Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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Il consumo abituale di frutta secca oleosa è da tempo associato a una migliore salute del cuore e, più in generale, a un’efficace protezione dal rischio di malattie croniche, tumori inclusi, in special modo quelli del colon-retto. Dall’Università dell’Illinois arriva un nuovo studio che spiega i benefici di una dieta ricca di noci alla luce del loro impatto sul microbiota, la popolazione di miliardi di batteri buoni che abita il nostro intestino.

CIBO PER I BATTERI
Come dovremmo ormai sapere, il miglior cibo per i nostri batteri sono le fibre contenute in verdura, frutta, cereali integrali, legumi. La stessa fibra presente nella frutta secca oleosa, noci in testa, le quali sembrerebbero agire proprio come alimenti prebiotici capaci, cioè, di nutrire i buoni batteri e metterli nelle migliori condizioni per svolgere al meglio il loro ruolo nella digestione. Lo studio in questione è stato pubblicato da Journal of Nutrition e ne è emerso che il consumo regolare di noci non solo alimenta il microbiota, ma ne regola la produzione di acidi secondari biliari i quali, se fuori controllo, possono diventare pericolosi. Ancora, le persone che hanno preso parte alla ricerca ne sono uscite con più bassi livelli di colesterolo LDL, quello “cattivo”. Insomma, intestino e cuore ringraziano.

DA ZERO A 42 GRAMMI
La ricerca ha preso in esame 18 adulti in salute, uomini e donne: per due-tre settimane hanno consumato diete diverse, a zero o 42 grammi (circa un palmo) di noci al giorno. All’inizio e alla fine del periodo di osservazione sono stati loro prelevati campioni fecali e di sangue.

Comparando i dati iniziali e finali ci si è accorti che al consumo di noci corrispondeva l’aumento di alcuni precisi batteri che avevano in comune la stessa abilità: produrre acido butirrico, un carburante di prima scelta per la nostra flora intestinale e per le cellule dell’intestino, oltre che molecola di segnale in grado di migliorare il metabolismo del glucosio a livello di fegato e cellule periferiche.

TRE BATTERI SPECIALI
Sono tre i batteri la cui presenza è aumentata in chi mangiava più noci: Faecalibacterium, Roseburia e un tipo di Clostridium che produce acido butirrico. Il primo, in particolare, suscita interesse perché in precedenti studi condotti su animali ha mostrato sia proprietà antinfiammatorie, sia una migliore insulino-resistenza nei soggetti che lo avevano assunto. Il Faecalibacterium, insomma, sembrerebbe avere tutti i presupposti per essere un nuovo probiotico da incoraggiare nei cibi e nell’uso alimentare.

INTESTINO PROTETTO
L’altro effetto positivo riscontrato nel gruppo che ha consumato noci è stato il minor livello di acidi secondari biliari. Dettaglio non da poco considerando che questi aumentano nei pazienti affetti da tumore al colon. Gli acidi biliari secondari possono, infatti, danneggiare le cellule del tratto intestinale e la sua flora: mantenerli bassi è indice di salute.

FIBRE E GRASSI DI PRIMA SCELTA
Una delle ragioni ipotizzate dagli scienziati per spiegare l’interazione diretta tra noci e batteri risiede nel fatto che solo l’80% delle calorie delle noci viene digerito e trasformato in energia. Ne resta un 20% “intatto”, ricco di fibre e grassi, a disposizione del microbiota che se ne nutre direttamente traendone il massimo beneficio possibile.

NON AVER PAURA D’INGRASSARE
Trattandosi di un alimento altamente protettivo dovremmo mangiare quotidianamente noci e altra frutta secca. Senza timore di ingrassare. Parte dei grassi presenti andranno, infatti, a “fare struttura”, cioè a stabilirsi sulle pareti delle cellule migliorando, così, la comunicazione tra le cellule stesse. Un’altra parte di questi grassi resterà nell’intestino conferendo alla frutta secca oleosa un forte potere saziante che ci tratterrà dall’andare in cerca di quegli zuccheri tanto problematici per la nostra salute. Spalanchiamo, dunque, le porte della nostra alimentazione a noci e frutta secca: sgranocchiamole, trituriamole, aggiungiamole come condimento alle insalate, diamole a merenda ai nostri bambini.. Non importa come, purché si arrivi a mangiarne ogni giorno. Ricordiamo che le noci essendo ricche di omega tre, acidi grassi molto delicati, rischiano maggiormente di irrancidire rispetto all’altra frutta secca. Uno stratagemma è di conservarle in freezer (per oltre 6 mesi): sono comunque pronte per l’uso perché la ricchezza in omega-3 non ne permette il congelamento.

 

Fonte: Hannah D Holscher, Heather M Guetterman, Kelly S Swanson, Ruopeng An, Nirupa R Matthan, Alice H Lichtenstein, Janet A Novotny, David J Baer. Walnut Consumption Alters the Gastrointestinal Microbiota, Microbially Derived Secondary Bile Acids, and Health Markers in Healthy Adults: A Randomized Controlled Trial. The Journal of Nutrition, 2018; DOI: 10.1093/jn/nxy004