A piedi con Leonardo

Come in un gioco di specchi, sui colli intorno a Firenze si riflettono la storia, l'arte, l'architettura della città: ville, borghi, pievi incastonate nel verde, da scoprire un passo dopo l'altro con la complicità delle stagioni più fresche e qualche strategica opportunità di soggiorno all'aria aperta.

Indice dell'itinerario

Nella pianura c’è Firenze, rosa e grigia e marrone… Tutt’intorno l’orizzonte è un profilo di colline imponenti e azzurre, imbiancate da una nevicata di ville. Dopo nove mesi di consuetudine con questo panorama, continuo a pensare che questa sia l’immagine più bella del nostro pianeta . Con queste parole, nel 1892, lo scrittore americano Mark Twain descriveva il meraviglioso colpo d’occhio sul capoluogo toscano dalle colline di Fiesole e dalla Via Bolognese, che era ancora in quell’epoca – come nei secoli precedenti – la miglior via di accesso a Firenze per il viaggiatore proveniente dal nord. Ed è stata quell’immagine della città, adagiata ai piedi dei suoi colli, ad accogliere, anno dopo anno, decine di migliaia di visitatori provenienti da ogni angolo d’Italia e del mondo. Altri magnifici belvedere aspettavano chi arrivava da sud per la Via Senese e la Cassia, da est lungo la Via Aretina, da ovest attraverso i fitti boschi di querce del Montalbano.
Dai tempi di Mark Twain ai giorni nostri sono cambiate molte cose: ma l’Autostrada del Sole che sfiora il centro cittadino, la linea ferroviaria che lo attraversa, gli aerei che vanno e vengono da Peretola, il traffico incessante sui lungarni e sui viali non impediscono al moderno turista di ritrovare quell’immagine di cento e più anni fa. E’ proprio questo, d’altronde, il miracolo di Firenze: come Venezia, Gerusalemme, Marrakech e una manciata di altri luoghi del pianeta, la città dei Medici e di Dante, di Machiavelli e di Galileo offre a chi la visita l’illusione di un viaggio insieme nello spazio e nel tempo. Un viaggio che è possibile vivere in più modi, il più classico e noto dei quali è la piena immersione nella città medioevale, nei vicoli del centro storico che si aprono all’improvviso su Piazza della Signoria, su Piazza del Duomo, sull’Arno. E’ la Firenze più famosa, una tappa d’obbligo per tutti i visitatori; che però, una volta esaurite le mete più importanti – gli Uffizi e le tombe medicee, Palazzo Pitti e il Battistero – rischia di diventare opprimente a causa delle orde di turisti e del traffico.
Intorno alla città e ai suoi monumenti, la cerchia dei colli offre altre testimonianze straordinarie, aria buona, emozionanti panorami sul centro. Dalle alture di Fiesole al Montalbano, dal Monte Morello ai boschi delle colline di Scandicci, la natura e la storia si mescolano a formare la più suggestiva e nota immagine della Toscana: tra campagne e oliveti, tra vigne e fitti boschi di querce, il panorama su Firenze è ancora quello apprezzato da Michelangelo e Dante, da Lorenzo de’ Medici e Leonardo, e dopo di loro da visitatori illustri come Rilke e Goethe, Stendhal ed Hesse, e lo stesso Mark Twain che citavamo all’inizio. Il teatro etrusco di Fiesole e la Certosa del Galluzzo, la villa-castello di Vincigliata e le ville medicee di Artimino e della Petraia sono descritte da guide in ogni lingua e attirano migliaia e migliaia di persone ogni anno. Per di più, sono comode da raggiungere con l’auto (spesso anche in camper, pur con qualche difficoltà di ingombro e di parcheggio) o con i mezzi pubblici.
Se però ci si vuole immergere in questo ambiente nel modo più consono alla sua natura, niente di meglio che le proprie gambe. Ed è proprio la possibilità di camminare di pieve in pieve, di villa in villa, di borgo in borgo attraverso quello che una volta si chiamava il Contado a rendere davvero speciale il fascino di queste colline. Carissima ai fiorentini ma ancora poco frequentata dai forestieri, una fitta rete di sentieri e di strade campestri si snoda intorno alla città dei Medici. Passo dopo passo, lungo questi percorsi è possibile avvicinarsi davvero all’armonia del cuore della Toscana.

Otto escursioni da non perdere
Oltre ai viottoli e ai sentieri risparmiati dal dilagare dell’asfalto, strumento della scoperta a ritmo lento è la preziosa rete di segnavia realizzata e continuamente rinfrescata dalle sezioni del Club Alpino Italiano di Firenze, Sesto Fiorentino, Pontassieve e Prato. Dai primi anni ’80 anche gli enti pubblici e in particolare la Regione Toscana si sono dati da fare, aggiungendo alla segnaletica bianco-rossa del CAI quella di vari circuiti di trekking. Ultimo a vedere la luce, intorno al 2000, è stato l’Anello del Rinascimento, che effettua il periplo completo della città ed è collegato al centro da bretelle che raggiungono le Cascine, Fiesole, Bagno a Ripoli, Rignano sull’Arno e Piazzale Michelangelo: l’intero tragitto richiede sei o sette giorni di cammino, ma è possibile naturalmente percorrerne solo alcune parti.
Altra novità degli ultimi anni è la nascita, alle porte del capoluogo, di una rete di piccole ma interessanti aree sotto tutela ambientale (per l’esattezza Aree Naturali Protette di Interesse Locale o ANPIL), più facili da raggiungere rispetto a realtà come il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Monte Falterona e di Campigna e la Riserva Naturale dello Stato di Vallombrosa, magnifici ma relativamente lontani dalla città. Parliamo in particolare dell’ANPIL di Poggio Ripaghera-Santa Brigida (470 ettari), nota per i suoi boschi e le sue rarità botaniche, e quella di Monte Ceceri (44 ettari). Nella pianura a occidente della città sono invece l’ANPIL di Podere La Querciola (50 ettari nel territorio di Sesto Fiorentino), che include una piccola Oasi LIPU, e l’Oasi WWF degli Stagni di Focognano. Una piccola area gestita con la collaborazione del WWF esiste anche ai Laghetti dei Renai, vecchie cave di pietra e ghiaia recuperate in tempi recenti con straordinari risultati dal Comune di Signa. Ed è così che cormorani e aironi, caprioli e cinghiali, poiane e nibbi regalano un altro motivo di fascino alla conca di Firenze e ai suoi sentieri.

Da Ponte Vecchio a San Miniato e Arcetri 2,15 ore
Dal più celebre dei passaggi sull’Arno si sale al Piazzale Michelangelo e alla basilica di San Miniato, si prosegue verso la collina di Arcetri, legata alla memoria di Galileo, e si torna in riva al fiume.
Da Ponte Vecchio si seguono Via de’ Bardi, Piazza Santa Maria sopr’Arno e il Lungarno Torrigiani. Lasciato a sinistra il Ponte alle Grazie si prosegue fino alla Porta San Niccolò, del 1324. Per le cosiddette Rampe, scalinate ombreggiate da lecci, si sale a Piazzale Michelangelo (mezz’ora circa) e al suo celebre panorama. Una gradinata conduce ai bastioni, a San Salvatore in Monte e a San Miniato al Monte, la bellissima basilica iniziata nell’VIII secolo e sistemata a partire dal Mille. Tornati a San Salvatore, per Via di Giramonte si sale al Piazzale degli Unganelli; imboccata Via Torre del Gallo si continua fino al bivio di Volsanminiato, si prende a sinistra accanto all’Osservatorio di Arcetri e si raggiungono Pian dei Giullari (tre quarti d’ora) e la Villa Il Gioiello, dove Galileo morì l’8 gennaio 1642. Tornati a Volsanminiato si scende per Via di Pian dei Giullari, Via Viviani e Via San Leonardo. Attraversato Viale Galilei si toccano numerose ville e la chiesa di San Leonardo in Arcetri, poi si entra nel Forte di Belvedere, costruito fra il 1590 e il 1595 da Bernardo Buontalenti. Un passaggio permette l’accesso (a pagamento) al Giardino di Boboli, sistemato dal 1550: lo si attraversa in discesa e si sbuca sul piazzale di Palazzo Pitti. Via Guicciardini riporta a Ponte Vecchio (un’ora).

Da Signa a Campi Bisenzio 2 ore
Il Bisenzio, affluente dell’Arno, solca la pianura ad ovest della città: il percorso, che corre quasi interamente sull’argine, si conclude accanto alla rocca medioevale di Campi.
Dai posteggi e dalla stazione ferroviaria di Signa si sale a Signa Castello, dove meritano una sosta la chiesa di Santa Maria in Castello, l’oratorio di San Lorenzo e la pieve di San Giovanni Battista. Tornati all’abitato moderno, si imbocca Via dei Renai e si attraversa la circonvallazione. Un ponte dà accesso al Parco dei Renai, vasta area di verde pubblico e laghetti che hanno preso il posto di una distesa di cave; la parte più vicina alla strada è sempre aperta, altre zone sono accessibili solo nei finesettimana. All’esterno della recinzione si piega a destra (sinistra arrivando da Signa) per la strada sterrata, indicata dai segnavia dell’Anello del Rinascimento che segue l’argine del Bisenzio, affiancato da canneti. Dopo l’ultimo laghetto si ripassa il Bisenzio su un ponte, si segue l’argine tra San Mauro e l’Arno e si raggiunge San Piero a Ponti (un’ora), dove si attraversa la statale Firenze-Pistoia. Si continua superando una passerella pedonale e proseguendo sulla destra orografica fino alle case di San Martino. Un’altra passerella riporta sulla sinistra orografica; infine si entra a Campi Bisenzio e si raggiunge la rocca medioevale (un’ora).

Da Collina al Monte Morello 2,45 ore
Il Monte Morello, affacciato su Sesto Fiorentino, è percorso da una fitta rete di sentieri. Da Sesto occorre salire a Collina e proseguire fino alla chiesetta di Gualdo, a 428 metri di quota. Si inizia a camminare per la stradina alle sue spalle, si lascia a destra il ripido Sentiero del Pensionato e si attraversa verso il Fosso della Chiosina e la Fonte del Ciliegio. Un sentiero a mezza costa porta a un crinale (mezz’ora) che si segue verso destra fino ai 934 metri di Poggio all’Aia, la cima più alta della montagna (un’ora). Verso sud, sul crinale, si scende al valico della Selletta e si risale al Poggio Cornacchiaia (892 metri) e poi al Poggio Casaccia (921 metri, tre quarti d’ora) dove si trova una croce metallica visibile anche da Firenze. Una discesa per prati e poi nel bosco porta alla sella delle Colline (mezz’ora). Una mulattiera segnata si abbassa nel bosco di pini e sbuca sulla Via dei Colli Alti da dove, su asfalto, si torna a Gualdo (mezz’ora).

Anello della Madonna del Sasso e di Poggio Ripaghera 3,15 ore
Ad est della Via Faentina, la dorsale di Poggio Ripaghera e del Giogo offre al camminatore dei boschi fitti e suggestivi. Alla base della montagna è il santuario della Madonna del Sasso, costruito sul luogo di un’apparizione del 1490.
Si parte dal valico dell’Alberaccio, sulla ex statale 302 Faentina, seguendo a piedi la strada sterrata indicata dai segnavia CAI 00 che porta alla Casa Meleto, oggi maneggio (un quarto d’ora). Si scende nel bosco fino a un bivio dove si va a sinistra, salendo alle case in rovina di Peretola. Continuando in salita e in vista del Poggio Ripaghera si raggiunge una spianata con ruderi (tre quarti d’ora) da cui si sale a sinistra ai 914 metri della vetta del Poggio stesso (un quarto d’ora a/r). Si prosegue lungo la sterrata che scende fino a un bivio (un quarto d’ora) dove si va a destra in direzione della Casa Belvedere, della casa-torre di Lucole e dell’abitato di Santa Brigida (mezz’ora): qui si piega a destra per un’altra stradina che tocca le case di Liccoli, supera un ponte di pietra e porta al santuario della Madonna del Sasso (566 m, mezz’ora). Ripartiti per la stradina di accesso al santuario, si va a destra a un bivio e, dopo aver toccato alcune case coloniche, si torna al punto di partenza (tre quarti d’ora).

Da Fiesole a Monte Ceceri, Vincigliata e Maiano 3 ore
Una passeggiata con magnifici panorami su Firenze che porta da Fiesole al Monte Ceceri, teatro degli esperimenti di Leonardo da Vinci sul volo. Da qui si scende al castello di Vincigliata e poi alle cave di Maiano, palestra di roccia e luogo di estrazione della pietra serena utilizzata dagli architetti del passato.
Da Piazza Mino, centro di Fiesole, si segue in salita Via Verdi e si prosegue per Via Monte Ceceri, poi per il sentiero che sale tra i pini fino alla panoramica vetta (414 metri, mezz’ora). Si riparte a sinistra per la stradina che costeggia una villa scendendo alle case di Borgunto. Giunti alla strada Fiesole-Montereggi la si segue in salita, poi si piega a destra per una sterrata in discesa tra i campi, che tocca un maneggio e scende tra bellissimi olivi fino a un podere, risalendo infine alla chiesa di San Lorenzo e al castello di Vincigliata (un’ora). L’edificio fu ricostruito nell’800 dall’inglese John Temple Leader sui resti di un maniero medioevale. Ripreso l’asfalto in discesa, si giunge a un bivio e qui si va a destra per una sterrata che traversa il Fosso del Bùcine e risale alla chiesetta di Maiano, nei pressi della parete delle Cave (mezz’ora). Si riparte per una strada sterrata e si piega a sinistra per un sentiero segnato che sale verso Monte Ceceri, costeggiando alcune impressionanti cave di pietra. Scavalcata la vetta, si torna a Fiesole per l’itinerario di andata (un’ora).

Da San Donato in Collina al Poggio di Firenze 2,15 ore
All’estremità delle colline del Chianti, il Poggio di Firenze merita una visita per i fitti boschi e il panorama sulla città. Da San Donato in Collina, sulla strada che collega Firenze a Incisa Valdarno, si segue a piedi Via di Montisoni, si passa accanto al cimitero e si sale per una strada sterrata seguendo i segnavia dell’Anello del Rinascimento. In un bel bosco di lecci si raggiunge una sbarra (tre quarti d’ora) oltre la quale sono un’area da picnic e il rifugio dell’Antella; fin qui si può arrivare anche in auto o con un piccolo camper. Si continua in salita per un ripido stradello tra i castagni e, lasciata a sinistra una carrareccia che scende verso il Pratello, si raggiunge un dosso con antenne, si scende a una sella e si risale per la carrareccia che porta al Poggio di Firenze (693 metri, mezz’ora). La discesa richiede circa un’ora fino a San Donato.

Da Giogoli a Poggio Valicaia, Pian dei Cerri e Pieve a Settimo 3,45 ore
In vista di Firenze, accanto all’Autostrada del Sole, le colline di Scandicci offrono brevi passeggiate e lunghe traversate fra i boschi. Per raggiungere Giogoli e la chiesa di Sant’Alessandro si può utilizzare il bus ATAF 21. In alternativa, con veicolo proprio, dal centro di Firenze si deve seguire la Via Senese e poi la provinciale Volterrana per Giogoli, Chiesanuova e Cerbaia.
Da Giogoli ci si incammina per la strada asfaltata che riporta alla provinciale e la si segue, facendo attenzione ai veicoli, verso la Villa I Collazzi, i casali La Lepre e Il Nespolo e il cippo del chilometro 5,100. Qui si va a destra per un viottolo in discesa, che porta a un crinale. In un bel bosco di lecci e pini si sale a un quadrivio presso la vetta di Monte Poggiona (353 m, un’ora). Si scende sul crinale fino al valico della Catena, con croce di ferro, si prosegue per 300 metri a sinistra e si entra nel Parco di Valicaia (aperto il sabato e la domenica) per una sterrata nel bosco. Un sentiero segnato porta alla Casa Spazzavento. Raggiunta la Via delle Fonti si prosegue per una carrareccia e poi per Via dell’Arrigo, che porta a sinistra al valico di Pian dei Cerri (un’ora), da cui si può tornare a Firenze in bus.
Proseguendo sull’asfalto in direzione di San Martino alla Palma, si supera un ristorante e dopo un chilometro e mezzo ci si tiene a sinistra ad un bivio. Per la tranquilla Via di San Martino alla Palma, superando le ville La Navicella, La Ventolina e Torrigiani, si scende al borgo di San Martino alla Palma (tre quarti d’ora) e all’omonima chiesa, decorata da affreschi. Si continua in discesa, a un bivio si va a destra verso le case di Madonna del Bosco (un quarto d’ora) e si piega a sinistra in salita verso Castel Pulci, fortilizio medioevale trasformato in villa nel ‘600. Un bel rettifilo, soprannominato Viottolone, scavalca il torrente Vingone e raggiunge la trafficata Via Pisana (mezz’ora), percorsa dai bus della SITA. Qui si va a destra per 300 metri e poi a sinistra, passando sotto la superstrada Firenze-Pisa-Livorno e raggiungendo la Badia di San Salvatore a Settimo (visite guidate la domenica). Tornati alla Via Pisana la si segue in direzione di Firenze fino al capolinea del bus 45 (tre quarti d’ora), che riporta verso il centro.

Casa di Leonardo alla Valle dei Mulini e a Santa Lucia Da una a 2,15 ore
Ai piedi dei boschi e degli uliveti che ricoprono il versante sud-occidentale del Montalbano, il territorio di Vinci è percorso da una rete di itinerari segnati che utilizzano in buona parte strade asfaltate secondarie. Uno dei pochi a svolgersi lungo un sentiero è quello della Valle dei Mulini, a due passi dalla casa natale di Leonardo ad Anchiano. Il tragitto può essere ostruito dalla vegetazione: prima di incamminarsi è bene informarsi presso l’ufficio turistico locale. Vinci si raggiunge con la superstrada Firenze-Pisa-Livorno, proseguendo per Empoli.
Dal paese una strada asfaltata sale alla Casa di Leonardo ad Anchiano, a 2 chilometri dal centro; superato l’edificio si trova un posteggio, ma chi arriva a Vinci con mezzi ingombranti dovrà parcheggiare vicino al campo sportivo e proseguire a piedi su un sentiero segnato fino ad Anchiano (tre quarti d’ora). Dal bivio oltre il monumento si va a sinistra per Via di Sant’Amato che entra nella Valle dei Mulini, attraversa un ponte e raggiunge un tornante (un quarto d’ora) nei pressi di un mulino, in ristrutturazione all’epoca del nostro sopralluogo. Lasciata la strada si continua per un sentierino con segnavia n. 16 che corre nella macchia a pochi metri dal torrente, raggiunge una piccola conca e tocca altri edifici in rovina. Qui si inizia a salire, allontanandosi dal fondovalle e raggiungendo una strada sterrata a mezza costa che si segue verso destra. Un comodo percorso porta alle case di Santa Lucia (mezz’ora), dove il panorama si riapre verso Vinci. Una stretta strada asfaltata riporta ad Anchiano (un quarto d’ora). Per scendere a piedi fino a Vinci occorre un’altra mezz’ora. .

PleinAir 435 – ottobre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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