Abitar viaggiando ai Tropici

Nella penisola messicana della Baja California gli statunitensi svernano a bordo dei loro motorhome.

Indice dell'itinerario

Li incroci sulla rotta del sud, solitari o a piccoli gruppi, li ritrovi spiaggiati in affollate colonie lungo le baie oceaniche. Uccelli migratori, leoni marini? Ma no: sono i giganteschi motorhome nordamericani, vere case su ruote in forma di autobus che sembrano insolitamente piccole se non misurano almeno 10 metri di lunghezza. Spesso al traino hanno un’auto vuota, giusto a ricordarci che tutto cominciò con la soluzione inversa (e nei vecchi film americani la roulotte viene per l’appunto chiamata trailer, rimorchio). Ne scendono arzille coppie di pensionati, che nelle giornate migliori si spingono ad esplorare la battigia, altrimenti bastano una sdraio fuori della porta e un libro, e la vacanza è conquistata. Siamo in Baja California – golfi e insenature non c’entrano, in spagnolo baja significa semplicemente bassa – e cioè in quel dito che si protende verso il Pacifico a sud degli Stati Uniti, ma è già territorio messicano. Vi passa il Tropico del Cancro e tuttavia, data la vicinanza dell’oceano, il clima non è quello che si può godere nei Caraibi a parità di latitudine. Comunque gli inverni sono gradevoli e questo spiega la stagionale transumanza degli americani di una certa età… nonché la nostra voglia di raggiungerli. Intendevamo noleggiare anche noi un camper sul posto, ma non c’è stato verso perché non ce ne sono: auto d’ogni genere, pulmini, furgoni, niente però di attrezzato per l’abitabilità. Ci si potrebbe rivolgere ai noleggiatori delle città statunitensi più vicine alla frontiera ma poi, come noto, le assicurazioni creano difficoltà a chi vuole passare in Messico. Insomma, ci siamo dovuti accontentare di una comune vettura alloggiando in un hotel, con la speranza che in futuro gli operatori turistici locali comprendano l’importanza di rivolgersi anche al target degli ospiti itineranti. La Baja California è attraversata longitudinalmente da un’unica strada asfaltata, lunga circa 1.000 chilometri, e al di fuori di questa è facile imbattersi nelle stesse realtà che incontrarono gli esploratori dei secoli scorsi. Abbiamo inoltre scoperto che con due sole due ruote motrici non si può andare dappertutto: finché si tratta di sterrati ci si avventura, ma quando lungo una litoranea comincia ad accumularsi la sabbia portata dal vento, tocca invertire la rotta. Ed è così che, saliti per impervi tornanti a visitare la missione di San Francisco Javier, abbiamo trovato parcheggiati dietro la chiesa un motorhome e la cellula di un pick-up, segno che gli equipaggi se n’erano andati a fare un’escursione con l’auto mancante. Quindi nessuno a cui chiedere per quale strada fossero arrivati fin lì, ma in ogni caso gli originali turisti avevano privilegiato una villeggiatura in montagna alla scontata sosta in riva al mare.

Testo di Luigi Alberto Pucci Foto dell’autore e di Ivana Ricci


PleinAir 446 – Settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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