A passo d'orso

Natura d'eccezione a misura di v.r. attraverso le sconfinate distese del Canada: un viaggio per tutta la famiglia, pensato e realizzato per vivere in prima persona l'incontro con i grandi animali delle foreste nordiche e per immergersi nei panorami di canyon, ghiacciai e coste oceaniche. E arrivando a superare (sia pure di un soffio) il confine con l'Alaska.

Indice dell'itinerario

Beautiful British Columbia, recitano le targhe automobilistiche della grande provincia occidentale canadese. La Columbia Britannica, infatti, è giustamente famosa per le sue straordinarie bellezze naturali: fiumi impetuosi, splendidi laghi, maestosi ghiacciai, montagne e foreste senza fine dove trovano rifugio alci, lupi, aquile calve, orsi neri e grizzly. Gli amanti dei grandi spazi e degli ambienti selvaggi hanno la possibilità di vivere eccezionali esperienze en plein air immersi in una natura grandiosa. Ma non è tutto, perché questa fetta di Canada incuneata fra le Montagne Rocciose e il Pacifico, tre volte più estesa dell’Italia ma con una popolazione di soli 4.200.000 abitanti, racchiude anche due autentici gioielli urbani: Victoria, la pittoresca capitale, e la cosmopolita Vancouver, senz’altro una delle più belle città dell’intero continente americano, che ospiterà nel 2010 la ventunesima edizione delle Olimpiadi invernali. E proprio da qui ha inizio il nostro itinerario, a misura di famiglie con bimbi al seguito, che si snoderà nella British Columbia arrivando a sconfinare in Alaska per un emozionante faccia a faccia con gli orsi.

Per mare, per terra e per aria
Le nove ore di differenza di fuso e il conseguente jet lag non riducono la magia di Vancouver. L’aeroporto internazionale, impreziosito da sculture, dipinti e totem dei nativi, offre subito un assaggio del fascino sorprendente di questa metropoli multietnica e di grande vivacità culturale, che conta oltre 2 milioni di abitanti ed è nota nel mondo per il livello di qualità della vita: non a caso il motto della città è By sea, land and air we prosper.
Ai moderni grattacieli e ai ritmi frenetici di Downtown fa da contraltare la pacifica atmosfera del vicino Stanley Park, un’enorme oasi urbana dove si può nuotare nell’oceano o in piscina, passeggiare per boschi di alberi secolari, giocare a golf o semplicemente rilassarsi su prati verdissimi. Non mancano parcheggi (a pagamento, come in tutta Vancouver), ristoranti, toilette e aree giochi per bambini, mentre uno shuttle bus gratuito scarrozza i turisti da metà giugno a fine settembre. Ma l’attrazione più famosa è l’Aquarium Marine Science Centre, una delle mete più visitate della città, che permette di osservare animali marini tipici del nord-ovest del Pacifico e dell’Artico, fra cui le graziose lontre di mare e i grandi beluga, accanto ad angoli barriera corallina o di foresta amazzonica con tanto di uccelli, rettili e pesci.
Dopo aver assistito a uno spettacolo con i delfini, una breve passeggiata attraverso il bosco ci porta verso la punta orientale della penisola dove svettano diversi totem colorati, testimonianza della cultura nelle cosiddette First Nations: per chi vuole approfondire l’argomento è irrinunciabile una visita allo splendido Museum of Anthropology, sito nella vasta zona del campus universitario all’estremità occidentale di Vancouver. Il complesso, dall’architettura molto particolare, ospita fra l’altro una superba collezione di oggetti d’arte e artigianato aborigeno della costa nord-occidentale del Canada; all’esterno c’è la ricostruzione di un villaggio degli Haida, con alcuni totem. Non lontano, in direzione sud, i patiti dell’abbronzatura integrale possono seguire le indicazioni per Wreck Beach, una popolare spiaggia per naturisti. Per gli amanti dei fiori, invece, l’UBC Botanical Garden è un autentico piacere per gli occhi: quasi 30 ettari di magnifici giardini a tema, fra cui la più grande esposizione di rododendri di tutto il paese.
La 16th Avenue attraversa l’enorme Pacific Spirit Regional Park, 760 ettari di foresta che offrono oltre 50 chilometri di percorsi, e ci porta ai curatissimi prati e alle spiagge del Kitsilano, l’ideale per concedersi un po’ di relax mentre i più temerari possono provare l’ebbrezza di un bagno nelle gelide acque del Pacifico. Questo quartiere, un tempo alla mano, attrasse molti giovani negli anni ’60 e ’70 – ed è qui che nel 1975 venne fondata Greenpeace – mentre oggi è una ricca zona residenziale.
Nel vicino Vanier Park sono concentrati il Vancouver Museum, l’HR MacMillan Space Centre e il Maritime Museum. Il primo raccoglie ancora oggetti, arte e artigianato dei nativi, mentre l’adiacente Space Centre, che piace molto anche ai bambini, presenta i misteri dello spazio con l’ausilio di divertenti dispositivi interattivi. Il museo marittimo, infine, anch’esso adatto ai piccoli visitatori, custodisce diversi modelli e reperti del mondo marinaresco e soprattutto la ricostruzione della Saint Roch, la prima goletta che circumnavigò il Nordamerica e percorse il famoso Passaggio a Nord-ovest.
Poco lontano ecco Granville Island (che in realtà è una penisola), ex agglomerato industriale ristrutturato negli anni ’70 e oggi uno dei posti più piacevoli e frequentati della città. Raggiungibile con le strade che scendono dall’omonimo ponte, vi si può arrivare anche con i divertenti aquabus che fanno la spola con la vicina sponda settentrionale del False Creek, attraccando in prossimità di un bel mercato alimentare coperto. Qui c’è di tutto: gallerie, ristoranti, negozi, un’ampia zona verde con un’area giochi per i bimbi e un grande parco acquatico gratuito, un porticciolo turistico con splendida vista sul centro di Vancouver e perfino due piccoli musei di treni e di navi in miniatura, autentiche chicche per gli appassionati di modellismo. Appena al di là del Granville Bridge siamo in piena Downtown, con i suoi grattacieli, i negozi eleganti, i centri commerciali e, come ogni metropoli che si rispetti, il traffico della rush hour. Ma c’è molto altro, come il caratteristico quartiere di Gastown, nucleo originario della città dove nel 1867 il marinaio inglese John Deighton, alias Gassy Jack, aprì una birreria, dando vita al primo insediamento che da lui prese il nome e da cui poi si sviluppò Vancouver. Una statua del fondatore troneggia in Maple Tree Square giusto di fronte all’hotel Europa, dei primi del ‘900; all’angolo fra Cambie Street e Water Street, invece, frotte di turisti armati di macchine fotografiche stazionano in paziente attesa sotto lo Steam Clock, orologio a vapore (oggi funzionante ad elettricità) che fischia e sbuffa ogni quarto d’ora. Gironzolare è il modo migliore per scoprire il quartiere, ricco di palazzi d’epoca, negozi, bar, ristoranti, sale da jazz e gallerie d’arte inuit. Ci spostiamo di poco in direzione della locale Chinatown, l’altra faccia della città, chiassoso pot-pourri di odori, colori e sapori (si mangia molto bene e si spende poco) interrotto solo dalla tranquilla atmosfera del Dr. Sun Yat-Sen Chinese Garden, uno dei più bei giardini cinesi al di fuori del continente asiatico.
Se si è stanchi di andare a piedi si può approfittare dello SkyTrain, l’avveniristica metropolitana senza conducente che viaggia per lunghi tratti su una linea sopraelevata. In tre fermate siamo alla Waterfront Station non lontano dalle bianche vele del Canada Place, forse l’edificio più noto di Vancouver: un enorme complesso costruito sul lungomare in occasione dell’Expo 1986, che include un hotel, uffici, spazi espositivi e un cinema che proietta eccezionali documentari in stereoscopia. Dalla passeggiata panoramica si gode di una gran vista sulle montagne e sul Burrard Inlet, il piccolo e basso fiordo su cui si affaccia il porto. A pochi passi dal Canada Place, presso l’efficientissimo Visitor Centre si possono prenotare escursioni di whalewatching e acquistare biglietti per diverse attrazioni a prezzi scontati: tra queste c’è la Vancouver Lookout, una torre che permette di salire fino a 130 metri dal suolo con vista a 360 gradi sulla città (bello ma non per tutte le tasche il ristorante girevole). Con lo stesso biglietto è permesso scendere e salire quanto si vuole nell’arco della stessa giornata, e il panorama notturno è particolarmente suggestivo. Tornati al livello del suolo, una piacevole passeggiata porta alla Vancouver Art Gallery in cui esposizioni di artisti locali e internazionali si accostano alla galleria permanente delle opere di Emily Carr (1871-1945), considerata una delle figure più importanti della pittura canadese. Circondata dai grattacieli, all’angolo fra Georgia Street e Burrard si fa spazio la Christ Church Cathedral, solenne chiesa anglicana in stile neogotico, costruita nel 1895.

Dondolando sui canyon
Attraverso l’imponente Lions Gate Bridge si passa a North Vancouver, grande area residenziale sulle colline a nord del Burrard Inlet. Seguendo a destra la Marine Drive e poi a sinistra la Capilano Road, in circa 3 chilometri si giunge all’accesso del Capilano Suspension Bridge: costruito nel 1889, questo ponte sospeso pedonale alto 70 metri e lungo 137 è la più antica attrazione turistica di Vancouver. L’emozione di dondolarsi nel vuoto costa cara (gli adulti pagano quasi 30 dollari d’ingresso), ma nel biglietto sono incluse escursioni guidate nel parco, percorsi avventura e didattici che si snodano fra le cime degli alberi, una mostra sulla vita nella foresta e la visita alla più grande collezione privata al mondo di pali totemici, il tutto nella splendida cornice di una distesa di abeti e cedri rossi.
Proseguendo verso nord raggiungiamo in pochi minuti gli impianti della funivia che sale alla Grouse Mountain (1.231 m), famosa stazione sciistica con ben 26 piste la metà delle quali vengono illuminate per le discese in notturna. E’ un luogo assai frequentato anche durante l’estate, come dimostrano le file di turisti alla partenza delle spaziose cabine che in pochi minuti portano in vetta; in alternativa si può salire a piedi su un ripido percorso di quasi 3 chilometri che copre un dislivello di 853 metri e richiede circa un’ora e mezzo. La vista che si gode da quassù è incomparabile, con un panorama su Vancouver e sull’oceano che nelle giornate particolarmente limpide spazia per migliaia di chilometri. Sulla Grouse Mountain c’è inoltre un’area faunistica abitata da due grizzly, trovati entrambi orfani nel 2001, e in cui si organizzano divertenti spettacoli di taglialegna e dimostrazioni con rapaci addestrati; i più audaci possono avventurarsi in un giro in elicottero o con il parapendio.
Decisamente meno turistico e molto più wild il bellissimo Lynn Canyon Park, anch’esso a un tiro di schioppo dalla città e raggiungibile con la Trans-Canada Highway verso est fino all’uscita per la Lynn Valley Road. Continuando per circa 2 chilometri e mezzo s’imbocca a destra la Peters Road, alla fine della quale ci sono il parcheggio e l’entrata del parco, tra le imponenti conifere della foresta pluviale. Per tutte le informazioni si può fare riferimento all’Ecology Centre, dotato tra l’altro di un museo dedicato alla flora e alla fauna della regione. Da qui una brevissima passeggiata porta alla stazione dei ranger (a cui conviene sempre chiedere aggiornamenti sulla presenza di orsi neri) e, poco più avanti, all’imbocco di un altro ponte sospeso, questa volta sulle acque del Lynn Creek, più piccolo e meno famoso del Capilano ma ad accesso gratuito. Numerosi i sentieri escursionistici adatti alle famiglie, come quello che segue il corso del torrente fino alla cosiddetta 30 Foot Pool, una piscina naturale creata dalle acque del fiume. Appena più impegnativo è il Trail to Twin Falls, che inizia dall’altra parte della passerella e costeggia il fiume verso valle, per poi attraversare un ponte e risalire, tramite una lunga scalinata di legno, all’area di partenza. La gita è molto gradevole, peccato che nel parco – al contrario di quanto avviene in molte altre aree protette del Canada – non ci siano campeggi e che non sia consentita la sosta notturna in camper. Reimmettendosi sulla Highway 1 in direzione ovest si raggiunge Horseshoe Bay, da dove partono i traghetti per Vancouver Island, e si prosegue sulla 99, nota anche come Sea to Sky Highway, che punta decisamente a nord offrendo magnifici panorami. Dopo Squamish, località frequentata dagli appassionati di arrampicata sportiva e rinomata per la presenza invernale di innumerevoli aquile calve, si incontrano le deviazioni per il Garibaldi Provincial Park, una vasta area protetta (la cui denominazione rende omaggio proprio all’Eroe dei Due Mondi) con circa 70 chilometri di sentieri che d’inverno diventano percorsi per lo sci di fondo.
Un autentico paradiso per la discesa è invece la non lontana Whistler, le cui piste saranno solcate dai campioni mondiali dello sci ai prossimi giochi olimpici invernali. Distante 120 chilometri da Vancouver, la cittadina è assai gettonata anche d’estate per le attività outdoor, dalle semplici passeggiate alle escursioni a cavallo, in mountain bike e in canoa. Un trentina di chilometri più avanti s’incontra il bel campeggio del Nairn Falls Provincial Park dal quale, percorrendo un sentiero di circa un chilometro e mezzo, si raggiungono le spettacolari cascate, alte 60 metri, che danno il nome al parco.

Destinazione nord
Oltre Pemberton la Highway 99 si fa tortuosa e segue per un lungo tratto il torrente, raggiungendo Lillooet e una brulla area di colline incise da profondi calanchi. Poco prima dell’incrocio con la Highway 97 una piccola deviazione porta alla fattoria-museo di Hat Creek, uno storico ranch della seconda metà dell’800 in una valle assolata percorsa dalla vecchia Cariboo Road. Il centro visite comprende un punto di ristoro e un negozio di souvenir, mentre i camper trovano accoglienza in una vasta area attrezzata.
Seguiamo ora sulla 97 il Gold Rush Trail, l’itinerario dei cercatori d’oro nella seconda metà del XIX secolo per raggiungere i giacimenti scoperti più a nord. Dopo Clinton s’incontrano 70 Mile House, 83 Mile House, 100 Mile House, spartani agglomerati costruiti dai pionieri i cui curiosi nomi indicano le distanze da Lillooet. Abbiamo lasciato Vancouver ormai da 550 chilometri quando giungiamo a Williams Lake, sull’omonimo lago, centro di lavorazione del legname che ogni anno ospita un rodeo la cui prima edizione risale al 1919 (quest’anno avrà luogo dal 26 al 29 giugno). Ancora 120 chilometri sulla Highway 97 per arrivare a Quesnel, dove i cercatori sbarcavano dai battelli a vapore che risalivano il Fraser River. Una deviazione di una novantina di chilometri verso est porta invece a Barkerville, ex città mineraria oggi trasformata in un grande museo a cielo aperto, dove in estate figuranti in costume fanno rivivere i tempi della Cariboo Gold Rush.
Prince George, la più grande città della British Columbia settentrionale, non offre particolari attrattive oltre al Railway & Forestry Museum, un’interessante esposizione di cimeli del mondo ferroviario e oggetti dell’industria del legno. Imbocchiamo ora la 16 verso ovest e dopo circa 130 chilometri un’indicazione sulla destra ci porta sulle rive del Fraser Lake, nel Beaumont Provincial Park, dove c’è un bel campeggio attrezzato per v.r. nel bosco vicino alla spiaggia. Altri 240 chilometri – non dimentichiamo che questo è un paese dai grandi spazi – e si arriva a Smithers, tranquilla cittadina ai piedi dei 2.331 metri della Hudson Bay Mountain, dove il Bulkley Valley Museum ripercorre la storia della valle attraverso la cultura dei nativi, la costruzione della ferrovia e l’industria del legname.
Il viaggio prosegue sulla Yellowhead Highway nella regione di Hazelton, abitata storicamente dai nativi delle etnie Gitxsan e Wet’suwet’en: presso l’interessante villaggio di Ksan si trovano riproduzioni di case indiane, totem, un museo e un negozio di artigianato. La 16 continua verso ovest e s’inoltra nella valle del fiume Skeena, dove ogni anno risalgono circa 5 milioni di salmoni che ne fanno un autentico paradiso della pesca. Questo è anche il regno dell’orso di Kermode, una rara sottospecie di orso nero con il pelo completamente bianco a causa di una mutazione genetica naturale: conosciuto anche come spirit bear, vive soltanto nella grande foresta di questa parte della British Columbia e incontrarlo è assai difficile.
Mentre superiamo Kitwanga, sulla sinistra svettano i picchi e i ghiacciai delle Seven Sisters, imponente catena montuosa che offre bei percorsi, a piedi e in bicicletta, a cui si accede direttamente dalla strada. Giunti alla cittadina di Terrace, nel cuore della valle, una deviazione di un centinaio di chilometri verso nord porta al Nisga’a Memorial Lava Bed Provincial Park, dove due secoli e mezzo fa l’eruzione di un vulcano uccise oltre 2.000 persone. Alcuni sentieri permettono di camminare sull’immensa coltre di lava solidificata, lunga 10 chilometri e larga 3, in un paesaggio quasi lunare.
Ancora 150 chilometri in un grandioso scenario di foreste, laghi, fiumi, cascate e monti coperti di neve finché la strada termina a Prince Rupert, che sorge su un’isola davanti a un magnifico porto naturale ed è collegata alla terraferma da un piccolo ponte. Assolutamente da non perdere il Museum of Northern British Columbia che ripercorre la storia dei nativi della zona, gli antichi Tsimshian, con eccezionali reperti, documenti e opere d’arte; il piccolo Fire Museum custodisce invece cimeli relativi all’attività dei pompieri, e poco distante il First Nations Carving Shed offre la possibilità di osservare gli artisti al lavoro. Poco lontano ecco il colorato quartiere di Cow Bay, affacciato sul mare, che offre bei negozi di artigianato, caffè, ottimi ristoranti e un fornitissimo centro visite aperto tutti i giorni, con punto Internet gratuito. Da qui si può ammirare il tramonto solcato dal volo maestoso delle aquile calve, mentre foche e gabbiani vanno a caccia degli scarti gettati in mare dai pescatori. Le acque della zona, ricche di salmoni, aringhe, merluzzi, granchi giganti e soprattutto halibut (pesci simili alle sogliole che possono superare i 200 chilogrammi), hanno reso Prince Rupert un importante centro per la pesca fin dai primi del ‘900. Oggi però il settore non è più così fiorente e l’economia locale si basa anche sul turismo: da qui salpano le navi per l’Alaska, per Port Hardy e per le selvagge Queen Charlotte Islands, un arcipelago di circa 150 isole a un’ottantina di chilometri dalla costa, da sempre abitate dal popolo Haida. La traversata per le isole dura circa 7 ore; ne servono invece 15 per navigare fino a Port Hardy, splendida alternativa per rientrare a Vancouver attraverso il mitico Inside Passage, uno dei tratti di mare più spettacolari del mondo (con auto o camper è necessario prenotare un paio di mesi prima). Per chi invece rimane a terra, come noi, una bella passeggiata porta da Cow Bay al Waterfront Park dove il Kwinitsa Railway Station Museum racconta la storia della costruzione della Grand Trunk Pacific Railway, la linea ferroviaria costruita nel 1914 per collegare Winnipeg e Prince Rupert.
Poco fuori città, tornando sulla Highway 16, un itinerario didattico di 5 chilometri e mezzo esplora le rive del fiordo in cui si formano le Butze Rapids, spettacolari correnti che si generano due volte al giorno col flusso della marea. Nei pressi del ponte che unisce Prince Rupert alla terraferma una deviazione sulla destra conduce a Port Edward, dove una visita all’interessante North Pacific Historic Fishing Village ci insegnerà tutto sulla preparazione e la conservazione dei salmoni.

Un confine che non c’è
Tornati ad est per 240 chilometri sulla Yellowhead, a Kitwanga si imbocca la Highway 37, che punta decisamente a nord attraversando territori selvaggi e che richiede una certa prudenza nella guida per il possibile incontro con giganteschi camion carichi di legname. Dopo 150 chilometri, al bivio di Meziadin Junction, si devia sulla 37A che porta a Stewart, al confine con l’Alaska. Questa strada di 65 chilometri, conosciuta non a caso come Glacier Highway, scorre in uno scenario meraviglioso caratterizzato dalla presenza di cascate e ghiacciai, fra cui il grande Bear Glacier (uno dei set del film Insomnia, con Al Pacino e Robin Williams).
Stewart è un villaggio di frontiera che non arriva a contare 500 anime, affacciato sulle acque dell’oceano che qui s’infila nello stretto e lunghissimo Portland Canal. Sulla via principale, al Bitter Creek Cafè si mangia con un’automobile d’epoca parcheggiata in mezzo ai tavolini, mentre al Toastworks Museum si può consumare una ricca colazione circondati da tostapane vecchi di un secolo; allo Stewart Historical Museum si ripercorre invece la vicenda delle comunità minerarie locali. Poco distante c’è il Raney Creek Campground, campeggio municipale con un centinaio di piazzole, elettricità e servizi, mentre per lo scarico c’è un impianto pubblico all’angolo tra la 5th e la Railway Street.
La piccola Stewart sembra una metropoli se confrontata a Hyder, minuscolo paesino di un centinaio di abitanti a soli 3 chilometri di distanza, ma oltre il confine con gli Stati Uniti d’America. Appena varcata la soglia dell’Alaska, accessibile liberamente (il controllo dei passaporti avviene all’uscita da parte della polizia canadese), la strada diventa sterrata e si entra in un altro mondo, in un’atmosfera da “ultima frontiera”, come recita la scritta sulle targhe delle poche auto in circolazione. Sulla sinistra, poco dopo, il Glacier Inn è un vecchio locale famoso per le pareti tappezzate da centinaia di banconote firmate e per una bevanda micidiale, l’hyderized, che raggiunge i 190 gradi alcolici. Hyder è davvero un pugno di case sparse sull’unica strada, dove tuttavia non mancano una biblioteca, un ufficio postale, una piccola clinica, alcuni negozi, un paio di motel e persino un campeggio, il Run-A-Muck Campground. Si potrebbe anche piantare la tenda dall’altra parte del paese, ma non è consigliabile per via degli orsi, che talora non disdegnano… una scorpacciata di campeggiatori. E’ piuttosto frequente vedere qualche grosso plantigrado che passeggia in mezzo all’abitato, tant’è che i residenti evitano di girare a piedi col buio e di giorno portano sempre con sé un’arma o almeno una bomboletta di pepper spray.
A 6 chilometri dal villaggio, la piattaforma del Fish Creek offre l’opportunità di ammirare in tutta sicurezza (e sotto l’occhio vigile di ranger armati) orsi neri e grizzly mentre vanno a caccia di salmoni nel torrente. Facilmente raggiungibile con la sterrata Salmon Glacier Road, che s’inoltra nella splendida Tongass National Forest, il sito di osservazione si trova in un luogo d’incredibile bellezza, dove il silenzio di una natura primordiale è rotto solo dai versi acuti dei rapaci e dallo sciacquio dei pesci che lottano con la corrente. Nei due parcheggi è possibile pernottare in camper, previa autorizzazione dei rangers della US Forest Service. Proseguendo lungo il Salmon River per una trentina di chilometri si rientra nella British Columbia attraversando una zona mineraria e guadagnando la quota di 1.300 metri, da dove il panorama sull’immenso ghiacciaio è di quelli da mozzare il fiato.
Il ritorno a Vancouver può seguire lo stesso itinerario dell’andata, ma con qualche giorno in più a disposizione vi suggeriamo – e magari proveremo anche noi la prossima volta – un’emozionante alternativa: affidarsi alla Highway 16, passare Prince George e dirigersi nell’Alberta, per un assaggio delle leggendarie Montagne Rocciose. Perché il Canada è così: non ti basta mai.

Testo e foto di Mauro Toccaceli


PleinAir 443 – Giugno 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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