Ad Est qualcosa di nuovo

Le aree che si estendono ai piedi della catena dei Tatra, tra Polonia e Slovacchia, si trovano fuori dalle rotte turistiche principali, e sono trascurate dal turismo di massa. Questa circostanza ha permesso che si conservassero intatte notevoli bellezze paesistiche, gran parte delle architetture tradizionali e alcune pregevoli realtà urbane. La regione peraltro è bene attrezzata per il turismo interno e si mostra accogliente anche per i visitatori che vengono da lontano.

Indice dell'itinerario

Oriente fuori rotta
Ci sono in Europa molte regioni anche belle e interessanti, ma che nei confronti del turismo itinerante scontano l’handicap di una posizione poco felice. Tale è proprio la regione dei Tatra, nota al turismo internazionale praticamente solo nell’area di Zakopane, che può avvantaggiarsi della vicinanza con Cracovia, e che quindi attrae una parte dei flussi che passano per quella città provenendo da Vienna e diretti verso il nord-est. Restano così appannaggio del solo turismo locale una regione molto particolare della Polonia – la Mala Polska o Piccola Polonia – e una stupenda zona della Slovacchia che si estende lungo il versante meridionale della catena. Le due regioni inoltre terminano ad oriente ai confini con l’Ucraina che, a causa della sua pessima reputazione relativamente alla sicurezza, rappresenta le colonne d’Ercole del mondo occidentale. Ma tutta la regione è assolutamente sicura e tranquilla come poche, anche a pochi metri dal confine ucraino, anzi è una delle regioni più spensierate – e perciò più accoglienti – dell’Europa orientale. Il nuovo benessere conseguente alla fine del comunismo vi ha messo solide radici e la sola difficoltà per lo straniero è rappresentata, come al solito, dalla lingua. In compenso è una regione piena di sorprese che se pure non vale, da sola, il lungo viaggio che comporta, merita sicuramente una deviazione dalle rotte turistiche vicine. Le più frequentate rotte turistiche verso l’est passano inevitabilmente per una delle tre grandi capitali del centro Europa: Praga, Vienna, Budapest. E le rotte che portano a Cracovia da queste tre città convergono altrettanto inevitabilmente su Zilina e sul valico di confine di Chyzne, che segna anche il limite occidentale della catena dei Tatra. Cracovia e Zakopane sono a due passi ed è proprio da quest’ultima località che inizia il nostro itinerario.
E’ la quarta volta che veniamo a Zakopane, e ormai siamo di casa. PleinAir ne ha sempre riferito abbondantemente (vedi in particolare i numeri 307 e 321); qui pertanto ci limiteremo ad alcuni aggiornamenti. L’ultima volta non avevamo visto un solo italiano, ed eravamo a Ferragosto. Nella scorsa estate ne abbiamo visti invece moltissimi, e molti proprio nel camping “Pod Krowkia” di Zakopane da noi segnalato. L’occidentalizzazione è ulteriormente esplosa e ormai il look di questo centro di vacanza è sullo stesso livello di Cortina, dal quale continua (per fortuna) a differire solo per la politica di salvaguardia, che permette anche alla moltitudine strabocchevole dei villeggianti di disporre di estesissimi spazi pedonali, di un efficiente sistema di parcheggi e di sentieri magnificamente curati. Non ne differisce invece per le file alla funivia, anche se questa non è l’unico mezzo per fruire della montagna. Il versante polacco non comprende le cime più alte (tre oltre i 2.600 metri), che sono tutte in Slovacchia, ma si presenta più dolce e accessibile per le numerose, lunghe e ampie vallate che si possono risalire a piedi o in carrozza. Sull’altro versante, al contrario, lo spettacolo è più aspro e imponente perché le montagne si ergono improvvise sulla pianura. Spostandoci da Zakopane verso est ci rechiamo a Szczawnica, nel parco dei Pieniny, punto di arrivo della meritatamente decantata discesa in zattera delle gole del Dunajec. Ma questa volta abbiamo visitato le gole via terra e in senso inverso, risalendo il fiume lungo lo stupendo percorso ciclabile che si trova in riva destra, in territorio slovacco (il posto di confine, costituito da un baracchino di legno sullo stretto sterrato praticabile solo a piedi o in bici, comporta una sosta di appena pochi secondi). Se possibile questo modo di vedere le gole è ancora più bello (oltre che più semplice) di quello in zattera, anche perché consente una bella deviazione lungo una gola affluente, e permette di sostare nei punti più suggestivi. Una decina di chilometri di risalita non faticosa, sempre con lo spettacolo impareggiabile di questo ambiente e della processione di zattere che discendono il fiume, ha rappresentato un’esperienza nuova e diversa, pur in un luogo che conoscevamo assai bene. Sempre a Szczawnica, felice paese di vacanze ma anche piccolo borgo di belle casette di legno, è possibile come ieri gustare enormi trote fritte a prezzi ancora molto distanti dai nostri. Ed è possibile anche sostare in campeggio nel paese e nelle vicinanze, in situazioni molto accattivanti. Un’altra cosa da fare è seguire per alcuni chilometri il corso del Dunajec percorrendo in bici la bella strada che lo costeggia: così ci si può fermare più e meglio che non in camper e si può gustare la bellezza dell’ambiente, fino a Stari Sacz. Qui conviene invece abbandonare il fiume per risalire sulla destra un importante affluente, altrettanto bello, che scorre parallelo e vicinissimo al confine con la Slovacchia: il Poprad. Ciò permette di esplorare un ambiente appartato e tranquillo interamente colonizzato a zona di vacanza che, pur avendo un interesse soprattutto locale, può offrire una parentesi di sereno soggiorno nella natura anche al turista che viene da lontano.
Per gustare al meglio le risorse di questo comprensorio, conviene scegliere verso l’imbrunire un sito adatto per la notte e dedicare la mattina ai giri in bicicletta o ai bagni (le acque sono molto pulite); poi spostarsi fino a un posto sufficientemente bello per il pranzo e, successivamente, su di uno adatto al pomeriggio (ad esempio uno dei centri vacanza o termali della zona, dove fare anche qualche spesuccia). La sera poi si ricomincia come la precedente. La conformazione del territorio e la distribuzione dei centri vacanza (assai coloriti) lungo il percorso sembrano fatte apposta per questo tipo di fruizione che potremmo definire “a basso ritmo”, come si conviene quando ci si muove nella natura. Possiamo effettuare la prima sosta 12 chilometri circa dopo il bivio. Qui un ponte permette di saltare sulla riva orientale del fiume dove una stradina secondaria lo costeggia per circa 4 chilometri, colonizzati a centro vacanze con le relative attività. Ottima e invitante situazione per sostare, scorrazzare in bici, bagnarsi, pescare.Volendo farla breve, si può poi scendere direttamente verso sud fino a Muszyna, abbandonare il Poprad e tornare verso nord, andando a trascorrere un piacevole pomeriggio nel centro termale di Krynica, che oltre all’aspetto vivace offre un esteso parco fiorito (pedonale), una via principale fiancheggiata da belle costruzioni e un centro termale dall’aspetto aristocratico. Qui, per continuare a trovare un paesaggio dolce come il precedente occorre seguire la strada che porta a Gorlice. Dopo questa cittadina il panorama perde ogni attrattiva fino a dopo Krosno, e precisamente fino a Sanok, dove troviamo un grande museo all’aperto (skansen) abbastanza ben segnalato sulla sinistra della nazionale. Tra Gorlice e Sanok ci sono 100 chilometri che conviene digerire tutti in una volta nelle ore morte del tardo pomeriggio, in modo da dormire in uno dei bei parcheggi che si trovano su ciascuna riva del fiume vicino al museo e godersi la mattinata successiva. L’esposizione si estende su una vasta e assai amena area di boschi e radure, leggermente ondulata. Le casette, molto caratteristiche, e una chiesa in legno tipica della zona sono ben tenute e pittorescamente distribuite nel parco, ma di rado accessibili all’interno: i locali con i relativi arredi si possono solo osservare dalle finestre. Si entra esclusivamente con le visite guidate, peraltro non regolari, molto lunghe e in polacco stretto.
Ma non è questo il motivo per cui vale la pena di raggiungere questo angolo dimenticato della Polonia: da qui infatti il paesaggio, pur senza presentare gli spettacoli offerti dai Tatra e dai Pieniny, si fa sempre più dolce e assume l’aspetto di una sorta di rappresentazione esemplificata di ciò che dovrebbe essere il pleinair. I centri di interesse principali sono essenzialmente due: l’esteso lago artificiale di Solina e, soprattutto, il gruppo montuoso dei Bieszczady.

Palestre di pleinair
Il lago di Solina è un grande bacino di sbarramento caratterizzato da spettacolari coste frastagliate con una miriade di piccoli fiordi, spiaggette, campeggi e centri nautici. Nulla di particolare, se non fosse per il fatto che la sistemazione a parco di vacanze pleinair è davvero notevole e, malgrado la pressione del turismo interno (tutt’altro che trascurabile), il benessere diffuso e la disponibilità di beni e servizi ormai di livello occidentale concedono poco o nulla ai nostri modelli consumistici.
Provenendo da Sanok, conviene sostare brevemente nel grazioso paese di Lesko e acquistare una carta del comprensorio (preferibilmente in scala 1:75.000). Difficile scegliere una zona, perché il modello di sistemazione è dappertutto lo stesso: parcheggi a poche centinaia di metri dalla riva, belle vie pedonali di accesso al lago e strade riservate per raggiungere deliziosi camping site situati in tutti i punti più belli della costa. Le acque sono pulite e le rive, per quanto possibile in un lago artificiale, ben fruibili. Del resto siamo lontani da qualsiasi mare e potersi concedere un bel bagno, per giunta in una cornice naturale così bella, è un privilegio da non disprezzare quando ci si trova da queste parti. Dovendo scegliere il meglio, indicheremmo il camping site di Polanczyk o quello di Chrewt e le relative aree pubbliche attrezzate (con spiaggia, zona balneabile, affitto canoe e pedalò, e così via), entrambi vicini al punto più scenografico, dove il lago si biforca in due rami che guardano a mezzogiorno.
Nel parco naturale di Bieszczady le caratteristiche di “palestra del vero pleinair” vengono ancor più esaltate sia dalla natura intatta, dolce e fruibile dei luoghi, sia dall’organizzazione. Si tratta di un esteso gruppo montuoso caratterizzato da altezze modeste ma nel contempo da panorami vastissimi e dalla possibilità di godere visioni e sensazioni di immenso da tutte le cime. Infatti quasi tutte le montagne hanno pressoché la stessa altezza (tra i 1.000 e i 1.200 metri, con tre sole cime vicine tra loro che superano i 1.300) e sono ricoperte da fitti boschi sulle pendici, mentre in cresta presentano vaste praterie (o “polonine”) dalla forma arrotondata, facili da raggiungere e lungo le quali si può spaziare a volontà avendo sempre un orizzonte libero da ogni parte perché non ci sono cime più alte a impedirlo.
Base ideale per il turismo pleinair è, come spesso accade in Polonia, un campeggio del PTTK (l’associazione nazionale per lo sport e il tempo libero), in magnifica posizione naturale e che, passato evidentemente in mani private, presenta servizi rimessi completamente a nuovo e assai più validi e ben tenuti di quelli rimasti in mani pubbliche (tutto il mondo è paese). Si trova a Ustrzyki Gorne, a un passo dal confine ucraino. Questa località non è né un paese né un villaggio, ma solo un sito con un campeggio, uno spaccio, un paio di punti di ristoro e alcuni servizi turistici, consistenti soprattutto in un efficace sistema di trasporti. È anche la località più vicina al gruppo delle tre cime oltre i 1.300 metri, e particolarmente al monte Tarnica che con i suoi 1.346 è il più alto di tutti, forse anche il più bello e sicuramente quello più preso di mira dai gitanti. Si può salire per vari percorsi: direttamente dal campeggio (3 ore all’andata e 2 per il ritorno, molto panoramico perché include un bellissimo tratto in cresta) o più facilmente dalla vicina base di Wolosate, distante 4 chilometri, che può essere raggiunta in bicicletta oppure in bus. Da qui si sale in solo un’ora e mezza e si scende in un’ora, ma si può anche fare un giro più lungo (5 o 6 ore tra andata e ritorno) che corre lungo il confine ucraino e penetra più a fondo nel massiccio. Ancora meglio è portarsi in bus a Wolosate, salire per la via breve e tornare direttamente al camping, oppure il contrario.
Dal camping si può anche salire su altre suggestive “polonine” dal lato opposto, e altre ancora si possono raggiungere facilmente da alcune basi più isolate ma sempre dotate di eccellenti possibilità di parcheggio o campeggio – natura, poste lungo la strada n. 897 che percorreremo tra Polonia e Slovacchia.Dopo aver superato l’area del parco, questa strada prosegue parallela al confine slovacco verso Cisna e Jasliska. Qui meritano una sosta le tipiche architetture rustiche della zona (seppure infestate dalle antenne paraboliche) e un paio di interessanti chiese in legno. Peccato solo che non si sia dedicata maggiore attenzione alla salvaguardia di questo stile locale, meno pregevole di quello dei Tatra ma non privo di una sua originalità.
Da Jasliska si raggiunge in breve il valico di confine di Komarnik: siamo in Slovacchia e ci aspettano molte sorprese, tutte di segno positivo. Splendente Slovacchia
La prima sorpresa viene dall’aspetto generale del paese. Si crede infatti che questo sia una sorta di parente povero della vicina Boemia, ma non è così. Anche qui le città d’arte e i monumenti che si incontrano, particolarmente abbondanti proprio lungo questo itinerario, sono splendidi e come rimessi a nuovo; si percepisce altrettanto bene il nuovo benessere e la cornice naturale evoca, come in Boemia, immagini di fiabesca serenità (vedi anche PleinAir nn. 276/277 e 281).
La zona che attraversiamo si trova ai confini tra le aree di influenza di due grandi potenze da sempre ostili: la Germania cattolica e la Russia ortodossa, e ne porta i segni. Ai lati della strada vecchi carri armati e aerei da guerra, testimonianza delle vicende relative all’ultimo conflitto, quando l’armata rossa intervenne a liberare la zona dall’oppressione nazista, e nei villaggi tante graziose chiesette di legno, testimonianza di una tradizione religiosa difesa con tenacia.
Si arriva così a Bardejov, o meglio a Bardejovske Kupele (bagni di Bardejov), un grazioso centro termale con ampi parcheggi in mezzo al verde. Nulla di paragonabile con gli splendori dei centri termali boemi, ma sempre un paese di serena bellezza e dalle nitide e nobili linee architettoniche. Una bella passeggiata tra giardini e graziosi edifici porta poi a un piccolo skansen e ad una tipica chiesetta in legno.
Bardejov si presenta come una città monumentale. Infatti, proprio di fronte a un ampio parcheggio, l’attenzione viene subito catturata dalla poderosa cinta muraria praticamente intatta. Lasciato il mezzo, la si attraversa entrando subito nel centro storico e nell’incantevole piazza centrale. Qui visitiamo la cattedrale, dove abbiamo il modo di ammirare le tipiche ancone, pale d’altare in altorilievo di grande valore artistico e di altrettanto impatto visivo. Nella chiesa se ne trovano ben undici, una per ogni altare e una più bella dell’altra.
Se questa prima visita ci ha piacevolmente sorpreso, ancor più ci sorprende quello che segue e in particolare tutta la regione Spis (Sassonia), da Presov fino ai Tatra.
Dopo aver superato Presov e poi un valico, il nostro sguardo segue la sagoma di un castello suggestivamente arroccato in cima a un colle, al centro di un ambiente intatto e dolcissimo: è lo Spissky Hrad (castello di Sassonia). Avvicinandosi ci si accorge che non solo di una fortezza si tratta, ma di un intero comprensorio tanto pregevole sotto tutti i punti di vista (architettonico e paesaggistico) quanto ben attrezzato per il turismo. Troviamo infatti lo spettacoloso castello, la Via Gotica, il complesso monastico monumentale di Spisska Kapitula, lo Slovensky Raj (Paradiso Slovacco) e, per finire, la stupenda cittadina di Levoca, vera perla della zona.
A Spissky Hrad si arriva facilmente seguendo i segnali che portano a un bel parcheggio sotto le mura. Il castello è altamente scenografico; vastissimo e ben attrezzato, con la segnaletica che vi guida in ogni angolo, comprende un interessante museo delle armi all’interno e grandi spazi erbosi, abbelliti da vecchi cannoni, muniti di panchine e di un punto di ristoro. Particolarmente spettacolari sono le viste che si godono dalle terrazze: con le mura che scendono lungo le pendici del colle fino a lambire le case del sottostante paese di Spisske Podhradie. Dal parcheggio si può inoltre salire in pochi minuti sulla cresta erbosa di un colle dal quale si ha ancora un’altra vista bellissima sul castello e sul panorama circostante.La Via Gotica non è che un percorso segnalato lungo il quale si incontrano tante preziose chiesette, tutte nello stesso stile e mai banali. La più pregevole si trova nel complesso monastico di Spisska Kapitula, delimitato da mura e dal quale si ha di nuovo una bella vista sul castello. Anche qui troviamo straordinarie ancone in rilievo. Fuori del complesso ampi spazi erbosi e panoramici, dove è facile parcheggiare il mezzo, e magari raggiungere a piedi un’altra cappelletta gotica isolata nel verde e distante alcune centinaia di metri.
A sud del castello (dalla parte opposta della strada), si possono notare curiose formazioni rocciose. Ci si arriva uscendo dal parcheggio e piegando nella direzione opposta a quella che immette sulla nazionale, fino al villaggio di Hodkovce. Da qui le rocce si vedono da vicino e si possono raggiungere con una facile passeggiata. Più oltre si trova una colonia di nomadi stanziati in villaggi di baracche.Conviene a questo punto recarsi subito nella vicina Levoca. Si tratta di un centro quanto mai pregevole, raccolto entro la solita cinta muraria intorno a una grande piazza. Questa è diversa dalle altre perché “invasa” al centro dal Municipio, e cioè dal monumento più insigne e appariscente. Tra i vari girovagare in città (dove rifornirsi anche di mappe turistiche) non è da perdere la visita alla chiesa di San Giacomo, che si impone ancora una volta per la stupenda ancona dell’altare maggiore.

Paradisi slovacchi
Dopo Levoca torniamo alla natura. Nelle immediate vicinanze c’è infatti lo Slovensky Raj, interamente ricoperto da un fitto bosco, il che impedisce di apprezzarne la bellezza con adeguate viste panoramiche. L’approccio migliore si ha procedendo da Levoca verso Poprad per una decina di chilometri e quindi deviando sulla sinistra fino a Hrabusice; da qui si raggiunge la base di Podlesok, dove si trovano un bel campeggio, un’area verde attrezzata e un comodo parcheggio: il tutto immerso nel verde, sulle rive di un fiume. Qui parte la più frequentata delle escursioni (seguire il segnale per Sucha Bela), che risale tramite un sentiero molto accidentato una stretta gola scavata da un torrente. Malgrado le acque siano assai scarse in estate, è difficile non bagnarsi e per evitarlo sono state predisposte delle passerelle precarie. I passaggi sono stretti e talora scomodi, tanto da aver istituito un senso unico di marcia per non creare imbottigliamenti. Cosicché una volta entrati occorre seguire il flusso sino in fondo, per circa 4 ore. Altre escursioni sono possibili partendo dalla vicina base di Cingov (altro campeggio), che si raggiunge andando a Nova Vès e seguendo i segnali. Tra queste, la più abbordabile è quella che porta a uno dei pochi punti aperti del parco, vale a dire Klastorisko che, come dice il nome, presenta le rovine di un monastero (klastor), oltre che una grotta.
Tutta la zona è carsica e presenta altre grotte interessanti: una è la grotta di ghiaccio (che pare la più antica in Europa) e un’altra, più lontano verso sud, la grotta di aragonite. Si tratta di mete alquanto fuori strada ma la loro singolarità è tale che, avendo tempo, vale la pena di raggiungerle. A questo punto, guardando verso nord, possiamo distinguere bene la sagoma dei Tatra, le cui creste tormentate si elevano con tre cime oltre i 2.600 metri. Ma questa meta, che avrebbe dovuto essere il clou di tutto l’itinerario, ci ha piuttosto deluso. Quasi assenti infatti le architetture tipiche, mentre imperversa il modello consumistico che già ha fatto danni rilevanti: file alle funivie, strade sempre più asfittiche man mano che ci si avvicina alle quote più alte, imbottigliamenti nei pressi dei parcheggi, e parcheggi piuttosto cari (dalle 5.000 alle 15.000 lire). Anche i paesi, originariamente assai graziosi, pur mostrando comunque un discreto ordine urbanistico, hanno perso la loro impronta. Per questo conviene innanzi tutto dormire in basso, ad esempio in un grande parcheggio che si trova lungo la strada per Lomnica, poco prima della zona dei campeggi. Lomnica è la base da cui parte la funivia che permette di salire sulle cime più alte. Molto meglio recarsi nel centro principale della zona, Stari Smokovec, e affrontare a piedi la lunga ma facile escursione che sale dai parcheggi fino alla suggestiva valle Vel’ka Studena Dolina. Per fare le cose ancora più semplici, basta recarsi a Stare Pleso, lasciare il camper nel parcheggio sottostante il laghetto Strbske Pleso, visitare il laghetto e poi salire (un’ora e un quarto) al laghetto alpino di Popradske Pleso, con rifugio e sentiero perimetrale. Da qui una passeggiata conduce in pochi minuti al molto suggestivo “cimitero simbolico” delle vittime della montagna: croci, lapide e una candida cappelletta commemorano i caduti, ma sotto le insegne non ci sono corpi: soltanto memorie.Se i Grandi Tatra sono stati inferiori alle attese, malgrado la loro spettacolare bellezza, il contrario avviene per i Piccoli Tatra. Stiamo parlando della Dolina Demanovska, ben indicata lungo l’autostrada per Bratislava in corrispondenza dell’uscita per Lipotsky Mikulas.
Il nome di questa città dice anche che siamo usciti dalla regione Spis per entrare nel Lipto, culla dell’indipendentismo slovacco, che presenta caratteri architettonici simili ma anche ben distinti rispetto alla regione precedente.
La valle si sviluppa suggestivamente entro una bella gola, prima in pianura e poi in leggera salita, tra piccoli centri di vacanza, casette tipiche e richiami di vario genere, primi fra tutti altre grotte. In corrispondenza della prima, che si incontra più o meno a metà strada, c’è un ampio parcheggio ottimo per la notte. Arrivati al termine del rettilineo, la strada si ramifica e ciascun ramo conduce a un albergo. E proprio nel punto in cui c’è la prima biforcazione si trova il parcheggio (anch’esso ottimo per la notte), alla base della prima seggiovia, quella che porta sotto la cima del monte Chopok (2.024 metri, seconda vetta del gruppo), in un punto panoramico di eccezionale bellezza.
Da qui lo sguardo si può già estendere su tutto il gruppo, sui grandi Tatra e sulla pianura. Ma ancor meglio sarà dopo essere saliti a quota 2.000, seguendo un largo sentiero basolato che sembra una strada consolare romana e prosegue in cresta per chilometri: tenuto con infinita cura, rende l’escursione facile e piacevole come una passeggiata in campagna. Dopo una breve deviazione per salire sul cocuzzolo del Chopok conviene dirigersi verso est, sempre seguendo in dolce saliscendi il nastro basolato, sospeso sull’infinito e su panorami entusiasmanti, fino al monte Dumbler che con i suoi 2.048 metri è il più alto. Tornati sotto il Chopok si può poi proseguire nella direzione opposta, sempre in cresta su basolato per un altro lungo tratto, accompagnati da panorami altrettanto belli. Se avete la fortuna di capitare qui in una giornata di sole limpido avrete visto, dice la Guida Verde del TCI, uno dei posti più belli del paese: nulla da eccepire!
Il nostro itinerario attorno ai Tatra volge al termine, ma manca ancora la ciliegina finale. La troviamo nel “mare del Lipto” (Liptovska Mara). Si tratta dell’area balneare e nautica della zona, di grande bellezza panoramica e di ottima fruibilità. Occorre portarsi sulla riva settentrionale, dopo aver attraversato Mikulas seguendo i segnali per Trnovec. Qui si trovano un grande parcheggio, un campeggio e uno stabilimento che, con un modesto pedaggio di ingresso, offre: una bella spiaggia, una vasta area prativa, un servizio di noleggio di canoe e pedalò, docce, spogliatoi e wc. Le acque sono pulite ma portano tracce di eutrofizzazione. Tracce che spariscono recandosi all’estremità occidentale del lago, dove troviamo un’incantevole baia con spiaggette, aree naturali di parcheggio e di sosta, bei panorami e tanta tranquillità da condividere con alcuni buongustai del pleinair e con gli abitanti di qualche rara house-boat. Un bel bagno in queste acque limpide e in questa magnifica cornice naturale è il nostro arrivederci in terra slovacca.

PleinAir 332 – marzo 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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