Slovacchia in camper, tra città, castelli e arte gotica

Un lungo anello che da Bratislava, la capitale simbolo della Slovacchia mitteleuropea, conduce fino all'estremità orientale del paese collezionando antichi manieri, caratteristici villaggi dalle case in legno, città storiche, escursioni nella natura (sottosuolo compreso) e una miriade di tranquilli approdi in cui il camper trova facile e felice accoglienza

Indice dell'itinerario

Il simpatico ma taciturno gestore del campeggio digita sulla tastiera del registratore di cassa il prezzo di due giganteschi boccali di birra che ho appena acquistato al bistrò. Mentre cerco di capire se davvero costano solo un euro e cinquanta centesimi, il telegiornale locale sta mandando in onda una servizio che, a quanto pare, tratta di un orso curioso e indiscreto preso a frugare nei vasi attorno alle case, sradicando i fiori e ferendosi con una rete metallica. Nonostante lo scoglio linguistico – il mio slovacco inesistente, l’inglese praticamente nullo del proprietario del camping, il tedesco molto zoppicante di tutti e due – riesco ad avere conferma della notizia, dopo molti gesti che fanno scoppiare a ridere tutti gli ospiti del bar.

Ci ripenso il giorno dopo, mentre percorriamo con il nostro camper una stradina di campagna dei Mala Tatra e ci attraversano la strada, nell’ordine, un daino, uno scoiattolo e una volpe. Che la Slovacchia fosse un paese di grandi foreste selvagge e ampi spazi naturali non potevamo dubitarlo neppure da casa, mentre preparavamo il viaggio: ma appena passate Bratislava e la piana del Danubio, si entra in un ambiente quasi fiabesco, dominato dal profumo di pino e di legname che si fa più intenso, quasi pungente, quando ci si avvicina alle radure in cui giacciono abeti da poco tagliati. Dove le fronde non schermano più il sole, si rimane abbagliati dall’esplosione di viola, fucsia e lilla delle piante che si affrettano a fiorire quando i taglialegna hanno finito il loro lavoro. E quando il vento si placa e le foglie cessano di stormire, ecco il ronzio delle api o il bramito di un cervo lontano che spezzano nuovamente il silenzio.

Anche la celebre principessa Sissi amava l’atmosfera libera e selvaggia di questa terra, che all’epoca faceva parte del regno d’Ungheria, e proprio a Bratislava, nella cattedrale di San Martino, venivano incoronati i sovrani austro-ungarici.

Ma molte altre sono le testimonianze che raccontano la lunga storia del paese, e non si tratta solo di grandi personaggi o di importanti monumenti ma soprattutto di un composito paesaggio umano: ai tanti castelli del XIV e XVI secolo, che sul finire del dominio slavo nella Grande Moravia presidiavano il territorio contro l’invasione turca, si affiancano le chiesette di legno degli ortodossi ucraini nelle regioni dell’est, i costumi montanari della Zilina a nord, le vaste pianure abitate dai magiari e dalle comunità rom che, ancora oggi, vendono ai bordi delle strade funghi, mirtilli e fragole. C’è un po’ di tutto e tutto è a misura d’uomo nella piccola grande Slovacchia, dove le distanze si misurano in poche centinaia di chilometri e i camper sono una novità che attira lo sguardo divertito dei residenti e l’ammirazione dei più giovani.

Suggestioni gotiche

L’ingresso in Slovacchia, arrivando dall’Italia, è inevitabilmente da Bratislava, la capitale che dista appena 60 chilometri da Vienna. Troppo raccolta per essere definita metropoli – nonostante le dimensioni conta meno di 450.000 abitanti –, si può tranquillamente girare a piedi senza troppa fatica dopo aver sistemato il veicolo: seguendo le indicazioni Centrum si passa il Danubio sul moderno ponte di Novy Most e, svoltando subito a destra, si trovano vari parcheggi custoditi nel quartiere delle ambasciate, sulle traverse del lungofiume Razusovo Nabrezie (ad esempio la via Rigeleho o la Jesenskeho, di fronte al bel palazzo ottocentesco del teatro austriaco).

In questo modo ci si trova a breve distanza dal nucleo antico, racchiuso fra la grande arteria della Staromestska e le stradine che arrivano dal vecchio ponte di Stary Most. La parte più consistente del patrimonio architettonico risale ai secoli tra il XV e il XVI, mentre la cattedrale di San Martino, che si trova ai piedi dello squadrato e panoramico castello, venne iniziata nel XIV secolo.

Spingendosi appena verso l’interno si trova la piazza Hlevné, con il bel palazzo municipale e la fontana di Massimiliano d’Austria; subito dietro ecco il palazzo del Primate, in architettura neoclassica del XVII secolo con l’immancabile fontana di San Giorgio che abbatte il drago, dove nel 1805 fu firmata la pace di Pressburg tra austriaci e francesi. Poco oltre si incontrano il monastero francescano, nel quale Ferdinando I d’Asburgo ascese al trono e i cavalieri ungheresi ricevevano l’investitura, e il Mirbach Palace, sede della galleria d’arte contemporanea. L’inconfondibile e pittoresca torre della porta di San Michele chiude le mura quattrocentesche, e solitamente anche la visita del centro.

Ripreso il camper e seguendo verso nord-ovest la Morava, grande affluente del Danubio che segna il confine con l’Austria, in una decina di chilometri si raggiunge lo Hrad Devín, un antico castello moravo con annesso museo, meta usuale degli abitanti della capitale per le gite domenicali fuoriporta. Costruito a partire dall’VIII secolo e più volte rimaneggiato e ampliato, offre un bel parcheggio in cui è possibile pernottare e consente perfino di raggiungere Bratislava in bicicletta o sui pattini, lungo un percorso pianeggiante di 13 chilometri.

Tornati indietro e attraversata la periferia nord di Bratislava, imbocchiamo la statale 502 verso Pezinok e in meno di 40 chilometri, superata anche questa cittadina, raggiungiamo il borgo di Castá, alle cui porte sorge la cinquecentesca residenza di Cerveny Kamen, con ottimo parcheggio gratuito che anche qui si rivela una soluzione ideale per la sosta notturna. L’edificio, fatto costruire da una delle più importanti dinastie mercantili del paese, è affiancato da un ampio parco e presenta interni dai pregevoli arredi; usciti dalle sale principali, vale la pena attendere di essere accompagnati nei sotterranei, scavati per contenere il rame che la famiglia commerciava in tutto il mondo e oggi trasformati in una cantina di enormi dimensioni, che si dice sia la più grande d’Europa.

Proseguendo in direzione di Trencín si visita anche il castello di Smolenice, in un evocativo stile gotico e di aspetto completamente diverso dal precedente. In breve si incrocia la statale 51 e, ridiscesi verso Trnava e l’autostrada D1-E75, si continua per un’ottantina di chilometri fino a Trencín, considerata una delle località più caratteristiche della Slovacchia, con il maniero arroccato su una rupe e le casette raccolte in basso lungo il fiume Váh.

La fortezza è la terza per grandezza del paese, famosa soprattutto per il cosiddetto pozzo dell’amore (che secondo la leggenda esaudisce i desideri del cuore) e per le esibizioni di falconeria. Parcheggiare il camper è quasi impossibile nei corti stalli piuttosto affollati del centro, ma si può lasciare il veicolo con tranquillità sull’altro lato della ferrovia di fronte alle piscine e allo stadio, per una breve passeggiata che si fa impegnativa solo nell’ultimo tratto fino all’ingresso del castello.

Su e giù per i Tatra

Con la strada 507 verso Trencianska Turná ci portiamo ora sulla 50-E572 e la seguiamo verso sud-est per circa 65 chilometri fino a Prievidza, deviando per Bojnice dove sorge una delle residenze nobiliari più antiche del paese. Gli esterni e il parco sono incredibilmente suggestivi, mentre gli interni risultano meno sfarzosi di quanto si potrebbe immaginare poiché sono stati ricostruiti alla fine dell’800. Il parcheggio all’ingresso è comodo, anche se piuttosto costoso e non utilizzabile per la notte perché si trova su terreno privato; non manchiamo però di provare, di fronte allo zoo, la specialità slovacca dei giorni di festa, ovvero il langos, una formella di pasta di pane fritta condita con salsa d’aglio o formaggio.

Tornati sulla strada principale e imboccata la 64 per Zilina, dopo circa 30 chilometri è senz’altro da consigliare la deviazione per Cicmany, pittoresco paese di case in legno con intagli a coda di rondine e decorazioni in vernice; un piccolo piazzale in erba all’ingresso dell’abitato funge da parcheggio. Altra tappa curiosa è a Rajecká Lesná dove si trova il Blovack Bethleme, presepe ligneo meccanico che rappresenta tutta la Slovacchia.

Arrivati alla periferia di Zilina si seguono le indicazioni per lo Strecno Castle, fortificazione morava lungo il Váh, con un piccolo posteggio a pagamento e un interessante museo. Poco prima dell’edificio si trova l’imbarco per la chiatta che attraversa il fiume, offrendo la possibilità di osservare l’ingegnoso meccanismo di spinta azionato solo dalla corrente.

Le indicazioni per Terchová conducono su una piacevole secondaria incontrando, all’altezza del paese, il bivio per la Vrátna, un’incantevole valle nel cuore della catena dei Malá Fatra, con una funivia che raggiunge la sella di Chleb. Arrivati in vetta c’è l’imbarazzo della scelta quanto a passeggiate: a destra in circa 2 ore si raggiunge la cima del Vel’ky Kriván (1.709 m), a sinistra in meno di un’ora il Chleb (1.647 m), mentre un facile e bellissimo sentiero ad anello compie il giro della valle in circa 3 ore. Per i più allenati esiste un impegnativo percorso che in 3 ore e mezzo sale alla cima della Vel’ky Rozsutec (1.610 m).

Se questo non bastasse, ai piedi della funivia Peter Krakow della Sport Academy noleggia biciclette, monopattini e tavole per il freeride su erba. In tutta la Vrátna, per di più, abbondano prati che invitano alla sosta notturna, ottima premessa per una sosta di qualche giorno. Fra le opportunità da non perdere anche una tappa alla locanda Janosikova Koliba, sulla strada principale prima di entrare nella valle, per gustare ravioli ripieni e piatti di carne.

E’ con un certo rimpianto che torniamo sulla carrabile per Dolny Kubín, ma già a Zazriva c’è altro che soddisfa la nostra curiosità: piccole rivendite di formaggio locale, una specialità dei Fatra molto simile alla scamorza, intrecciata però in fili di piccolo spessore. Più avanti, risalendo il corso dell’Orava, si incontra il maestoso Oravsky Hrad, altro famoso castello dalle linee gotiche arroccato su uno sperone che sorveglia il fiume. Appartenuto alla casata dei Corvinus, un nome noto agli appassionati di letteratura e di cinema dark e fantasy, non poteva che diventare il set preferito per molte scene dello storico film Nosferatu diretto nel 1922 da Friedrich Murnau. Il parcheggio a pagamento, comodo e dotato di servizi, può essere sfruttato anche per il pernottamento se non si teme un certo brusio dovuto al traffico. Sulle poco impegnative rapide sottostanti si può invece effettuare una divertente escursione a bordo delle chiatte tradizionali, accompagnati da barcaioli in costume.

Prendendo per Tvrdosín e Trstená, dopo circa 20 chilometri su una tortuosa strada di montagna si raggiunge il villaggio di Podbiel, dalle graziose case in legno scuro con i tetti spioventi. Qui si imbocca verso sud la panoramica 564 per Liptovsky Mikulás raggiungendo, con qualche faticoso tornante, il bel lago Liptovská Mara, dove è assai praticata la pesca con la mosca.

La sponda meridionale del bacino è costeggiata dall’autostrada D1, che più avanti si restringe nella statale 18 fino a Ruzomberok: poco prima si trova il bivio per il villaggio di Vlkolinec, incluso dall’Unesco fra i patrimoni dell’umanità, ma a nostro avviso non è tra i meglio conservati del paese. Da Liptovsky Mikulás conviene invece andare a cercare altre opportunità di sosta libera sulla carrabile che si inerpica sui Nízke Tatry, verso Chopok Jasna, dove si possono visitare anche la grotta di ghiaccio di L’adova e quella calcarea di Slobody.

Spingendoci ancora più ad est, ignoriamo la D1 che procede rapidamente verso Poprad e preferiamo la secondaria per Vysoké Tatry e Tatranská Lomnica, avvicinandoci ai fianchi rocciosi degli Alti Tatra. Pribylina, lungo il corso della Belá, è a nostro avviso il più bello e accogliente dei tradizionali villaggi in legno, oggi trasformato in museo all’aperto, dove è possibile visitare le tipiche abitazioni con arredi d’epoca, l’imponente chiesa dalle panche intarsiate e il grande edificio del Comune, che vantava il diritto di battere moneta e di non pagare le tasse al governo centrale.

Il parcheggio all’ingresso offre l’opportunità di un picnic sull’erba e una tranquilla notte sotto le stelle, mentre più avanti si potrebbe incontrare qualche difficoltà. Per quanto possa sembrare strano, infatti, gli Alti Tatra sono una delle zone meno fruibili in Slovacchia per chi viaggia con il veicolo ricreazionale: l’importante catena montuosa è infatti molto ben organizzata per il turismo mordi e fuggi del weekend e per quello invernale, ma offre pochissimi parcheggi di dimensioni adeguate e tutti a pagamento.

Di un certo costo anche il biglietto della funivia che sale al Lomnicky Stít (2.632 m), ma l’ascesa consente di godere di una vista spettacolare sulla valle. A Strbske Pleso si può effettuare una passeggiata di circa 4 chilometri sino all’omonimo laghetto, mentre nel bosco subito fuori del paese si noleggiano buffi vagoncini a cremagliera che un tempo servivano per il taglio della legna e oggi vengono utilizzati a scopo turistico su un percorso simile a piccole montagne russe.

Gli antenati di Warhol

Ci siamo ormai spinti verso l’estremità orientale della Slovacchia e percorriamo una delle tappe più lunghe per arrivare a Bardejov: da Strbske Pleso si può scegliere – e così abbiamo fatto – il percorso secondario via Stary Smokovec, Stará L’ubovna, Malcov e Tarnov, per un totale di circa 120 chilometri, oppure la D1 e la statale 18 fino a Presov, superando quest’ultima città e svoltando al bivio di Kapusany, per un totale di circa 150 chilometri. Considerata la più gotica delle città slovacche, Bardejov è famosa per l’armonioso equilibrio rinascimentale della sua piazza e per l’altare a undici pale alate conservato nella chiesa del XVI secolo. Il parcheggio può essere difficoltoso, non essendoci zone dedicate, ma gli stalli a pagamento non espongono alcun divieto ai veicoli ricreazionali.

I conducenti esperti alla guida di un mezzo non troppo ingombrante possono aggiungere un pizzico di avventura al viaggio arrivando a Svidník e imboccando la E371 verso il confine con la Polonia: lungo il percorso si incontra la segnaletica di colore marrone per l’itinerario delle Carpathian Wooden Churches, che conduce a pittoresche chiesine in legno di culto ortodosso ucraino. Spesso però gli edifici sono situati in zona collinare e difficilmente sono dotati di parcheggio o spazi di manovra: appena possibile lasciate il veicolo e proseguite a piedi.

A Medzilaborce, dove il territorio slovacco si incunea fra la Polonia, l’Ucraina e l’Ungheria, qualcuno si sorprenderà di trovare un museo di arte moderna dedicato a Andy Warhol, ma il motivo è presto spiegato: i genitori dell’eclettico artista erano nativi di un villaggio nei pressi. La collezione include originali e copie di opere del maestro della pop art e dei suoi fratelli.

Ormai giunti all’estremità del paese, iniziamo il rientro con una prima sosta a Presov, dove il quartiere Solivar ospita l’originale museo tecnico delle miniere di salgemma. A una quarantina di chilometri in direzione di Poprad, lo Spissky Hrad è il castello più famoso del paese e il primo sito slovacco ad essere dichiarato patrimonio dell’umanità. Nel parcheggio della fortezza, che vanta un’autoctona e rara colonia di roditori simili a marmotte originari della Siberia, ci si può tranquillamente fermare anche per il pernottamento.

Kosice, verso il confine ungherese, è la seconda città per grandezza ed è considerata il cuore nobile e raffinato dell’aristocrazia morava. Dopo aver trovato parcheggio a pagamento nelle aree private e custodite, unica soluzione per la sosta, si visita con piacere l’incantevole centro in stile gotico, con una bella chiesa e una mirabolante fontana che esegue giochi d’acqua a tempo di musica.

Da qui si imbocca la E571, che prosegue lungo la linea di frontiera riportando in circa 400 chilometri a Bratislava, ma anche in quest’ultimo tratto non mancano richiami che invitano alle ultime soste. La prima è la fortezza medioevale di Krásna Hôrka, tra le meglio conservate nel suo genere, mentre a Plesivec si svolta in direzione dell’Ungheria per addentrarsi in un’importante zona carsica, la cui attrazione principale è la Jaskyna Domica.

Questa è una delle grotte più ampie e visitate, con sale di varie dimensioni, innumerevoli concrezioni di colore rosso e bianco, reperti archeologici, minuscoli laghetti popolati dalle rane e navigabili con un tour in barca se il livello dell’acqua lo permette (non sempre alla fine dell’estate). Immancabile e comodo il parcheggio, così come si può sostare in tutta tranquillità nel bosco presso la grotta di aragonite di Ochtinská, dalle rare formazioni, che si individua con qualche difficoltà seguendo i cartelli dal villaggio di Stitnik, a 13 chilometri da Plesivec.

Un’ultima deviazione dalla E571 ci porta a Banská Bystrica, parcheggiando sul lungofiume all’esterno dell’area pedonale del centro storico. Una grande animazione pervade le due belle piazze e le vie adiacenti di questa piccola capitale culturale della Slovacchia, e non sorprende notare giovani pittori e moderni bohémien che siedono ai tavolini dei caffè discutendo di estetica: qui infatti ha sede una delle principali accademie d’arte del paese.

Il severo castello arroccato sulla collina di Nitra è l’ultima immagine prima tornare ad oltrepassare il Váh e il Danubio. Scopriremo solo dopo qualche mese, al momento di completare il testo del servizio, che questa è la città natale di Miroslav Stoch: e se non sapete chi è, chiedetelo all’amico appassionato di calcio…

Testo di Federica Botta e foto di Alessandro De Rossi

PleinAir 458 – settembre 2010 

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