Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Luce blu emessa dai dispositivi elettronici: i rischi per la salute

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Ogni giorno la maggior parte di noi per motivi di lavoro, di studio o di svago, trascorre ore e ore davanti a Pc, tablet e smartphone, divenuti ormai insostituibili compagni delle nostre attività lavorative e sociali. Gli schermi di questi dispositivi emettono grandi quantità di luce blu, un tipo di frequenza emessa anche dal sole. Cerchiamo di fare chiarezza. La radiazione del sole che raggiunge l’occhio umano è suddivisa in spettro visibile e spettro non visibile, quest’ultimo comprendente la luce ultravioletta o UV e infrarossa.

Se i potenziali danni dei raggi UV sulla nostra pelle e gli occhi sono noti ai più, meno conosciuti sono invece gli effetti della luce blu visibile. Se è vero che quest’ultima possiede meno energia rispetto a quella ultravioletta, diversamente dai raggi UV, tuttavia, la luce blu non viene quasi filtrata dalle strutture dell’occhio nel suo viaggio verso la retina. E, poiché la componente blu della luce visibile possiede comunque un’elevata energia, l’incontro con la retina non è privo di conseguenze. Normalmente se di giorno siamo esposti a una porzione relativamente alta di luce blu proveniente dal sole, la sera dovremmo esserne relativamente protetti. Oggigiorno, però, si sta verificando un cambiamento radicale delle nostre abitudini che ci porta a trascorrere numerose ore nel corso della giornata davanti ai monitor con la conseguenza che la quantità di luce blu che arriva alla retina risulta eccessiva e fuori fase rispetto ai ritmi biologici.

Gli effetti negativi dell’esposizione alla luce blu di sera sono ben documentati.

La luce blu, infatti, altera il nostro equilibrio ormonale facendo credere al cervello che sia giorno e sopprimendo così la produzione di melatonina, coinvolta nella regolazione del ciclo sonno-veglia e dei ritmi biologici e necessaria per la sincronizzazione dell’attività delle nostre cellule. La melatonina, inoltre, svolge un’importante funzione antiossidante e anti-tumorale e i suoi livelli tendono e declinare con l’età. La soppressione della produzione di melatonina interferisce negativamente sul funzionamento delle cellule e quindi sulla nostra salute.

Proprio recentemente i ricercatori dell’Università di Toledo hanno scoperto la  modalità con cui la luce blu danneggia i fotorecettori presenti nella retina portandoli a morte. La perdita dei fotorecettori è un problema serio perché causa una irreversibile riduzione della funzionalità visiva a livello del campo visivo centrale chiamata degenerazione maculare, fino alla cecità. Il problema è tutt’altro che trascurabile: nei paesi con il maggior benessere la degenerazione maculare rappresenta la prima causa di cecità.

Nello studio recentemente pubblicato, gli studiosi hanno compreso il meccanismo con cui la luce blu uccide i fotorecettori retinici. Le cellule dei fotorecettori captano la luce attraverso speciali pigmenti chiamati “retinali” indispensabili per la visione. La luce blu emessa dai dispositivi elettronici stressa i retinali eccessivamente, attivando una serie di reazioni a cascata che portano alla creazione di molecole chimiche tossiche che conducono le cellule a morte. E poiché i fotorecettori non rigenerano, il danno risulta irreversibile.

Il team di ricerca ha anche dimostrato che un derivato della vitamina E – l’alfa tocoferolo – è in grado di ridurre i danni ma poiché non evita la morte dei fotorecettori, non può al momento essere considerato una cura.   

Preoccupa il fatto che, essendo solo 10-20 anni che abbiamo cominciato a esporre i nostri occhi alla luce blu artificiale, gli effetti a lungo termine sulla popolazione generale rimangono per ora sconosciuti.

Per limitare le conseguenze di un’eccessiva esposizione agli schermi è importante limitare il numero di ore trascorse davanti a tablet, computer e smartphone la sera quando il nostro cervello non dovrebbe essere attivato e evitando di usarli del tutto quando si è al buio perché l’assenza di luce dilata le pupille e fa sì che la luce blu penetri maggiormente e risulti così ancora più dannosa per i nostri occhi.

Anche se oggi molti device dispongono del profilo serale, con cui il display vira verso tonalità più calde, ed esistono programmi che ‘ingialliscono’ le immagini sul monitor man mano che si avvicina l’ora di andare a letto, la validità di queste misure sembra limitata.

Più efficaci sono le soluzioni che utilizzano filtri fisici, in grado di fermare totalmente le componenti dannose della luce blu. Ne possiamo trovare principalmente di due tipi: gli occhiali con lenti speciali che filtrano la luce blu e le pellicole da applicare sullo schermo dei dispositivi digitali che operano nello stesso modo. Le proposte sul mercato sono molte e spesso è difficile valutarne la bontà. Importante è rivolgersi all’oculista di fiducia per personalizzare le soluzioni.

 

Fonte: Blue light excited retinal intercepts cellular signaling. Kasun Ratnayake, John L. Payton, O. Harshana Lakmal, Ajith Karunarathne. Scientific Reports, 2018;