Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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“Combatte i segni dell’invecchiamento”. E’ questa la formula magica che ci attrae irresistibilmente e ci induce ad acquistare un cosmetico o un altro prodotto per il benessere personale. Dobbiamo però sapere che piccoli gesti e accortezze quotidiane possono sì attenuare i segni dell’invecchiamento che vediamo in superficie ma non contrastarne le cause che agiscono in profondità. Sarebbe illusorio credere di “combattere” l’invecchiamento usando una buona crema idratante per il viso: prima ancora della nostra pelle, infatti, invecchiano le nostre cellule ed è su di loro che dovremmo focalizzare i nostri sforzi.

CONCEDERE UN PO’ DI TEMPO ALLE CELLULE

Un recente studio dell’americana Brigham Young University ha confermato l’efficacia di un metodo per aiutare le nostre cellule a invecchiare più lentamente: mangiare meno. È tutta una questione di ribosomi, i componenti delle cellule che hanno il compito di sintetizzare le proteine. Un’attività continua e faticosa: rallentarla significa dare ai ribosomi il tempo di auto-ripararsi. In altri termini, se riduciamo le calorie mettendo i ribosomi in condizione di sintetizzare meno proteine riduciamo i tempi d’invecchiamento. Potremmo, infatti, paragonare queste particelle a un’autovettura in continuo movimento che necessita periodicamente di uno “stop” per la revisione e l’eventuale sostituzione delle componenti usurate. Qualcosa di molto simile avviene nei ribosomi quando diminuisce l’apporto calorico, stando, almeno, a quanto osservato nei topini di laboratorio dai ricercatori statunitensi. In particolare, i topolini del campione sono stati divisi in due gruppi: il primo ha avuto accesso illimitato al cibo, il secondo, invece, è stato sottoposto a una restrizione calorica del 35% pur nella garanzia dell’apporto in nutrienti necessario alla sopravvivenza. Nei topolini “a dieta” la restrizione calorica ha provocato profondi cambiamenti biochimici capaci di rallentare l’invecchiamento al punto da registrare un aumento della durata di vita quasi speculare al volume di calorie sottratto.

LE PROTEINE SONO “FATICOSE”

Non è la prima volta che gli scienziati rilevano una correlazione tra calorie e durata della vita. Mai, però, in questo processo era stato dimostrato il ruolo chiave della sintesi di proteine e dei ribosomi. Le proteine sono, dopo l’acqua, le principali molecole di cui siamo costituiti, rappresentando oltre il 50% del nostro peso secco. Sono proteine le nostre parti più squisitamente strutturali come i muscoli, i tendini, i legamenti e gran parte delle ossa, gli enzimi responsabili di tutte le nostre reazioni biochimiche, le molecole di trasporto come l’emoglobina, le sostanze antiossidanti come il glutatione, gli ormoni come l’insulina, l’ormone della crescita, l’adrenalina e l’ormone tiroideo e le molecole bioattive come l’ossido nitrico, responsabile della vasodilatazione e coinvolto nella trasmissione dell’impulso nervoso. Il nostro corpo si occupa della sintesi di oltre 25.000 diverse proteine, della loro manutenzione e, in caso di danni o usura, della sostituzione con nuove molecole. Questo turnover di proteine ha un costo metabolico elevato, cui spesso si aggiunge il costo ulteriore dello “smantellamento” e smaltimento delle proteine assunte in eccesso con la dieta. Al contrario di quanto avviene per zuccheri e grassi, infatti, il nostro organismo non è in grado di stoccare le proteine consumate in eccesso rispetto ai nostri fabbisogni e, per questa ragione, deve continuamente “smontarle” nei suoi amminoacidi costituenti ed eliminarle, principalmente attraverso le urine. Fra l’altro, più proteine si assumono con la dieta più incrementa il catabolismo di vecchie proteine in un continuo aumentato turnover di tali molecole. Ridurre l’apporto proteico, al contrario, invia un potente segnale di risparmio delle nostre proteine con rallentamento del loro turnover. Un intervento che risparmia fatica ai nostri ribosomi che per svolgerlo consumano il 10-20% dell’energia totale a disposizione delle cellule. Permettere ai ribosomi di lavorare meno gli consente di rigenerare le parti più usurate e di produrre proteine di migliore qualità. Mangiarne meno permette alle nostre cellule di “fare il tagliando” più spesso, preservando il corretto e duraturo funzionamento dell’intero organismo. Non a caso, i topolini sottoposti a restrizione calorica sono risultati anche più energici e in salute di quelli non a dieta.

CIBO E CELLULE SI PARLANO: MANGIAMO MEGLIO

Questi dati rappresentano un ulteriore stimolo a migliorare stile di vita e di alimentazione e, soprattutto, a mangiare meno e meno proteine. Dovremmo progressivamente imparare ad ampliare la concezione che abbiamo riguardo al cibo: esso non conta solo per quello che apporta, ma è soprattutto rilevante il dialogo mirato che ha con le nostre cellule, inviando loro segnali affinché attivino precisi meccanismi. Incluso quello dell’invecchiamento. Siamo ciò che mangiamo e scelte adeguate a tavola contribuiscono ad allungarci la vita.