A passeggio nell'arcipelago

Salvaguardate da un'accorta tutela ambientale ma aperte a un turismo rispettoso della natura, le isole di Hyères (in particolare Porquerolles e Port-Cros con il suo piccolo parco nazionale) offrono all'escursionista mete e scenari privilegiati. Che si raggiungono in poche decine di minuti di traghetto dalle vicine località balneari della Costa Azzurra.

Indice dell'itinerario

E’ una piccola meraviglia sospesa tra cielo e mare questo scampolo di Provenza sfuggito al massiccio dei Maures. Natura selvaggia, foreste, spiagge dorate, acque smeraldine, pesciolini che vengono a mangiare dalle nostre mani senza alcun timore: non si direbbe che l’arcipelago delle Hyères dista solo qualche miglio da uno dei tratti più frequentati della Costa Azzurra. La cittadina che dà il nome alle isolette antistanti è infatti la stazione di soggiorno più antica della riviera mediterranea francese, con 35 chilometri di arenili che oggi ne fanno anche un importante centro di sport nautici.
Palme maestose, fiori ovunque, grandi viali fiancheggiati da solide dimore borghesi della Belle Époque e qualche casa di stile moresco accolgono il visitatore a Hyères-Plage, avamposto litoraneo del più antico borgo collinare. Victor Hugo, Tolstoj, Maupassant e la regina Vittoria erano fra gli illustri ospiti della località, promossa al rango di elegante centro turistico nei primi anni dell’800 da Paolina Bonaparte. Ma a quella del XIX secolo noi preferiamo la Hyères medioevale, avventurandoci per le stradine strette e tortuose che si inerpicano sui fianchi della collina sino ai ruderi del castello, con una stupenda veduta sul paese e sulle isole. Prima di varcare la Porte Massillon ammiriamo l’ampia Place de la Republique, dove ogni sabato ha luogo il mercato, e la chiesa di Saint-Louis del XIII secolo. Nel centro storico, chiuso al traffico e ricco di negozi e ristoranti, visitiamo la torre dei Templari, la chiesa di Saint-Paul e il castello di Sainte-Claire con bellissimo giardino, mentre Villa Noailles richiama gli appassionati di arte moderna con la sua singolare architettura ispirata al cubismo.


Escursioni nella penisola
In origine era un’isola anche l’estremità meridionale della Presqu’île de Giens, che si stacca dalla costa proprio alle porte di Hyères; ma due lunghi cordoni sabbiosi, creati dalle correnti marine e dai due fiumi che sfociano nella rada, l’hanno unita alla terraferma lasciando al centro un largo tratto di mare che è diventato l’Étang des Pesquiers. Le saline formatesi al suo interno hanno radicalmente modificato l’ambiente naturale ma non hanno impedito alla flora e alla fauna di prosperare, come ci rivelano gli aironi che zampettano nell’acqua alla ricerca di cibo. Mentre sul lato orientale, verso la rada di Hyères, troviamo insediamenti con porticcioli e numerosi lidi balneari, su quello occidentale che guarda il golfo di Giens c’è l’incantevole Plage de l’Almanarre, lunga diversi chilometri, dove poter passeggiare, correre o semplicemente prendere il sole e tuffarsi. La carrabile che raggiunge il sito è un po’ stretta e i parcheggi non sono accessibili, ma per una breve sosta ci si può fermare a lato della carreggiata oppure nel posteggio all’inizio della strada, dalla parte della terraferma. La miglior scelta per un soggiorno prolungato restano comunque i campeggi che, come vedremo, sono ben distribuiti anche per esplorare a piedi o in bicicletta l’estremità della penisola, con splendide viste su falesie che precipitano nel mare, pinete e rigogliosa macchia mediterranea, solitarie calette dai contorni tropicali.
Dopo aver visitato il paesino di Giens, dalla cui sommità si gode un’ampia veduta su quasi tutta la Presqu’île, ci portiamo verso La Madrague il cui porticciolo, in bassa stagione, può essere sfruttato anche per il pernottamento. Comunque a meno di un chilometro c’è il camping d’Olbia, ideale punto di partenza per visitare la zona visto che proprio di fronte alla struttura ha inizio il percorso escursionistico, indicato da segnali in giallo, che compie il periplo di questo lato della penisola. Si costeggia per un tratto la spiaggia, poi il sentiero comincia a salire con alcuni passaggi un po’ disagevoli perché il terreno è dissestato, ma più si prende quota più il panorama si fa spettacolare. Stupendo il tramonto dalla Pointe des Chevaliers: se il periodo non è dei più frequentati, sarete spettatori solitari in un palcoscenico immenso. Per effettuare il giro occorrono 3 ore abbondanti, giungendo nelle vicinanze della Plage des Arbousiers dove un sentiero taglia la pineta e riconduce a La Madrague e al campeggio. Proseguendo invece oltre la spiaggia, si segue la costa fino a Port Niel facendo il giro nel senso opposto a quello che abbiamo appena descritto, cosa che decidiamo di provare senz’altro il giorno seguente dopo un po’ di relax su qualche fazzoletto di spiaggia fra i tanti che si incontrano lungo il sentiero. L’unico inconveniente è che per tornare a La Madrague passando da Giens bisogna percorrere strade su asfalto alquanto trafficate.
Ma è il momento di attraversare lo stretto braccio di mare che ci separa dall’arcipelago e di tuffarci nelle splendide acque delle isole, oltre a scoprire passo passo i loro scenari incontaminati.


Tra boschi e insenature
La traversata più breve per raggiungere Porquerolles parte dal porticciolo di La Tour-Fondue, dominato da una fortezza che si affaccia sul mare. Nei pressi dell’imbarco non è facile trovare un parcheggio libero, a meno che non si arrivi di mattina presto e si sosti sulla strada sopra il campeggio, ma sono disponibili varie possibilità di sosta a pagamento. Dal piccolo scalo marittimo salpano i battelli (assai numerosi durante l’estate, ma più che sufficienti anche negli altri periodi) che in circa 20 minuti raggiungono l’isola più grande, lunga 7 chilometri e mezzo e larga 2. Ferrea la tutela dell’ambiente: è vietato infatti circolare con veicoli a motore, costruire nuovi edifici, campeggiare e persino fumare, vista l’abbondanza di verde che potrebbe andare in fiamme per una semplice distrazione.
Nella parte settentrionale dell’Île de Porquerolles, che guarda verso il massiccio dei Maures, pini, erica e mirti si affacciano sulle sabbie bianche, mentre la costa meridionale è molto più accidentata. L’interno, tranne la parte più centrale sfruttata per l’agricoltura, è invece ricoperto da folte pinete che permettono di camminare quasi sempre riparati dal sole. Per percorrere le ampie strade bianche si potrebbe prendere una bici a noleggio (non è infatti possibile trasportare la propria sul traghetto), ma non conviene perché molti degli itinerari che portano ai siti più belli non sono accessibili alle due ruote; perciò il consiglio è di visitare Porquerolles a piedi nel limite delle proprie possibilità. La segnaletica è buona, ma una cartina ben dettagliata è di grande aiuto a districarsi nel labirinto dei sentieri.
Sbarcati nella cittadina che dà il nome all’isola, decidiamo di trascorrervi una giornata dedicandola alla parte occidentale. Per prima cosa vorremmo visitare il Fort Sainte-Agathe, che si innalza alle spalle del porto, ma purtroppo lo troviamo chiuso e dobbiamo accontentarci di osservarlo dall’esterno: torniamo dunque allo scalo e seguiamo la pianeggiante strada costiera in senso antiorario fino alla bellissima Plage d’Argent. Dopo qualche leggero saliscendi, al di là di uno stretto istmo giungiamo in vista del piccolo promontorio su cui sorgono il Fort du Petit Langoustier e il Fort du Grand Langoustier, dove ci fermiamo per il pranzo al sacco e dal quale si può arrivare a due belle insenature con spiaggia.
Più tardi, dopo un bagno rinfrescante, siamo pronti a riprendere il giro. Non essendoci da qui alcun sentiero che porti in direzione sud, bisogna ritornare sui propri passi e, raggiunto l’accesso dell’istmo, svoltare a destra seguendo le indicazioni per la Pointe des Carrières e poi quelle per la Pointe du Brégançonnet. Attraversato un fitto bosco, il tracciato porta di nuovo sulle falesie con belle vedute sulle calette e sul mare, continuando sino al faro che svetta lungo la costa meridionale dell’isola. Tornare al porto da qui è molto facile, e l’ampia strada permette di rilassarsi nell’andatura.


Mare, sentieri e letteratura
Per visitare Port-Cros, la piccola isola al centro dell’arcipelago che è interamente protetta da un parco nazionale, ci spostiamo a Le Lavandou, a una ventina di chilometri da Hyères in direzione Saint-Tropez. La cittadina deve forse il suo nome alla lavanda tanto diffusa nella regione, anche se in lingua provenzale questa pianta viene denominata queirélé, e ciò escluderebbe l’etimologia; una plausibile alternativa è rivelata da un quadro risalente al ‘700, conservato nella sede municipale, che raffigura un lavatoio presente nel borgo dove le mogli dei pescatori erano solite fare il bucato. Quale che sia la radice del nome, oggi Le Lavandou si presenta come un rinomato porto turistico (molte le possibilità di noleggiare imbarcazioni per effettuare il giro delle isole) e una meta davvero piacevole, con un bellissimo lungomare pedonale e una passerella sulla spiaggia che porta fino a un secondo porticciolo posto più a sud. Anche qui, come in altri punti di questo litorale, vige il divieto di sosta per i camper, ma rivolgendosi alla Gendarmerie si apprenderà dove sostare, specialmente se si vogliono visitare le isole; anche qui del resto non mancano i campeggi, pur a una qualche distanza dal centro. Nei dintorni vale una tappa Bormes-les-Mimosas, un pittoresco villaggio medioevale del XII secolo in stile tipicamente provenzale.
Ed è il momento di riprendere il traghetto da Le Lavandou per raggiungere l’Île de Port-Cros, i cui meravigliosi fondali si possono osservare con tutto comodo anche con maschera e pinne. Il parco, che la racchiude per intero e comprende anche la fascia di mare circostante, è una delle pionieristiche aree protette del Mediterraneo, essendo nato nel 1963; e pur non essendo una riserva integrale, molti divieti sono ancora più restrittivi che a Porquerolles (non è consentito nemmeno pescare, raccogliere fiori e conchiglie, portare cani e arrecare disturbo con chiasso e rumori). Qui l’asfalto non è mai arrivato, e perfino la piazza del porticciolo dove sorgono bar e ristoranti è in terra battuta. Il sito conta fra l’altro undici specie protette d’interesse comunitario, oggetto di un piano di gestione dettagliato, ma il giusto equilibrio fra protezione e turismo si basa sulla conoscenza scientifica e sulla cosiddetta percezione sensibile del territorio, come abbiamo potuto constatare noi stessi il giorno in cui ci siamo recati in visita. Era in arrivo un forte maestrale proveniente dal centro della Provenza e i passeggeri sono stati avvertiti, ancora prima di salire sul battello, che a causa del vento si poteva visitare solo il versante settentrionale dell’isola per evitare il rischio d’incendi. In effetti, una volta sbarcati abbiamo potuto constatare che molti sentieri che portavano all’interno erano chiusi con catene e un cartello ne proibiva l’accesso.
A parte il maestrale o altre situazioni contingenti, Port-Cros è una meta da non perdere per chi ama scoprire la natura a ritmo lento. Il Fort du Moulin è il primo a dare il benvenuto non appena si doppia la punta omonima e si entra nella rada del porto, mentre il Fort de l’Estissac bisogna andarselo a scovare, ma non ci sono problemi grazie alla puntuale segnaletica. In questo edificio si può visitare una mostra permanente sull’area protetta, con proiezione di immagini subacquee della costa, mentre dall’alto del suo terrazzo si osservano tutte le sfumature del mare, dal verde al blu più intenso.
La presenza di tante postazioni militari (alcune delle quali in parte restaurate e prese in gestione dal parco) testimonia la posizione strategica dell’arcipelago per il controllo della navigazione in queste acque. Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali Port-Cros è stata inoltre una fucina di cultura avendo ospitato per lungo tempo alcuni dei rappresentanti più illustri della letteratura francese contemporanea, come Malraux, Valéry, Gide e Jean Paulhan, che fu direttore della prestigiosa Nouvelle Revue Française. Mentre apprendiamo queste notizie da un opuscolo turistico, la nostra passeggiata continua in direzione della Plage de la Palud, dove c’è un bellissimo tratto di parco marino, per poi proseguire verso Pointe de la Galère nel punto in cui il sentiero scende a tornanti: non ci si può sbagliare, perché è il solo collegamento fino alla Plage de Port-Man lungo la profonda insenatura.
Avremmo voluto esplorare Port-Cros per intero, anche viste le sue minuscole dimensioni, ma il forte vento e le conseguenti limitazioni ci hanno costretto a rimandare il resto ad una prossima visita. Ripreso dunque il traghetto, torniamo alla base solcando ancora una volta le indimenticabili acque dell’arcipelago, simbolo di una Costa Azzurra davvero en plein air.

Testo e foto di Gianni Fucile


PleinAir 452 – marzo 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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