Ai piedi del gigante
Per chi vive al nord è facile andare in montagna, quella vera: pochi chilometri di strada e si arriva nei maestosi scenari delle Alpi, con contorno di boschi, malghe e migliaia di chilometri di sentieri. Ma al centro abbiamo l’Abruzzo, la regione verde d’Italia, con ben tre parchi nazionali e quasi il 30% della superficie sottoposta a protezione ambientale. E al centro dell’Abruzzo c’è il Gran Sasso d’Italia, la maggiore vetta dell’Appennino: un macigno di calcare e dolomia che si eleva improvviso per 2.912 metri, coronato da numerose vette minori sopra quota 2.000; una montagna dall’aspetto imponente, estranea ai consueti paesaggi della catena, con pareti altissime e verticali dal sapore alpino.
La porta del Gran Sasso
Guidando verso la nostra meta si respira aria di montagna già durante il viaggio: la A24 è un’autostrada di quota dagli scenari maestosi che si inerpica in un susseguirsi di viadotti aerei, trafori (quello proprio sotto il Gran Sasso supera i 10 chilometri di lunghezza) e salite che mettono alla prova il motore. Dall’uscita di Assergi sono ancora 30 chilometri di curve, pendenze e giravolte prima di arrivare ai 2.130 metri dell’albergo di Campo Imperatore, la porta del massiccio.
Naturale la voglia di spingersi fin sulla vetta: escursione non lunga, non difficile se adeguatamente equipaggiati, e di grande soddisfazione; ma il sentiero è così frequentato che può essere necessario attendere che chi ci precede esca dalla cima per potervi accedere, e inoltre il ghiaione finale è noioso e faticoso sia in salita che in discesa. Da Campo Imperatore si possono però effettuare altre passeggiate che regalano emozioni e vedute mozzafiato in condizioni di maggiore tranquillità, ed eccone una semplice e sicura.
Giro di Campo Pericoli Dislivello 480 m Tempo di percorrenza 4 h Sentiero segnato
Dall’albergo (nei cui pressi è possibile lasciare in sosta il camper) aggirate sulla sinistra l’osservatorio astronomico, salite per un breve tratto in direzione del rifugio Duca degli Abruzzi e dopo un centinaio di metri seguite sulla destra le indicazioni per la normale del Corno Grande. Il sentiero prosegue evidente in leggera salita e poi si arrampica con una serie di ripidi tornanti fino alla sella di Monte Aquila (2.335 m, 40 minuti). Lasciato a sinistra il tracciato per il rifugio, prendete a destra la direttissima e seguite in piano quello che aggira il bordo settentrionale di Campo Pericoli, sino all’inizio della ripida salita per la sella del Brecciaio. Da lì un vecchio sentiero, poco marcato e con sbiaditi segnali CAI, si stacca sulla sinistra e giunge in breve prima al monumento dedicato a Edoardo Martinori (2.258 m) e poi al rifugio Garibaldi (2.231 m, 40 minuti), il primo dell’Appennino, edificato nel 1886.
Si prosegue ora in discesa verso destra con un agevole sentiero fino a raggiungere il fondo della valle, che si risale dall’altra parte con un’evidente traccia per sbucare al Passo della Portella (2.260 m, un’ora). Quest’antica e importante via di comunicazione fra il versante teramano e aquilano del massiccio veniva percorsa dai valligiani di Pietracamela che trasportavano le balle di lana su per la Val Maone, poi scendevano verso L’Aquila sui pendii innevati mettendosi a cavalcioni sulle balle: da qui il nome di Pizzo Cefalone (corruzione di scivolone) della vicina vetta. Splendida la vista sul sottostante Campo Pericoli, il Gran Sasso e la cima piramidale di Pizzo Intermesoli dallo stretto intaglio fra due paretine rocciose. Da qui si rientra in breve a Campo Imperatore seguendo il sentiero in lieve discesa verso sinistra.Se invece avete ancora fame di panorami mozzafiato, salite il sentiero sempre sulla sinistra, prestando attenzione nel breve e ripido tratto iniziale. Percorrerete così l’aerea cresta della Portella, transitando per il Monte Portella (2.385 m) e il rifugio Duca degli Abruzzi (2.388 m, 25 minuti), altra storica costruzione del Gran Sasso che data 1908 e sorge in magnifica posizione panoramica. Venti minuti di sentiero a tornanti per rientrare a Campo Imperatore, perfettamente visibile 250 metri più in basso.
L’altra faccia della medaglia
Relativamente meno frequentato ma non meno spettacolare l’accesso al massiccio dal versante teramano. In tal caso l’uscita autostradale è quella di San Gabriele-Colledara, e anche da questo lato sono quasi 40 chilometri di curve e salite per approdare ai 1.460 metri di Prati di Tivo, stazione turistica invernale con alberghi e impianti di risalita. Può andare bene per trascorrere la notte, ma vi suggeriamo di deviare 6 chilometri prima della meta verso il delizioso borgo di Pietracamela (si può parcheggiare appena sotto la chiesa all’ingresso dell’abitato): arroccato a 1.030 metri sulla valle del rio Arno, rappresenta un ottimo punto di partenza per una delle più belle e rilassanti camminate di media quota del massiccio, naturale completamento alla sua conoscenza dopo le aeree creste dell’itinerario precedente.
Val Maone Dislivello 950 m Tempo di percorrenza 6 h Sentiero segnato
Il tracciato, che segue l’antica via di comunicazione da Pietracamela a L’Aquila, inizia a monte della parte vecchia del paese in un dedalo di viuzze fra le tipiche case in pietra, passa vicino alla palestra di roccia degli Aquilotti del Gran Sasso (storico gruppo di alpinisti di Pietracamela) e subito dopo lambisce alcuni possenti macigni incastrati nel fianco della montagna. Su questi si possono ammirare alcune monumentali pitture rupestri, realizzate nel 1964 dal gruppo artistico Il Pastore Bianco del pittore Guido Montauti in omaggio alla gente di queste montagne.
Il sentiero prosegue in leggera salita sulla sinistra del rio Arno attraversando fresche faggete e sfiorando i monumenti dedicati a Paolo Emilio Cichetti e Mario Cambi per poi giungere finalmente, dopo un tratto più ripido, alla cascata del rio Arno (1.400 m, un’ora e mezzo), ideale per una sosta rinfrescante. Qui giunge da sinistra la sterrata proveniente dai Prati di Tivo. Ora il bosco si dirada mentre si arriva ai 1.525 metri delle sorgenti e si aprono splendidi scenari sui contrafforti del Gran Sasso a sinistra e sui pilastri di Pizzo Intermesoli a destra. Poco oltre si stacca sulla destra il sentiero che permette di salire in 10 minuti alla grotta dell’Oro (1.680 m), utilizzata per secoli da pastori e mercanti e meritevole senz’altro di una visita. Ripreso il cammino, si entra nella Val Maone e in un’ora si è ai 1.957 metri delle Capanne, un antico complesso pastorale legato al ciclo della transumanza, con costruzioni in pietra a secco.
Chi ha ancora energia può continuare il sentiero seguendo le indicazioni verso il rifugio Garibaldi o il Passo della Portella e da entrambi verso Campo Imperatore. Se decidete di rientrare per la via dell’andata, potete deviare all’altezza della cascata sulla carrareccia verso Prati di Tivo (1.460 m) e di lì, con un sentiero nel bosco, in un’ora sarete a Pietracamela.
PleinAir 407 – giugno 2007