Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Ridurre i carboidrati aiuta a non riprendere i chili persi

Indice

Perdere peso è spesso più facile che mantenere nel tempo i risultati raggiunti, senza tornare ad ingrassare. Secondo gli studi, infatti, quasi il 95 percento di chi fa una dieta dimagrante tende a riprendere i chili persi nell’arco dei due anni successivi e ciò si spiega, in parte, anche a causa del rallentamento metabolico che il corpo mette in atto per contrastare il dimagramento e che lo porta a bruciare meno energia. Le calorie, però, non sono tutte uguali e secondo un importante studio appena pubblicato sul British medicine journal (Bmj), chi consuma pochi carboidrati ne brucia di più con minori possibilità d’ingrassare.

 

DECENNI DI ERRORI
Per campione preso in esame e durata temporale lo studio in questione è tra i più ampi degli ultimi anni e si basa su un nuovo modo di concepire la lotta all’obesità dopo decenni nei quali siamo stati tutti concentrati a mangiare pochi grassi e fiumi di carboidrati prevalentemente raffinati e industrialmente trattati, più caloricamente “leggeri”. Ciò non ha fatto che aumentare i livelli d’insulina nel sangue, spingendo le cellule a stoccare quante più calorie possibile provenienti dai carboidrati in forma di grassi (è questo il messaggio che l’insulina dà alle cellule) e lasciando il resto del corpo affamato e costretto a rallentare il metabolismo: un mix letale per conservare il peso forma!

Partendo da questi presupposti i ricercatori hanno selezionato 234 adulti in sovrappeso, con un indice di massa corporea uguale o superiore a 25, di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Per le prime dieci settimane sono stati a dieta e ben 164 di loro sono riusciti a perdere tra il 10 e il 14% del peso passando, così, alla fase 2 dello studio: il mantenimento. A questo punto, sono stati divisi in modo del tutto casuale in tre sottogruppi che hanno seguito, per altre 20 settimane, una dieta composta, rispettivamente, del 60, 40 e 20% di carboidrati sul totale delle calorie ingerite. Parliamo di carboidrati di buona qualità, prevalentemente integrali, poco raffinati. Durante questo periodo di regime alimentare gli scienziati hanno provato a misurare, a parità di peso, quante calorie bruciassero i membri dei tre differenti gruppi.

 

BRUCIATE BEN 250 KCAL IN PIÙ AL GIORNO!
Trascorse le 20 settimane è stato visto che il dispendio di energia, quindi le calorie bruciate, era stato molto più alto per coloro che avevano mangiato meno carboidrati. In particolare, coloro che avevano seguito la dieta a basso contenuto di carboidrati avevano consumato, in media, 270 kilocalorie in più rispetto a quanti avevano seguito il regime ad alto contenuto di carboidrati. Con i dovuti aggiustamenti un tale risultato equivale a poco meno di 10 kg persi in tre anni, senza però diminuire il numero di calorie giornaliere, ma solo modificandone la qualità e la fonte.

 

BENEFICI MAGGIORI PER CHI HA L’INSULINA ALTA
Un altro aspetto sul quale si sono concentrati gli scienziati è quello dei livelli d’insulina, considerando quanto l’insulino-resistenza e il diabete siano oggi malattie diffuse a livello endemico che, in gran parte dei casi, aprono la strada a mali peggiori come infarto, ictus e altre complicazioni di origine cardiovascolare. Tra i pazienti partecipanti all’esperimento con secrezione d’insulina molto alta la differenza delle calorie bruciate tra quanti avevano mangiato pochi carboidrati e quanti ne avevano mangiati tanti ha toccando quota 470 kilocalorie giornaliere! In parallelo anche la grelina (l’ormone che stimola la fame) e la leptina (l’ormone che regola la sazietà e che aumenta in chi è obeso), erano scesi molto più nei pazienti “low-carb” che in quelli “high-carb”.

 

LE CALORIE NON SONO TUTTE UGUALI
Questi risultati sono particolarmente innovativi e importanti perché smonterebbero ulteriormente l’assunto per cui tutte le calorie sono uguali per il nostro corpo. Nel caso dei partecipanti allo studio, infatti, a parità di Kilocalorie assunte giornalmente, la presenza di una quota più o meno alta di carboidrati sul totale ha inciso differentemente sul peso, sul senso di fame e sui livelli d’insulina.

 

FONTE: Cara B Ebbeling, Henry A Feldman, Gloria L Klein, Julia M W Wong, Lisa Bielak, Sarah K Steltz, Patricia K Luoto, Robert R Wolfe, William W Wong, David S Ludwig. Effects of a low carbohydrate diet on energy expenditure during weight loss maintenance: randomized trial. BMJ, 2018; k4583 DOI: 10.1136/bmj.k4583