Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Indice

Dottoressa Rasio, conosciamo tutti la vitamina C, ma in genere ci limitiamo a pensare che faccia bene al raffreddore. Tutto qui?

– La vitamina C è una delle sostanze più sicure ed efficaci per mantenerci in salute. Per comprendere le gravi conseguenze cliniche di una sua carenza pensiamo ai tempi in cui era diffuso lo scorbuto tra coloro che – come i soldati al fronte o i marinai – per lunghi periodi non avevano accesso a frutta e verdura fresche. Sulle navi anche l’80% dell’equipaggio moriva di scorbuto, malattia dai sintomi gravissimi: sanguinamento delle gengive, caduta di denti e capelli, insorgere di ulcere e dolori articolari, fino a riflessi psichiatrici come depressione e isteria. Ne deduciamo quante, e quanto importanti, siano le funzioni della vitamina C.

Quindi mai trascurare l’assunzione di vitamina C?

– Esattamente. Mentre in natura, infatti, piante e animali producono autonomamente vitamina C, noi esseri umani, insieme alle scimmie e alle cavie (i porcellini d’India), abbiamo, invece, perso la capacità di sintetizzarla e dobbiamo procurarcela dall’esterno.

Cioè attingerla dal cibo o dagli integratori alimentari?

– Gli alimenti dovrebbero sempre essere la fonte principale: è stato visto che la vitamina C del kiwi somministrata agli animali esercitasse effetti antiossidanti e di protezione del DNA maggiori e più duraturi rispetto a una dose più elevata derivante dall’integratore. Ciò premesso, se risulta complicato consumare giornalmente sufficiente frutta e verdura fresca, bene anche gli integratori che compensano la carenza senza effetti collaterali rilevanti.

Insomma non dobbiamo più temere lo scorbuto, questa grave malattia da carenza di vitamina C?

– Come malattia conclamata direi di no, salvo rare eccezioni. Esiste però, ed è anche piuttosto diffusa, una forma di carenza di vitamina C intracellulare, più subdola e poco riconosciuta, che può manifestarsi negli individui insulino-resistenti. Chi ha elevati livelli di insulina (un ormone che aumenta in risposta al consumo di eccessive quantità di zuccheri o di carboidrati raffinati) sviluppa nel tempo una resistenza a questo ormone, diventando meno sensibile al segnale che a partire dall’insulina fa entrare il glucosio nelle cellule. Questo meccanismo serve alle cellule per proteggersi dai danni derivati dall’eccessivo ingresso di glucosio al loro interno. Resistere all’ingresso di glucosio, però, vuol dire anche resistere all’ingresso di vitamina C, una molecola strutturalmente molto simile al glucosio (si differenziano per sole quattro reazioni chimiche), che usa i recettori del glucosio per entrare dentro le cellule. Questo “scorbuto” intracellulare può avere importanti ripercussioni sulla produzione di energia. La vitamina C, infatti, partecipa alla sintesi di carnitina, un amminoacido che ha un ruolo fondamentale nel trasformare i grassi in energia: a livello intracellulare il deficit di vitamina C si traduce nel deficit di carnitina e nella ridotta produzione di energia a partire dai grassi. Anche i mitocondri non funzioneranno a dovere perché non protetti dall’azione antiossidante della vitamina C e l’eccessivo stress ossidativo all’interno delle cellule può indurre, nel tempo, difetti che aumentano il rischio di farci ammalare.

Compresa l’importanza della vitamina C ci indichi dove ne troviamo di più

– Come accennato la troviamo prevalentemente nella frutta e nella verdura fresca, in particolare negli alimenti acidi poiché in ambiente alcalino, o basico, si disattiva. Sappiamo tutti che frutti acidi come gli agrumi son ricchi di vitamina C. Meno noto, forse, che i kiwi ne contengano molta più delle arance. Poi fragole, papaya, guava, verdure quali rucola, cavolo cappuccio e cavolo rosso. Senza dimenticare prezzemolo, peperoni e peperoncino.

Dottoressa lei ha più volte sottolineato la freschezza, perché?

– Perché la vitamina C è molto sensibile alla temperatura, all’aria, all’esposizione alla luce e si deteriora insieme al cibo. Attenzione anche quando acquistiamo verdure surgelate perché avranno subìto un’importante perdita di vitamine. Rischio che corre anche chi ha l’abitudine di aggiungere bicarbonato alle verdure in cottura. Cuocere, in generale, disattiva molta della vitamina C e per questo le verdure andrebbero consumate preferibilmente crude, oltre che fresche.

20160708_succhi-arancia-limone-vitamina-c-rasio

Quando è consigliabile assumere vitamina C?

– Innanzitutto al pasto, perché riduce la formazione di sostanze cancerogene che potremmo assumere in parallelo ad altri cibi, ad esempio con la carne alla griglia, affettati e insaccati. Se a pranzo non riusciamo a mangiare di meglio che un panino col prosciutto, sarebbe ideale associarvi una spremuta.

Qual’è il fabbisogno giornaliero di vitamina C?

– Non molto, si parla di 100 mg al giorno e la maggior parte di noi sicuramente li assume: basta una spremuta di due limoni al mattino. Attenzione ai segnali di deficit di vitamina C come il sanguinamento gengivale.

Ci sono casi in cui il nostro fabbisogno aumenta?

– Primo fra tutti lo stress. La vitamina C partecipa anche alla sintesi dell’adrenalina, ormone dello stress per eccellenza, e non è un caso che gli animali in grado di auto produrla ne aumentino la sintesi proprio in situazioni di stress. La vitamina C, inoltre, è idrosolubile e si perde in gran parte urinando: solo alcuni organi, che ne hanno più bisogno, la trattengono, quali l’ipotalamo, il cristallino, le ghiandole surrenali. Tutte cose che tendiamo a ignorare, ma che ben sapevano gli indiani d’America: quando uccidevano l’alce ne isolavano i surreni e li tagliavano a fettine distribuendole tra l’intera tribù per proteggersi dallo scorbuto. Riflettiamo sul bagaglio di conoscenze che abbiamo perso nei secoli. Attenzione anche a chi beve troppa acqua durante il giorno: tenderà ad eliminarla con le urine.

In conclusione, riassumiamo i benefici di questa preziosa sostanza.

– È una manna dal cielo per l’apparato cardiovascolare: abbassa colesterolo e trigliceridi; previene la formazione di colesterolo ossidato; aumenta la resistenza del collagene rendendo più stabili le pareti dei nostri vasi; abbassa la pressione sanguigna. Diventa così indispensabile per i fumatori, per chi soffre di ipertensione e insufficienza cardiaca. Per questi soggetti è dimostrato che assumere 500 mg al giorno di vitamina C reca gli stessi benefici di svolgere quotidianamente attività fisica. Non è un invito a non fare sport, ma un’ulteriore conferma ad abbondare con la vitamina C. Anche perché favorisce l’assorbimento del ferro ed è consigliata ad anemici e donne in gravidanza o in allattamento. Infine, chi ha l’acido urico alto e soffre di gotta dovrebbe assumere almeno un grammo al giorno di vitamina C per favorire l’eliminazione di acido urico con le urine.

Non è pericolosa, non ci sono effetti collaterali da sovradosaggio?

– Come detto la espelliamo facilmente urinando: dosaggi molto alti provocano, al massimo, una diarrea osmotica o qualche bruciore di stomaco. Essendo acida, la vitamina C non è ideale per chi soffre di reflusso che dovrebbe assumerla ai pasti, per tollerarla meglio. C’è, poi, il dubbio che la vitamina C favorisca il rischio di calcoli urinari in chi già ne soffre, ma il dibattito medico in merito è apertissimo.

Dottoressa Debora Rasio
Nutrizionista presso l’ospedale Sant’Andrea
Università di Roma La Sapienza

Laureata in medicina e chirurgia, specialista in oncologia e ricercatore presso la Sapienza Università di Roma, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute. La Dott.ssa Rasio vanta inoltre collaborazioni con le trasmissioni televisive Uno mattina (RaiUno), FuoriTg3 (RaiTre), Buongiorno Benessere (RaiUno), A Conti Fatti (RaiUno), Matrix (Canale5) e diMartedì (La7), oltre a curare la rubrica settimanale Salute & Benessere su Radio Monte Carlo.