Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Indice

Katyk (Armenia), dahi (India), zabadi (Egitto), mast (Iran), leben raib (Arabia Saudita), laban (Iraq e Libano), roba (Sudan), iogurte (Brasile), cuajada (Spagna), coalhada (Portogallo), dovga (Azerbaigian), matsoni (Georgia, Russia, Giappone). Sono solo alcuni dei nomi usati al mondo per definire lo yogurt, alimento che entra nella dieta umana tra i 10mila e i 5mila anni AC con l’addomesticamento da parte dell’uomo di animali produttori di latte. Derivato fermentato del latte e rimasto per millenni la sola alternativa per conservarlo e poterlo consumare anche senza berlo immediatamente, il termine “yogurt” dovrebbe derivare dalla parola turca yoğurmak che significa denso, coagulato, cagliato. Le prime tracce dei benefici dello yogurt compaiono negli scritti della medicina Ajurvedica e risalgono a oltre 6mila anni fa, ma è solo nel 20mo secolo che Stamen Grigorov, uno studente di medicina bulgaro attribuisce con certezza le proprietà dello yogurt a un determinato batterio in esso contenuto e chiamato, da allora, Lactobacillus bulgaricus. Era il 1905 e appena qualche anno dopo, sulla base della scoperta di quel giovane medico, il Nobel russo, Yllia Metchnikoff, ipotizzò che proprio nel lactobacillus potesse risiedere almeno parte della spiegazione della longevità della popolazione bulgara di allora. La prima fabbrica di yogurt europea fu aperta in Francia, da quella che ancora oggi è l’attuale Danone, nel 1932. Nove anni dopo fu la volta degli Stati uniti.

UN AIUTO A CHI SOFFRE DI PRESSIONE ALTA
Circa un miliardo di persone al mondo soffre di pressione alta, il principale fattore di rischio per l’insorgere di più gravi malattie cardiovascolari. Negli ultimi decenni sono state numerose le evidenze per cui assumere più latticini e prodotti caseari contribuisca a ridurre problemi cardiovascolari e patologie a essi legati quali diabete di tipo2, ipertensione, insulino-resistenza. Ma uno studio piuttosto recente – pubblicato dalla Oxford University Press sull’ American Journal of Hypertension – ha aggiunto elementi ulteriori che associano, nello specifico, un maggior consumo di yogurt a un minore rischio di contrarre malattie cardiovascolari in persone che già soffrono di pressione alta.

DUE VOLTE A SETTIMANA
Massiccio il campione preso in esame di 55mila donne di età compresa tra 30 e 55 anni e 18mila uomini tra i 40 e i 75, affetti da ipertensione. Le loro abitudini alimentari e le condizioni di salute sono state osservate per una trentina d’anni alla fine dei quali è emerso che il maggior consumo di yogurt corrispondesse nelle donne al 30% in meno di rischio d’infarto miocardico e negli uomini al 19% in meno. In entrambi i gruppi sotto osservazione quanti hanno assunto almeno due porzioni di yogurt a settimana hanno riportato un rischio inferiore di circa il 20% rispetto agli altri di contrarre malattie del sistema coronarico o infarto.

“Ipotizziamo che il consumo di yogurt nel lungo periodo possa ridurre i problemi cardiovascolari dopo che già diversi studi di portata minore hanno mostrato gli effetti benefici dei prodotti caseari” ha dichiarato uno dei coautori dello studio, Justin Buendia. “In questo caso – ha aggiunto – abbiamo un campione molto ampio osservato per oltre 30 anni e i nostri risultati forniscono nuove evidenze che lo yogurt sia d’aiuto al cuore sia da solo che ancor di più consumato come parte consistente di un’alimentazione ricca di fibre, frutta, verdura e cereali integrali”.

UNA MANCATA OPPORTUNITÀ
Nonostante sia una ricchissima fonte di calcio, il consumo di yogurt è molto variabile da paese a paese, ma generalmente ridotto rispetto al potenziale di salute che rappresenta questo alimento: in Paesi come il Brasile e gli Stati Uniti, ad esempio, non supera il 6% la quota di popolazione che consuma abitualmente yogurt. Un’opportunità persa per contribuire a uno stile di vita sano dato l’alto contenuto di calcio, di proteine biodisponibili, di probiotici preziosi per la salute dei miliardi di batteri buoni che abitano il nostro intestino e dai quali dipende una buona fetta del nostro benessere generale.

BIANCO, INTERO, BIOLOGICO
Lo yogurt dovrebbe essere bianco, non addizionato di frutta o zucchero, per evitare che il fruttosio, con il suo elevatissimo potere ossidante, “glichi” le proteine del latte creando un prodotto ossidato, nocivo per la fisiologia. Dovrebbe essere intero. I grassi infatti, pur aumentando le calorie, diminuiscono l’insulina, l’ormone con cui formiamo depositi di grasso, e promuovono una sazietà prolungata. Gli yogurt alla frutta, invece, addizionati di zucchero, fruttosio, o sciroppo di glucosio-fruttosio, inducono uno stimolo molto più potente alla secrezione di insulina, e, a fronte delle talvolta minor calorie, segnalano al corpo di accumulare grasso. Va sempre scelto intero soprattutto perché è solo nella frazione grassa che troviamo i preziosi nutrienti liposolubili (vitamina A, E, K, D e colina), responsabili della maggior parte del potenziale antiossidante del latte.

FONTI:

Justin R Buendia, Yanping Li, Frank B Hu, Howard J Cabral, M Loring Bradlee, Paula A Quatromoni, Martha R Singer, Gary C Curhan, Lynn L Moore. Regular Yogurt Intake and Risk of Cardiovascular Disease Among Hypertensive Adults. American Journal of Hypertension, 2018.

History of yogurt and current patterns of consumption
Mauro Fisberg  Rachel Machado
Nutrition Reviews, Volume 73, Issue suppl_1, 1 August 2015, Pages 4–7.