Accademia umbra

Per il centenario dell'Accademia dei Lincei, fondata quattro secoli fa ad Acquasparta, ce ne andiamo a gustare in camper e a piedi le bellezze della cittadina e dei dintorni, comprese Todi e la natura dei Monti Martani.

Indice dell'itinerario

Correva l’anno del Signore 1603 quando Federico Cesi, Francesco Stelluti, Anastasio de Filiis e Johannes van Heek – tutti giovani ed entusiasti studiosi dei misteri della natura – fondarono ad Acquasparta l’Accademia dei Lincei, cioè degli intellettuali capaci di guardare lontano come le linci. Fu un evento che per molti versi cambiò il senso della storia della scienza, sostiene il professor Giorgio Salvini, presidente emerito della prestigiosissima associazione. Mai prima di allora, infatti, ci si era dedicati agli studi con una tale apertura mentale e metodicità, dando vita ad erbari (la botanica fu il grande amore del vero inventore dell’Accademia, Federico Cesi), resoconti geografici, diagrammi astronomici e soprattutto a una sterminata biblioteca, ricchissima di volumi rari e purtroppo rapidamente dispersa alla morte – a soli 46 anni – del Cesi, che ne era il principale curatore. Secoli dopo la biblioteca rinacque grazie all’opera accorta degli studiosi ed è oggi il patrimonio più importante ospitato nel Palazzo Riario alla Lungara, a Roma, sede attuale dell’istituzione.
Una serie di mostre e iniziative ad hoc hanno caratterizzato i festeggiamenti del quattrocentesimo anniversario dei Lincei (di cui fanno parte personalità del calibro di Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia), coinvolgendo alcuni dei luoghi che ne videro la nascita e le prime attività. Lo stesso Cesi ebbe in Acquasparta il suo regno, qui si dedicò alle sue ricerche e ad organizzare la biblioteca, qui ha lasciato in eredità il suo splendido palazzo (oggi proprietà, non a caso, dell’Università di Perugia). Altro luogo caro allo scienziato fu San Polo dei Cavalieri, sui Monti Lucretili, non lontano da Roma: da questo borgo, dove possedeva il castello ancor oggi visibile, egli partiva con i suoi compagni d’avventura verso il Monte Gennaro per esplorare ed erborizzare nell’Anfiteatro Linceo i ben noti Pratoni (vedi PleinAir n. 270).
Per festeggiare a modo nostro l’anniversario dell’Accademia, abbiamo deciso di tornare in Umbria sulle strade forse seguite dai giovani Lincei alla ricerca di nuove specie di piante. Certo, le cose sono molto cambiate, ma non le atmosfere e certamente non la bellezza di questi luoghi verdissimi e sereni, ricchi di monumenti considerati minori e pieni invece di fascino antico; e senza mancare una visita a Todi, meta imperdibile in quest’angolo di Valtiberina.
I nostri itinerari si svolgono ai piedi della lunga catena dei Monti Martani, in una zona che sin dall’epoca romana è stata attivamente frequentata grazie alla presenza della Via Flaminia e che nel suo insieme prende il nome di Terre Arnolfe (vedi PleinAir nn. 279 e 284). Si tratta di un comprensorio di grande bellezza, ma va scoperto con una certa attenzione facendo quindi l’opposto dei viaggiatori che tirano dritto sulla E45 per raggiungere Perugia: e proprio la superstrada, liberando le strade secondarie dal traffico, in fondo finisce per aumentarne il fascino e l’interesse, consentendo a chi vuole muoversi con calma di godersi il panorama.

Verso Massa Martana
Da Acquasparta ci si dirige verso Massa Martana sottopassando la E45. Un bivio a sinistra conduce all’interessante Ponte Fonnaia con una comoda sterrata che termina in un’ampia area picnic ideale per la sosta; molto belli e ricchi di verde i dintorni. Il ponte, nel suo genere una delle strutture più imponenti e in miglior stato di conservazione dell’Umbria, venne realizzato in opera cementizia con rivestimenti in travertino durante la ristrutturazione augustea della Via Flaminia. Nei pressi un altro breve viottolo conduce all’unica catacomba cristiana esistente nella regione: a differenza del ponte, quest’ultima non è liberamente visitabile (gli appuntamenti per la visita, che costa 5 euro, si concordano presso gli uffici turistici di Massa Martana, tel. 075 889371, o di Acquasparta, tel. 0744 943202). Tornati sulla strada principale, si prende il bivio a destra e s’imbocca la deviazione per Villa San Faustino, un piccolo borgo medioevale perso tra i boschi e arricchito dall’omonima chiesa del XII secolo (attenzione alle strade di accesso, molto strette).
Ripresa ancora una volta la statale 316 dei Monti Martani, si continua tra vasti prati e sereni paesaggi agresti fino a incrociare l’importante struttura di Santa Maria in Pantano comprendente una splendida chiesa, vari elementi medioevali e pochi resti romani, che testimoniano la presenza di una statio della Via Flaminia.
Giunti a Massa Martana non si può fare a meno di visitare il borgo, circondato dalle mura del XIII secolo e probabilmente un po’ troppo restaurato, ma pur sempre interessantissimo. Tornando indietro verso Acquasparta, invece, si può imboccare il bivio a sinistra per Colpetrazzo: si tratta, ancora una volta, di un piccolissimo borgo perso tra colli e campi. Un altro esempio lo troveremo più avanti svoltando a sinistra per Mezzanelli a una rotatoria con edicola sacra: siamo sui primi contrafforti dei Martani, e ciò che colpisce davvero sono i pochi, imponenti ruderi di un castello che sovrasta una manciata di case. A questo punto non resta che tornare alla rotatoria, scendere verso la ferrovia (bivio a destra, poi a sinistra) e da qui riprendere la E45 per Acquasparta.

Verso Todi
Lasciamo ora Acquasparta dirigendoci a Montecastrilli. Il paesaggio si fa subito molto piacevole, con ampi panorami verso la catena dei Martani che chiude l’orizzonte. Oltrepassato Castel Todino, il primo dei numerosi borghi meritevoli di una sosta che incontreremo, si prosegue per Dunarobba raggiungendo la famosa Foresta Fossile le cui strutture di servizio, recentemente sistemate, comprendon un piccolo museo e un parcheggio di fronte alla biglietteria (apertura dal 15 aprile al 15 ottobre da venerdì a domenica, su prenotazione nel resto dell’anno telefonando allo 0744 940348; solo visite guidate). Per raggiungere la foresta occorre attraversare l’immensa cava di argilla che ha portato alla scoperta dei preziosi tronchi: a differenza di altri siti analoghi in cui gli alberi fossili sono stati abbattuti dagli eventi geologici, quelli di Dunarobba sono ancora in piedi e appartengono a una specie davvero inusuale in Italia, la sequoia. Tutto ciò rende il sito unico al mondo ma anche soggetto a un rapido decadimento, così tutti i tronchi sono stati coperti con tettoie metalliche che indubbiamente sviliscono l’impatto emotivo.
Poco più avanti la strada si divide: lasciando a sinistra il bivio per Avigliano Umbro (il maggiore di questi centri, da cui volendo si può proseguire per dare un’occhiata all’interessante borgo di Montecastrilli) si va invece verso Sismano. Alla nostra sinistra vedremo la splendida Fortezza Alta, una robusta costruzione con torri angolari – oggi trasformata in agriturismo – che ben introduce alla successiva sorpresa, appunto il borgo di Sismano, forse il più bello della zona. Lasciato il mezzo nel parcheggio antistante, si passa la porta d’accesso alle mura entrando in una sorta di cunicolo tra le case e il castello Corsini, cui si accede da un secondo portale interno; il monumento è privato e purtroppo non visitabile, ma la breve passeggiata nel centro storico regala belle emozioni.
Da qui la strada scende lentamente verso Todi, che presto vedremo apparire in lontananza. Le stradine umbre regalano in abbondanza bei paesaggi e serenità, invitando a un’andatura lenta, e il percorso per Todi non fa eccezione concedendoci un’ulteriore chicca: il borgo di Montenero, poche case raccolte attorno a un castelletto, con una piazzetta dove sostare è un autentico piacere.
Todi, una delle più note città d’arte umbre, sorge su un colle a dominio della valle del Tevere. Secondo la leggenda fu un’aquila a indicare al re Tutero il sito in cui costruire la nuova città: il rapace afferrò con gli artigli la tovaglia dalla tavola dove i guerrieri stavano desinando e la lasciò cadere sul colle che oggi ospita Todi. Si spiega così l’abbondanza di aquile raffigurate in ogni angolo della città; da vedere in particolare quella in bronzo sulla facciata del Palazzo dei Priori, in Piazza del Popolo. Tutte le strade salgono verso questa piazza, cuore del tessuto urbano di Todi, dove sorgono anche l’imponente Duomo e il Palazzo del Popolo con il contiguo Palazzo del Capitano, un connubio magnifico.
Per il viaggiatore in camper nessun problema: nella parte bassa della città si trovano numerosi parcheggi organizzati. Alcuni equipaggi ne approfittano anche per la sosta notturna, ampiamente tollerata fuori stagione.

Il giro dei borghi
Sempre partendo da Acquasparta si prende la strada per Spoleto, risalendo i fianchi dei Martani (belle le viste sulla città e sul palazzo di Federico Cesi): l’ambiente è quello di media montagna, con estesi boschi misti. In breve s’incontra il bivio a destra per Macerino e Portaria; poco oltre, sulla sinistra, si trova l’imbocco della stradina per Scoppio (vedi riquadro). La strada sale e sfiora Casteldelmonte, dopo il quale diviene sterrata ma comunque buona. Da qui in poi si attraversano zone di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, con diverse possibilità per la sosta, ma essendo piuttosto isolate occorre muoversi con la necessaria cautela.
Dopo diversi chilometri tra i boschi si giunge a un bivio: a destra, su asfalto, si scende verso Portaria, ma prima andiamo a sinistra. Si passa così, sempre su fondo sterrato di mezzacosta, in un vallone boscato (col freddo intenso attenzione al ghiaccio); in alcuni punti la strada si allarga consentendo la sosta. Ci apparirà quindi, alto su un colle, il notevole borgo di Macerino che si raggiunge in breve offrendo grandiosi panorami. Interamente restaurato (quasi tutte le case sono utilizzate per le vacanze estive e c’è anche un rifugio gestito per chi non viaggia in camper), conserva una bella chiesetta e vicoli ombrosi.
Si torna poi verso Portaria, da non trascurare perché conserva scorci davvero notevoli. Per arrivarci, però, la strada si restringe parecchio: se si viaggia con mezzi ingombranti occorre procedere con la massima cautela, suonare alle curve e prestare attenzione ai mezzi provenienti dalla direzione opposta, comunque rari; all’ingresso del paese c’è invece un comodo parcheggio.
La strada termina quindi sulla provinciale per Carsulae, a sinistra. Di questa importante area archeologica, molto ben sistemata dal punto di vista ambientale (vedi PleinAir n. 364), va annotata la comodità del nuovo parcheggio, sebbene sorga a una certa distanza dagli scavi.
Si prosegue ancora verso Cesi, che già nel nome richiama la famiglia dello studioso ispiratore del nostro itinerario. E’ nel Medioevo che il paesino, collocato a balcone sul fianco del Monte Sant’Erasmo, assunse in buona parte il suo aspetto attuale, grazie anche al ruolo di capoluogo del feudo degli Arnolfi. Nel corso dei secoli il centro ha perso d’importanza e oggi non è più comune autonomo, ma frazione di Terni: non ha però perso il suo fascino discreto, ancor più esaltato dalla bellezza dei dintorni. Da non mancare, infatti, una visita alla chiesa di Sant’Erasmo, raggiungibile grazie a una strada che inizia poco prima del paese. Va detto subito che questa strada non è assolutamente percorribile in camper (e lo è con difficoltà anche in auto) a causa delle pendenze fortissime e della ridotta carreggiata. Meglio così: la passeggiata a piedi, anche se il fondo è asfaltato, è molto piacevole e non certo faticosa (in tutto 3 chilometri). La chiesa medioevale sorge sui resti, ben visibili, di un insediamento preromano circondato da mura megalitiche. Una traccia di sentiero, identificabile solo con l’intuito, conduce ai resti di alcune fortificazioni medioevali in spettacolare posizione panoramica sulla piana di Terni.
La strada che prosegue nel bosco in salita conduce al sovrastante Monte Torre Maggiore (1.120 m) dove c’è un’area sacra collegata con quella di Monte Sant’Erasmo; la sterrata, in pessime condizioni, è un ulteriore prolungamento della passeggiata.
Tornati a Cesi, ancora pochi chilometri ci riportano sulla E45, da cui riprendere la rotta verso Roma o i capoluoghi di quest’Umbria segreta.

PleinAir 376 – novembre 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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