A due passi da Cortina

Dal turismo più mondano e urbanizzato delle Dolomiti alla vacanza secondo natura in Val Fiorentina: bastano due valichi alpini per separare due mondi e due stili di vita.

Indice dell'itinerario

Il richiamo dei centri turistici più famosi costringe spesso ad affrontare problemi che riconducono ai ritmi frenetici della vita in città: affollamento, congestione del traffico, divieti che limitano o impediscono la sosta, rumore… Ma non di rado è sufficiente spostarsi di qualche chilometro per ritrovare la tranquillità necessaria per un piacevole soggiorno.
Esemplare conferma nel Bellunese è Santa Fosca, un piccolo centro della Val Fiorentina situato a una trentina di chilometri da Cortina d’Ampezzo. Dalla capitale della mondanità alpina la separano infatti solo due valichi: il Passo Falzarego (2.105 m) caratterizzato da una piccola chiesa di legno e da testimonianze della Prima Guerra Mondiale, che si trova lungo la frequentata statale 48; oppure, per chi segue la più breve e tortuosa statale 638, il selvaggio e solitario Passo Giau tappezzato in estate di prati verdi e pietraie, dalla cui sommità (2.233 m) si gode un panorama che ripaga di tutta la fatica spesa per arrivare fin lassù.
Superati l’uno o l’altro valico, si prosegue sulla statale 251 verso Selva di Cadore fino all’imbocco della Val Fiorentina. Se qui si decide di non fare tappa nel camping Il Cadore, conviene raggiungere subito Santa Fosca dove tra l’altro è disponibile l’unico ampio parcheggio della zona: un balcone sui campi digradanti verso il torrente che d’inverno si trasformano in facili piste da sci. Ci troviamo infatti nel comprensorio del Civetta (ne fanno parte, oltre Selva di Cadore, anche Alleghe e Zoldo) che vanta una rete di 80 chilometri di piste servite da ventotto impianti di risalita.
Le poche case di Santa Fosca, disposte lungostrada e affiancate da fienili e stalle, sono esempi di architettura tradizionale in legno perlopiù ancora abitate dai contadini. Un residence di recente costruzione, mimetizzato nel bosco, ha incrementato soprattutto in estate le presenze turistiche in paese ma non ne ha intaccato il clima di serenità.
Tra gli edifici spicca, anche per la scenografica posizione, la chiesa dedicata a Santa Fosca e risalente alla fine del 1200: in stile gotico-alpino, presenta un campanile a cipolla, tetto in ardesia, un grande affresco sulla facciata raffigurante San Cristoforo, e il tutto si staglia sullo sfondo del Monte Pelmo.
Nei pressi si trova l’antica canonica – nata probabilmente insieme alla chiesa e ora proprietà privata – dove la domenica è possibile visitare i locali del pianoterra con numerosi affreschi di epoche diverse e un bellissimo ballatoio in legno che affaccia sulla valle.Escursioni per tutti
Dal paese, rilassanti e salutari passeggiate conducono alla scoperta delle attrattive del circondario. Seguendo Via Perrazze si raggiunge la piccola chiesa della Madonna della Neve la cui campana, dono dei reduci della Grande Guerra, suona un rintocco per ogni caduto di Selva nella giornata del 4 novembre. D’estate invece, alla fine di luglio, una folla di turisti vi si raccoglie in occasione della sagra di Sant’Osvaldo: per la festa i residenti indossano il costume tradizionale e dopo la celebrazione della Messa partecipano a un pranzo all’aperto, cui segue una pesca di beneficenza.
Lungo la strada principale si arriva alle frazioni di Toffole Andria, note per i fienili in legno che conservano l’antica struttura con porte e finestre sul ballatoio e la copertura in scandole di larice. In particolare a Toffol si possono ammirare alcuni mulini ad acqua, anche se non più funzionanti.
Continuando a camminare verso Selva di Cadore s’impone un’altra sosta presso il Museo Civico della Val Fiorentina. Nella sezione archeologica è ricostruita la sepoltura dell’Uomo di Mondeval, rinvenuto nel 1987 a 2.150 metri di quota e risalente a circa 7.000 anni fa. Altro interessante reperto è il calco in gesso di un masso individuato sul Pelmetto che reca impresse orme di piccoli dinosauri.
Volendo poi fare del trekking, gli appassionati troveranno pane per i loro denti salendo da Pescul ai piedi del Pelmo e del Pelmetto; non prima però di aver fatto rifornimento della freschissima acqua che sgorga in un grande lavatoio in legno posto lungo la strada. A metà percorso si devia a sinistra per il Rifugio Aquileia, la Malga Fiorentina e il Rifugio Città di Fiume, ottimi campi base per le ascensioni sul Pelmo: qui, tra i ghiaioni, è ancora possibile trovare bossoli, borracce, forchette e altre piccole testimonianze lasciate dai soldati della Grande Guerra. Riprendendo la statale senza altre deviazioni si giunge a Forcella Staulanza (1.700 m) dove si nota anche un ampio parcheggio adatto alla sosta. Da qui si segue il sentiero per il Rifugio Venezia dove un cartello a metà percorso indica la ripida deviazione per il Masso del Pelmetto.
Al ritorno dalle escursioni, la giornata si chiuderà in bellezza a tavola: polenta, formaggio fuso e salsicce, da consumare in santa pace circondati dai grandi abeti del Rifugio Staulanza.

PleinAir 372/373 – luglio/agosto 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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