A spasso in giardino

Con le racchette da neve ai piedi, il versante altoatesino del Rosengarten offre un'immagine inedita delle Dolomiti invernali: non i grandi caroselli dello sci, ma i tranquilli itinerari escursionistici nella Valle di Tires verso splendidi belvedere affacciati su vette e valli del massiccio

Indice dell'itinerario

Le montagne che sorvegliano Tires sono tra le più famose e fotografate dei Monti Pallidi. Un elenco che include la mole imponente del Catinaccio, l’altissima Croda di Re Laurino, le Torri del Vajolet che si alzano aguzze verso il cielo. Per vedere la Roda di Vaèl con i suoi strapiombi rossastri occorre salire per qualche chilometro e scavalcare i fitti boschi di abeti del Passo Nigra. Basta guardare a sinistra, invece, per scoprire i ripidi pendii dello Sciliar e le bizzarre vette rocciose che chiudono la Valle di Ciamìn.
Quando si pensa al Catinaccio, d’altronde, si rischia spesso di dimenticare qualcosa. La vetta che ha dato nome alla zona (e che gli altoatesini di lingua tedesca conoscono con il nome di Rosengarten, il giardino delle rose), le Torri del Vajolet, il Catinaccio d’Antermòia – che è l’unico tremila del massiccio – sono noti e frequentati soprattutto dal versante trentino; per camminare, salire vie ferrate o arrampicare su queste cime si parte da Campitello, da Pera, da Vigo e dagli altri paesi della Valle di Fassa.
Invece il Catinaccio ha due volti. Il versante occidentale del gruppo, che incombe sulla Valle di Tires, si lascia ammirare fin dal centro di Bolzano e ha da sempre uno spazio nella cultura e nella tradizione dell’Alto Adige. Qui è nata la leggenda di Re Laurino, e ancora qui è diventata famosa l’enrosadira, il colore che accende le cime dolomitiche subito dopo il tramonto. D’estate, però, le ripide e friabili balze ai piedi delle vette più alte rendono difficile salire verso i rifugi e le vette rendendo il Catinaccio altoatesino, da giugno a settembre, uno sfondo più che un luogo da esplorare.
D’inverno le cose sono completamente diverse. A mezz’ora di strada da Bolzano e dal fondovalle dell’Isarco, il ripido solco roccioso scavato dal Rio di Tires e traversato dalla strada statale (spesso ornato da fiabesche stalattiti di ghiaccio) si apre verso quota mille nella conca innevata dove sorgono gli abitati gemelli di Tires e di San Cipriano, Tiers e Sankt Zyprian in tedesco. Intorno alla conca e ai paesi, ai piedi delle pareti e delle cime, si stendono fittissimi boschi di abeti. Una strada che sale con numerosi tornanti verso sud, scavalcata la sella boscosa del Passo Nigra (Niger Pass), dà accesso agli impianti che salgono da Carezza verso la Roda di Vaèl e quindi alle ripide piste di discesa del comprensorio del Rosengarten. Superando il Passo di Costalunga, si entra nei caroselli sciistici della Valle di Fassa; a Tires, invece, il terreno ripido e quasi ovunque costellato di alberi fa sì che non esistano impianti di risalita e riduce anche gli spazi per lo scialpinismo e per il fondo. Ma è una limitazione che non impensierisce gli operatori locali, prodighi di iniziative di scoperta del territorio con le racchette da neve ai piedi.
Non a caso le strutture ricettive di Tires hanno fatto delle ciaspolate un elemento centrale della loro proposta turistica. Spiega Martin Damian, titolare dell’hotel Cyprianerhof che offre uno splendido panorama sul Catinaccio: «Nella prima parte dell’inverno organizziamo camminate con le racchette, e intere settimane sono dedicate a questo sport. Poi, quando la neve è più assestata, si passa allo scialpinismo sul Catinaccio e sui massicci vicini. Tutte le gite sono accompagnate da una guida alpina».
«Da sempre vogliamo condividere il piacere di camminare sulle nostre montagne con chi sceglie di soggiornare nelle nostre strutture» aggiunge Helmut Tauber, albergatore e presidente di Tuttomontagna, un circuito di alberghi altoatesini che organizzano camminate con le ciaspole e altre attività in montagna. La catena include una dozzina di hotel a tre o quattro stelle in località come Ortisei, l’Alpe di Siusi, Santa Cristina in Val Gardena e San Vigilio di Marebbe, o in piccoli centri come Nova Levante, San Cipriano di Tires e Velturno. Chi invece preferisce spendere qualche euro in meno ha a disposizione molte altre strutture (tra cui pensioni, Zimmer e appartamenti in affitto) da cui partire con le racchette sui sentieri innevati ai piedi del Catinaccio e dello Sciliar. Inoltre, anche se l’Alto Adige non è certo innamorato dei camper, è possibile sostare in alcuni posteggi d’alta quota utili anche per accedere ad alcuni itinerari. Poi basta calzare le ciaspole e partire: lo spettacolo e la natura delle Dolomiti non fanno distinzioni di mezzo di trasporto o di portafoglio.

Belvedere sul massiccio
Chi raggiunge Tires per la prima volta deve inoltrarsi nella Valle di Ciamìn (Tschamintal in tedesco) che sale dai Bagni di Lavina Bianca e da San Cipriano di Tires verso le selvagge vette rocciose del Principe e di Valbona, e che segna per una decina di chilometri il confine tra i massicci del Catinaccio e dello Sciliar. Nella parte alta della valle, un’aerea balza di erba e rocce accoglie da più di un secolo la solida e accogliente Grasleiten Hütte costruita nel 1887 dalla sezione di Lipsia del DÖAV, il club alpino austro-tedesco, e ribattezzata Rifugio Bergamo dopo l’annessione dell’Alto Adige all’Italia. D’inverno la forra che sale verso il rifugio diventa un itinerario impegnativo e non è adatta alle passeggiate con le ciaspole; la parte bassa e media della valle, al contrario, offre un itinerario accessibile e facile, in buona parte all’interno del Parco Naturale Sciliar-Catinaccio, dov’è facile imbattersi nei cervi o nelle loro orme. Dalla baita della Rechter Leger il panorama verso la testata della valle è straordinario.
Un’altra stradetta innevata sale tra pascoli e boschi da Weisslahnbad, i Bagni di Lavina Bianca, verso il Rifugio Monte Cavone (Tschafon Hütte) aperto per buona parte dell’anno e circondato da magnifici boschi di abeti. Quando l’esposizione a mezzogiorno rende l’innevamento insufficiente, è possibile percorrere questo itinerario a piedi. D’inverno può essere invece impegnativo il ripidissimo itinerario nel bosco che dal rifugio scende verso nord, in direzione del ristorante Schönblick e Aicha di Fiè.
Quasi sempre ben innevati i due itinerari che conducono alla Hanicker Schwaige, la Malga Costa (aperta solo d’estate) che offre uno straordinario belvedere sulle Torri del Vajolet: una vista altrettanto suggestiva ma completamente diversa da quella che si gode dal versante trentino. La Torre Delago nasconde la Stabeler e la Winkler, ai suoi piedi si alza la modesta ma aguzza Torre Piaz, più a sinistra sono le torri settentrionali, elegantissime anche se sconosciute agli alpinisti. Nella bella stagione i tavoli della malga permettono di ristorarsi in vista di queste guglie e della Croda di Re Laurino che incombe da sud-est, mentre nei mesi freddi si avvistano facilmente i camosci sulle scarpate di erba e rocce ai piedi delle Crode di Ciamìn. L’itinerario più battuto e più breve raggiunge la Hanicker Schwaige dal basso, per una strada forestale che si stacca da quella che sale da Tires al Passo Nigra e che include qualche tratto ripido. Un percorso più spettacolare e più lungo inizia dal medesimo passo, costeggia una frequentata pista di slittino (è un’altra delle attività di pleinair leggero praticabile da queste parti), prosegue con un percorso a mezzacosta fino a sbucare sui vasti terrazzi innevati ai piedi della Croda di Re Laurino.
Dall’ultimo di questi ripiani, prima di scendere a mezzacosta verso la malga, si può salire per un quarto d’ora verso destra fino al rifugio del gruppo alpinistico Bergler, senz’altro uno dei più romantici delle Dolomiti altoatesine, piccolissimo, sconosciuto, accessibile solo ai membri dell’associazione ma con un panorama assolutamente straordinario. Anche nelle corte giornate delle prime settimane d’inverno, il sole del pomeriggio illumina il Catinaccio e i ripidi boschi di larice, di pino cembro e di abete che scendono in direzione di Tires; lontana, nel fondovalle, appare Bolzano. Alle spalle della piccola capanna di legno, oltre gli ultimi alberi, un ripido crinale (impossibile da risalire con le ciaspole) raggiunge la base delle rocce. Quassù, per decenni, maestri dell’alpinismo bolzanino come Otto Eisenstecken ed Erich Abram hanno trovato un punto d’appoggio prima delle loro ascensioni. Ci racconta Erich Resch, guida alpina di Nova Levante che d’inverno accompagna le escursioni con le racchette da neve tra i boschi e le rocce di Tires: «Eisenstecken si opponeva al nazismo, non voleva combattere per Hitler e si è nascosto quassù per non partire militare durante la Seconda Guerra Mondiale». Nella natura innevata dell’Alto Adige fa capolino anche la storia.

Passeggiate con le racchette
Se il caravanista ha vita più facile da queste parti, potendo appoggiarsi ai campeggi del circondario (per esempio a Bolzano) e raggiungere con comodo la Valle di Tires in auto, per il camperista è necessario un minimo di organizzazione, servendosi di alcuni parcheggi situati in prossimità dei punti d’accesso agli itinerari con le ciaspole: in particolare quello dei Bagni di Lavina Bianca, a meno di 2 chilometri da San Cipriano e a 3 da Tires, e quello del Passo Nigra, a circa 8 chilometri. Ed ecco, racchette ai piedi, quattro proposte.
Dai Bagni di Lavina Bianca al Rifugio Monte Cavone · Dal posteggio dei Bagni (1.173 m) si imbocca la stradina, a tratti abbastanza ripida, indicata dai segnavia 4 e 4a. Il percorso entra nel Parco Naturale dello Sciliar, si alza con due tornanti e poi sale obliquamente fino alla Malga Wuhnleger (1.402 m), ottima meta anche per una gita più breve. Proseguendo su una lunga e panoramica rampa si prosegue direttamente per il rifugio (1.733 m), saltuariamente aperto anche d’inverno. Occorrono due ore in salita e un’ora o poco più in discesa.
Da San Cipriano di Tires alla Valle di Ciamìn · Dal paese (1.150 m) si segue la strada per il Passo Nigra e Carezza per poco più di un chilometro, sino a una forestale (1.210 m) che inizia accanto a un inconfondibile segnale che riproduce una grande racchetta di legno. Si imbocca il tracciato e lo si segue a mezzacosta, si fiancheggiano i pendii che salgono dal paese (e che è possibile risalire direttamente), si toccano delle baite su un crinale e si continua sempre a mezzacosta fino al fondovalle di Ciamìn.
Lasciato a sinistra il sentiero che arriva dai Bagni di Lavina Bianca, si continua accanto al torrente verso la Erster Leger, le sorgenti del Ciamìn e la bella costruzione in legno della Rechter Leger (1.603 m), ottimo belvedere sulle cime che chiudono la valle. Occorrono due ore all’andata e un’ora e mezzo per il ritorno.
Dalla strada di Passo Nigra alla Malga Hanicker · Da San Cipriano si segue la strada per il Passo Nigra fino al sesto tornante (1.530 m), accanto al quale vi è un posteggio. Qui si imbocca una forestale, chiusa da una sbarra e indicata dal segnavia n. 7, e la si segue a mezzacosta fino a un crinale e a una baita. Lasciato a sinistra un sentiero per Malga Plafetsch, si raggiunge un tornante presso il fondovalle dove si abbandona la strada e si continua per un sentiero che attraversa un ponte, si alza ripidamente nel bosco, supera un ruscello e raggiunge la Hanicker Schwaige (1.904 m), magnifico belvedere sulle Torri del Vajolet. Fin qui occorrono un’ora e mezzo all’andata e tre quarti d’ora per il rientro.
Proseguendo per un sentiero obliquo e salendo a sinistra, si può raggiungere il Rifugio dei Bergler (2.022 m), un prolungamento che richiede tre quarti d’ora in più fra andata e ritorno. Come detto, la struttura è privata e chiusa a chiave poiché l’uso è riservato ai soci del gruppo alpinistico che la gestisce.
Dal Passo Nigra alla Malga Hanicker · Dal posteggio del passo (1.668 m) si imbocca una stradina che sale accanto a una pista per slittini e la si lascia nel punto in cui piega a destra, proseguendo verso la Malga Baumann e salendo ripidamente nel bosco. Un tratto a mezzacosta porta a un pendio ai piedi della Croda di Re Laurino: lo si attraversa, si rientra nel bosco, si oltrepassano un vallone e dei passaggi su terreno ripido e si sale a un terrazzo affacciato sulle Crode di Ciamìn. Salendo a destra fino alla sommità del pendio, si raggiunge il Rifugio dei Bergler.
Tornati al pianoro, un sentiero a mezzacosta conduce alla Malga Hanicker. Occorrono due ore all’andata e un’ora e mezzo al ritorno; disponendo di due veicoli d’appoggio si può scendere per l’itinerario precedente.

PleinAir 413 – dicembre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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