A piedi con i catari

ESCLUSIVA WEB - Duecentocinquanta chilometri dal Languedoc-Roussillon al Midi-Pyrénées, sulle tracce del movimento ereticale che segnò la storia della Francia meridionale a cavallo fra il XII e il XIII secolo

Indice dell'itinerario

Quella dei catari (o albigesi, dal nome della città di Albi dove fu individuata l’esistenza del movimento dai messi della Chiesa di Roma) è una vicenda fra le più appassionanti del Medioevo francese, ma anche una delle più drammatiche. Contro di loro si scatenò, per motivi religiosi non meno che politici, una vera e propria crociata che li perseguitò per decenni fino alla tragica conclusione, il 16 marzo 1244, quando gli ultimi eretici rifugiatisi nella rocca di Montségur – uomini, donne, bambini – vennero catturati e arsi vivi dalle truppe degli inquisitori. Si tratta di una delle pagine più cupe della storia francese, che negli ultimi anni è stata riscoperta ed è divenuta il filo conduttore di un percorso della memoria fra castelli, città, cattedrali e musei tematici.
L’itinerario stradale che permette di collegare questi luoghi prende le mosse proprio da Albi e prosegue per Tolosa, Foix, Roquefixade, Montségur, Puivert, Peyrepertuse, Fanjeaux, Carcassonne, Lastours, Mazamet e Castres, per chiudersi al punto di partenza (vedi il servizio nel numero 418 di PleinAir, maggio 2007). Ma c’è anche la possibilità di scoprire il territorio e le sue mete più importanti con un lungo viaggio a piedi sul Sentier Catare, uno splendido itinerario di trekking della durata di circa due settimane che, dalle colline affacciate sul Mediterraneo, raggiunge la vallata dell’Ariège a Foix toccando la maggior parte delle rocche dove si svolsero gli ultimi atti della guerra di religione contro i catari. Il paesaggio è estremamente vario; spesso può accadere di camminare in perfetta solitudine lungo un tracciato che però è sempre ben tenuto e segnalato. Ve lo raccontiamo, giorno per giorno, indicando anche le distanze approssimative, i tempi medi di percorrenza e gli alloggi per il pernottamento a fine tappa.

1 – Da Port-la-Nouvelle a Durban-Corbières
29 km, dislivello 600 m, 7 ore
Dopo una serata in giro a cercare le tracce di una pensione di cui avevo trovato il nome su Internet, la notte è trascorsa serena a Port-la-Nouvelle, enorme stazione balneare (semideserta in queste settimane di primavera) affacciata su una spiaggia gigantesca.
Al mattino, con le ossa ancora doloranti per la ventina di ore di treno che mi hanno portato fin qui, quasi al confine spagnolo, mi aggiro per un po’ tra empori stracolmi di paperelle gonfiabili e di creme solari destinate evidentemente a un’ondata di turisti che ancora non è arrivata. Poi, dopo essermi messo una mano sulla coscienza, lascio la poco ridente cittadina per addentrarmi nell’attraversamento di strade, autostrade e ferrovie, in direzione ovest. Quando questo sport inizia a venire a noia, come per miracolo il sentiero inizia a salire sulle pendici delle Corbières, colline fitte di vigneti e di paesini che, come Roquefort, offrono tranquillità e un negozio dove fare la spesa. La signora grassottella della boulangerie, felice di poter parlare con qualcuno, sbarra gli occhi quando apprende che la mia insana intenzione è quella di raggiungere Foix, a circa 250 chilometri da qui. Lascio il villaggio, affiancato da un cagnolino di razza imprecisata che mi guida su e giù per piccoli altipiani sempre rigorosamente coltivati a vigne, fino alla sommità del Plan des Courbines, coperto di macchia rigogliosa e dove serpeggiano animali certamente nocivi che un po’ mi preoccupano. Dall’alto della Falaise de la Courtalisse il panorama è sempre più ampio, l’acqua inizia a scarseggiare e, traversata la D50, devo scavalcare ancora una cresta prima di raggiungere, un po’ affaticato, le case di Durban-Corbières e le rovine del suo castello. Dopo aver controllato i danni ai piedi (pochi), bevuto birra (abbastanza) e riposato, con patatine e pistacchi mi godo il meritato riposo davanti alla tv che trasmette a un volume infernale la finale di Champions League tra Barcellona e Arsenal.
Pernottamento Hotel-restaurant L’Amandier a Durban-Corbières (tel. 0033/468/458948, annuale). 2 – Da Durban-Corbières a Tuchan
28 km, dislivello 800 m, 7 ore
Durante la mattina tutto sembra andare per il meglio, fino a che non inizia la perfida salita che porta il Sentier Cathare al Col de Sainte Juste, ornato da una statuona di cemento armato. Più avanti il tracciato compie una serie di evoluzioni abbastanza inspiegabili (ma sempre ben segnalate in giallo e blu) lungo il corso di un ripido ruscello, fino a un colle a poca distanza da Embres-et-Castelmaure. Qui le mie speranze di un caffè, un panino e un po’ di calore umano svaniscono immediatamente: completamente disabitato, il paese offre solo rumori ovattati di serial televisivi oltre le porte chiuse e le finestre sbarrate. Raccolte le energie residue, salgo cercando di darmi un contegno fino al Col de l’Isère, da dove si scende finalmente fino al piccolo castello (anch’esso abbandonato) di Nouvelle: l’unica presenza notevole è quella di un serpentello multicolore che scopro mentre è oramai entrato per metà nella tasca sinistra dei pantaloni.
Un po’ seccato dalla promiscuità dimostrata dai rettili francesi, fuggo a gambe levate verso le mura del castello di Domeneuve, da cui si sale ripidamente al panoramico maniero di Aguilar. Qui un simpatico custode, a cui avevo chiesto se c’era acqua nei pressi, mi risponde serafico: «Certo, circa 5 chilometri lungo la strada da cui sei venuto, sulla destra». Decido di non strangolarlo solo perché non ne avrei più la forza e, sorretto dalla disperazione, raggiungo il punto più alto delle mura del castello: da qui si vede bene il paese di Tuchan, la mia meta, a circa un’ora di distanza. Mentre attraverso gli ultimi vigneti della giornata, sotto un sole a picco inizia a piovere a dirotto e, abbastanza bagnato, non mi resta finalmente che attendere per un’oretta l’apertura pomeridiana del bar Le Globe. In questo prestigioso locale riesco finalmente a bere, lavarmi e fare conoscenza con tutti gli abitanti del microscopico paese, compreso un arzillo signore che sostiene che la Francia «anche se con troppi neri in squadra» vincerà certamente i Mondiali di calcio. Scommettiamo una birra (e prima o poi tornerò a farmela offrire).
Pernottamento Hotel-restaurant Le Globe nel centro di Tuchan (tel. 0033/468/454799, annuale).

3 – Da Tuchan a Duilhac-sous-Peyrepertuse
24 km, dislivello 750 m, 6 ore e mezzo
Fuggo dal bailamme mattutino che si scatena nel bar a causa dell’arrivo di camion, trattori e scuolabus. Il tempo mi sorride mentre attraverso a mezza costa l’ampia vallata costellata, ovviamente, di viti basse e nodose (ma non berranno troppo vino da queste parti?). Di colpo il sentiero svolta decisamente e un vento violento mi accompagna nella traversata delle gole del Grau du Padern che, oltre a sboccare davanti al paese omonimo, mi catapultano sull’ennesima salita verso il castello locale. Oltre l’antico maniero, che cerco di visitare nonostante i rovi colossali e il continuo strisciare di cose strane fra i miei piedi, riesco a perdere la strada visto che qualche allegro contadino ha deciso di arare via un centinaio di metri di sentiero.
Raggiungo comunque i ruderi del priorato di Molhet e poi affronto la salita verso la cresta boscosa del Col du Bois de l’Abeilla, da cui in lontananza appare la sagoma inconfondibile del castello di Quéribus. Finalmente in piano, seguito a distanza di sicurezza da due simpatici cavalli, conquisto il parking del castello da dove, dopo un’aranciata all’ombra, mi sento in grado di salire alla rocca.
Forse troppo ringalluzzito dalle sostanze chimiche disciolte nella bibita, scelgo il sentier difficile per scendere a Cucugnan invece della via normale. Così, tra slavine di sabbia e ghiaia, piombo finalmente tutto intero ai piedi dell’ultima, malvagia salita fino al centro del paese. Quando apro la porta dell’albergo locale sono circa le tre e mezzo, ma i tavoli sono ancora affollati di signore bene in carne e mariti rubicondi che divorano bistecche, agnelli, gelati e torte, e che mi guardano con un certo disprezzo. Mi dedico al bucato, poi a una breve passeggiata nel paese e infine a una buona quantità di liquidi più o meno euforizzanti per festeggiare la fine della mia terza tappa.
Pernottamento Auberge de Cucugnan nella parte alta di Cucugnan, 2 Place de la Fontaine (tel. 0033/468/454084, chiuso gennaio e febbraio). 4 – Da Duilhac-sous-Peyrepertuse a Camps-sur-l’Agly
20 km, dislivello 850 m, 5 ore e mezzo
Mattina splendida, cielo sempre terso e colazione impeccabile. Che si può volere di più dalla vita? Lascio Cucugnan attraverso campi coltivati e muretti a secco e mi dirigo verso quella che, se da lontano sembra essere una semplice cresta rocciosa, man mano che mi avvicino si rivela essere ciò che resta della fortezza di Peyrepertuse. Oltre il paese ai piedi del castello, salgo nel caldo sempre più pesante fino al bivio: da un lato la strada porta alle mura antiche, dall’altro segna la prosecuzione del mio sentiero. Di colpo mi rendo conto che il paesaggio è cambiato, sono scomparse le viti e alla macchia si sostituisce il bosco. Appare anche un signore in calzoncini e con una barba bianca alla Mago Merlino che mi supera a tutta velocità lungo la salita.
Una discesa lunga e faticosa porta a un tratto asfaltato di qualche chilometro verso le Gorges de Galamus dove il viottolo precipita in discesa fino al corso del fiume, verde, fresco, profondo e riposante se non fosse per un piccolo accampamento di punk con un centinaio di cani che abbaiano allegramente tutti insieme. Scocciato di non poter schiacciare un meritato pisolino, riparto, commettendo un errore decisamente grave: infatti sono le due di pomeriggio e la salita fino alla cresta seguente mette a durissima prova sia il mio fisico che la mia granitica convinzione di camminatore. Un colpo di fortuna porta, in rapida successione, al termine della salita, a una piacevole discesa e infine alle case di Camps-sur-l’Agly. Qui incontro di nuovo il mago medievale, mancano bar e negozi ma una specie di ostello-agriturismo mi offre ristoro, un filo per i panni e una terrificante cena di compleanno di alcuni amici dei gestori che tra canti, balli, Macarena e ‘O Sole Mio si trascina fin dopo mezzanotte.
Pernottamento La Ferme de Camps a Camps-sûr l’Agly, 1 Rue du Château (tel. 0033/468/698753, annuale).

5 – Da Camps-sûr l’Agly a Bugarach
12 km, dislivello 500 m, 4 ore
Al risveglio, com’è ovvio, la testa è decisamente pesante; in più il cielo è grigio e le mucche gialline che emettono versi scostumati nei campi non ispirano un’esagerata allegria. Non manco però di compiere il mio dovere e salgo verso il Col des Péchines, dove si trovano ruderi di antiche fattorie che immagino affollati di rettili. Più avanti, in un paesaggio sempre più verde e ameno, raggiungo per pranzo i resti del paesino di Campeau, abbandonato con tutti i suoi trattori, carretti e pozzi. Per il pranzo, visto che da due giorni non incontro un negozio di alimentari, devo accontentarmi di muesli e noccioline da mandar giù con sorsi d’acqua gelida.
Il sentiero, ormai scoperto e panoramico, gira attorno alle rocce del Pech de Bugarach, una montagna spesso citata da cultori dei misteri e dell’esoterismo come un centro del magnetismo , qualunque cosa ciò voglia significare. Ma non rimango fulminato né soggiogato da potenze ultraterrene e scendo serenamente verso la lontana D45, che poi lascio per seguire una strada sterrata attraverso i boschi fino al lago artificiale di Bugarach, dove tutto il circondario sta arrostendo salsicce, maiali e manzi su enormi griglie fumanti. Cammino pian pianino, nella remota speranza che qualcuno mi inviti a pranzo, ma qui sono tutti antipatici: proseguo fino al paese dove un bar mi nutre e, soprattutto, prendo possesso di una linda cameretta nello splendido bed&breakfast Le Presbytère, tra bimbette che corrono, gestori tedeschi e cena decisamente all’altezza.
Pernottamento Le Presbytère a Bugarach, molto accogliente (tel. 0033/468/698212, annuale). 6 – Da Bugarach a Quillan
25 km, dislivello 700 m, 6 ore e mezzo
La giornata inizia con una meta chiara: a Quillan raggiungerò nuovamente la Civiltà (con la C maiuscola)! Spinto da questo obiettivo, mi lancio come un sol uomo attraverso prati e pratoni fino al lontano Col du Vent, oltre il quale entro ed esco in continuazione da piccoli paesi deserti: prima Bézu, da cui si scende in direzione delle case di Saint-Just-et-le-Bézu, poi Saint-Julia-de-Bec dove una massaia, avendomi visto seduto sul bordo della fontana davanti a casa sua, mi invita per un imbevibile ma estremamente amichevole caffè.
La vita sembra sorridere – anche se la tappa è decisamente lunga – fino a quando raggiungo l’asfalto della D109, che il sentiero segue per un po’ prima di abbandonarmi solo e accaldato ai piedi di un’infinita strada sterrata che sembra diretta ad Alpha Centauri. Dopo vari anni luce di salita, poco prima di raggiungere l’accogliente costellazione, incontro il Col des Trois Quilles. Qui il panorama si apre di colpo: alle spalle ci sono le sagome delle montagne appena percorse, con il Pech de Bugarach ben lontano sullo sfondo, in basso si apre la vallata dell’Aude, con le case di Quillan sulla riva opposta. La felicità mi accompagna in discesa fino al paese che mi offre un alberghetto con una vasca da bagno piena di schiuma e un letto con piumino bianco e morbido, oltre che un Internet café, una pasticceria e una cena con entrecôte e patatine. Se Quillan non è il paradiso terrestre, dev’essere almeno una sua succursale.
Pernottamento Quillan dispone di vari alberghi, pensioni e b&b: tra questi La Forge, un chilometro a sud del paese (tel. 0033/468/202379, annuale).

7 – Da Quillan a Puivert
20 km, dislivello 700 m, 6 ore
Troppa grazia ieri sera, ovviamente. Stamattina piove e fa freddo, e la salita verso i borghi di Gignoles e Coudons (circa 600 metri di dislivello in totale) è tutt’altro che piacevole. Quando arrivo a Nébias, in un clima ovviamente nebbioso e sgocciolante, mi trovo a camminare in pianura verso il castello di Puivert, culla della musica dei trovatori. Dopo l’ultima discesa dell’antica strada, finalmente la via si allarga e appare la mole squadrata delle torri di Puivert: per ripararmi dal diluvio devo però aspettare, davanti al portone, che un’anziana bigliettaia richiami il suo cagnaccio. Una rapida visita al maniero e poi l’ultima discesa fino al paese, dove mi aspettano il giorno di chiusura dell’unico bar (è martedì, per gli assetati che si trovassero a passare di qui in futuro), un bed&breakfast impeccabile anche se pieno di bambini insonni e la dolce musica dell’Instrumentarium al museo del Quercorb, dove riuscirò ad addormentarmi su una poltrona cullato dalle melodie trecentesche della Linguadoca.
Pernottamento Relais des Marionnettes a Puivert (tel. 0033/468/208069, annuale). 8 – Da Puivert a Espezel
18 km, dislivello 600 m, 4 ore e mezzo
Il cielo è ancora grigio, il sentiero sempre più umido e non ho capito neanche una parola degli astuti suggerimenti che il padrone di casa mi ha dato stamattina (in un astruso dialetto britannico) sui sentieri migliori per evitare di impantanarmi. Così, oltre l’Escale, la salita nel bosco sembra una pista da bob di fanghiglia nella quale cerco di non rotolare sporcando i miei pochi vestiti puliti.
Il tempo migliora, incontro due curiosi nordici che fanno la mia stessa strada e così, chiacchierando del più e del meno, sbagliamo strada. Ma riusciamo comunque a sbucare nell’immenso pratone che ci annuncia l’altopiano di Sault, circondato da foreste di abeti e popolato da migliaia di mucche. Il Mediterraneo sembra abbastanza lontano, oramai (per i pignoli è circa 175 chilometri alle mie spalle). Il vento si alza, il cielo è blu profondo e un rettifilo di 5 chilometri in mezzo ai pascoli porta finalmente davanti alla porta dell’accogliente bar dell’Hotel Grau: all’interno un patron con baffoni alla Asterix sta casualmente riempiendo un enorme boccale di birra. Nel corso della cena con i miei nuovi compagni di viaggio scopro di avere a che fare con Wolfgang, pastore protestante tedesco, e con il suo amico Rien, olandese alto più di due metri, che da qui in avanti non mancherò di infastidire con tutti gli aneddoti possibili sulla storia della crociata albigese.
Pernottamento Hotel Grau a Espezel, ottima la cena (tel. 0033/468/203014, annuale).

9 – Da Espezel a Comus
20 km, dislivello 500 m, 5 ore e mezzo
I pain au chocolat di stamattina meritano una menzione d’onore. Dopodiché devo attraversare nuovamente il pratone e poi iniziare a salire (mai una tappa senza salita, accidenti!) fino alle case in rovina della Serre Sec d’en Bas, separate da filari di enormi faggi piantati per tagliare il vento. Pian pianino, raggiunto dai miei amici ostrogoti, saliamo fino al Col de Languerail, da cui il panorama si apre verso la forma triangolare del vertiginoso pog di Montségur. Ancora una salita, poi si cammina lungo una strada bianca che serpeggia seguendo il bordo delle profonde Gorges de la Frau, fino al passo che porta il misterioso nome di Col du Boum. Poca discesa ed ecco Comus, l’ennesimo paese che sembra abbandonato. Qui l’ostello è aperto, con un simpatico cartellino che spiega che il gestore arriverà alle 17: l’unica cosa da fare, per trascorrere le due ore che mancano all’avvenimento, è lavare i panni e spostarli avanti e indietro sui fili tesi per seguire le bizze del sole. Di colpo una scassata R5 rossa fa il suo ingresso trionfale e rombante tra mutande e magliette stese: la ragazza che ne esce sorride, scuote i suoi eccezionali capelli color rosso pompeiano, si presenta e, da brava eretica tentatrice, lancia una frase che fa brillare gli occhi di tutti i presenti: «Se volete, nel frigo al primo piano ci sono le birre. Segnate sul quaderno in cucina quante ne prendete, mentre io vado a preparare la cena».
Pernottamento Gîte d’étape a Comus (tel. 0033/468/203369, chiuso dal 15/11 al 20/12).

10 – Da Comus a Montferrier
18 km, dislivello 500 m, 4 ore e mezzo
La partenza di questa tappa è piacevolmente in discesa. Quindi, come tutti gli sbruffoni che si rispettino, parliamo a voce alta, cantiamo, fumiamo e ridiamo forte lungo la via. Poi, di colpo, giunge la vendetta del fato: oltre l’area di pic-nic di Pelail il sentiero diretto verso Montségur inizia a salire lungo il versante della gola. Sempre più ripido e fangoso, l’antipatico stradello mozza di colpo canti e risate e ci lascia a sbuffare tra sassi e rami provvidenziali che ci evitano di piombare nel fango. Finita di espiare la nostra colpa, finalmente raggiungiamo le case di Montségur, sopra cui si ergono le rovine del castello più celebre della storia dell’eresia albigese. Una mezz’oretta di erta salita (resa più pesante da uno screanzato bigliettaio che si rifiuta di custodire i nostri zaini) passa per l’ampio spiazzo erboso del Prat des Cremats, dove vennero arsi vivi gli ultimi catari qui rifugiatisi, e poi porta al castello pieno di turisti in visita guidata.
Lasciate le mura cariche di storia scivoliamo allegramente, lungo un fondovalle fangoso, verso le case di Montferrier dove ci attende un bed&breakfast più accogliente di tutti gli ostelli pieni di Montségur. La cena, curiosamente, avviene in un ristorante molto charmant gestito da un ex militare di Sua Maestà Britannica.
Pernottamento Gîte d’étape a Montferrier, ristorante con prodotti biologici (tel. 0033/561/010857, aperto dal 15 marzo al 15 novembre, nel resto dell’anno solo su richiesta).

11 – Da Montferrier a Roquefixade
14 km, dislivello 600 m, 4 ore
Tappa serena, senza sforzi particolari, che ci conduce tra boschi e valli assolate fino ai piedi della rocca impressionante su cui sorge il maniero di Roquefixade. Il tempo è oramai sul bello fisso e, lungo la via, discutiamo animatamente delle battaglie tra romani e barbari combattute nella Selva di Teutoburgo. A Roquefixade, nel piccolo e strategico bar ai piedi della salita verso la fortezza, i miei due amici entrano in sciopero alla sola idea di salire ancora verso il castello: si tolgono le scarpe, si sdraiano su poltrone varie, ordinano ogni ben di Dio e si offrono sorridendo di tenermi lo zaino. Una ventina di minuti più tardi, appoggiato all’asta della bandiera della Linguadoca che sventola sulla torre più alta del castello, vedo i puntolini dei tavoli del bar esattamente ai piedi della parete, e sono incerto se far rotolare un pietrone verso i traditori. Mi fermo solo perché noto, alle mie spalle, una ragazza che medita nella posizione del loto su un praticello minuscolo e non vorrei disturbarla.
Di nuovo on the road, qualche decina di minuti porta a una via di mezzo tra un ostello e un agriturismo dove, tra un gatto e l’altro, tiriamo lentamente l’ora di cena.
Pernottamento Le Relais des Pogs a Roquefixade, 800 metri oltre il paese (tel. 0033/561/011450).

12 – Da Roquefixade a Foix
19 km, dislivello 500 m, 5 ore
Ultima tappa, tempo incerto e il tracciato non sembra meraviglioso, forse solo per lo stato d’animo. Dopo qualche saliscendi nel bosco, passiamo il Col du Falcou e il Col de Touron per entrare nell’ombrosa e sconfinata foresta demaniale di Pradières che termina al Col de Porte Pa, oltre il quale la vista si ampia poco alla volta fino a comprendere tutta la grande vallata dell’Ariège. Siamo un po’ tristi per la fine del viaggio mentre scendiamo verso le case e il castello di Foix, ma nel pomeriggio andiamo a spasso per il borgo e concludiamo la giornata con una cenetta veramente piacevole sulla terrazza dell’Hotel Lons, affacciata sul fiume. Dopo qualche ultimo battibecco sui prossimi Mondiali di calcio e sulla sorte delle legioni massacrate dai barbari, la mattina dopo saluto i miei amici prima di salire, sotto una leggera pioggerella, sul treno diretto a Tolosa.
Pernottamento Anche a Foix molte possibilità: la migliore è l’Hotel Lons, con un’ottima cucina e una sala da pranzo affacciata sull’Ariège (tel. 0033/534/092800).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio