i volontari della LIPU a faticose opere di raccolta di rifiuti che poi devono naturalmente essere portati a terra in barca. Da notare: i sentieri dell’oasi, come pure il centro visite collocato sull’argine, sono attrezzati per una completa accessibilità anche ai disabili; i punti notevoli sono segnati con cartelli e ci sono pure due capanni sopraelevati per il birdwatching.
Per la visita, con orari da concordare, alla sezione LIPU di Ferrara dovete rivolgervi di necessità (tel. 0532/772077): la corrente del fiume rende infatti sconsigliabili approdi pirateschi a nuoto. Per arrivare al centro visite, da Pontelagoscuro si prende Via Ricostruzione per Francolino (venendo dal ponte sul Po, è la prima a sinistra): 300 metri dopo un sottopassaggio ferroviario siete arrivati.

Nel cuore del Delta
Ancora più piccola di Isola Bianca è Volta Scirocco: e qui entriamo nel vero e proprio cuore del Delta padano. L’oasi LIPU comprende una trentina di ettari di palude nel settore meridionale delle immense Valli di Comacchio, e deve il suo bizzarro nome alla forma arcuata nella direzione del vento che qui proviene prevalentemente da sud-est, appunto lo scirocco. Ci troviamo all’interno di un’ansa del fiume Reno rettificata dall’uomo, dove stagni, canneti, prati allagati e boschetti si estendono senza interruzioni per l’euforia – immaginiamo – degli uccelli acquatici e la conseguente eccitazione – qui è sicuro – di birdwatcher e fotografi naturalisti. Rincorrete beccaccini, cavalieri d’Italia, aironi rossi per esclusivi ritratti vis-à-vis da appendere in salotto? Avete amici o parenti cacciatori disamorati dalla selvaggina che non c’è più , cui far venire un colpo davanti a stormi di anatre e voli di oche? Nessun posto in Italia vale più del Delta, e dai capanni di Volta Scirocco avete più di una chance per non fare buchi nell’acqua.
Per la visita bisogna in ogni caso contattare la LIPU (nella persona di Claudio Orioli, tel. 0544/417169), e poi ci sono due possibilità. La prima è arrivare a Sant’Alberto, piccolo centro sulle sponde del Reno (da Ravenna, tangenziale per Venezia e al semaforo indicazioni per Sant’Alberto) e prendere il traghetto (sempre attivo dalle 7 alle 20); sull’altra sponda, andando a sinistra si arriva all’azienda agrituristica Prato Pozzo (tel. 0532/801058) che può fare da comodo campo base per la visita all’oasi. La sosta con attacco elettrico e carico-scarico delle acque è gratuita se si consuma almeno un pasto in azienda: e può valerne la pena, scorrendo il menù che va dal castrato alla griglia ai pesci di produzione locale cucinati in molti modi, dal risotto di pesce gatto all’anguilla marinata. Si organizzano escursioni a cavallo e, particolare importante, si noleggiano binocoli e mountain bike. La pedalata fino all’oasi, percorrendo il panoramico argine del Reno, in questa stagione è sicuramente piacevole e ben adatta al birdwatching. A Prato Pozzo si arriva anche da Ferrara con la superstrada per Comacchio, uscita San Giovanni, frecce per Anita e quindi segnalazioni dell’azienda. La seconda possibilità è lasciare il mezzo al parcheggio del traghetto e qui noleggiare la bici (affittano anche le canoe, per i più sportivi): giunti sull’altra sponda, si percorre l’argine a destra chiuso alle auto e in 7 chilometri si arriva all’oasi, all’appuntamento con la guardia LIPU.

PleinAir 314 – settembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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