Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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I ritmi circadiani scandiscono la nostra giornata, l’alternarsi di veglia e sonno, del mangiare e del digiunare secondo uno schema generalmente definito che ci porta a dormire di notte e stare svegli e consumare almeno tre pasti durante il giorno. Rompere questo ritmo delle 24 ore mangiando, ad esempio, la sera tardi o dormendo di giorno perché si svolge un lavoro notturno può condurre a diversi problemi di salute legati alle alterazioni del metabolismo come obesità, diabete, ipercolesterolemia e altre malattie connesse, come quelle cardiovascolari e le neurodegenerative. Ma uno studio condotto presso il Salk Institute, centro californiano di eccellenza mondiale nella ricerca biomedica, e appena pubblicato dalla rivista “Cell Metabolism” suggerisce nuove possibilità per mantenersi in forma fisica e salute anche quando l’orologio biologico è un po’ “sballato”.

FUORI DAGLI SCHEMI
Per molti di noi la giornata inizia con una tazza di caffè al mattino e termina 15-16 ore dopo con l’ultimo spuntino prima di coricarsi. Il nostro corpo, però, è geneticamente programmato a funzionare diversamente nell’arco delle 24 ore, con i geni per la digestione più attivi nelle ore diurne e quelli per la riparazione cellulare più operativi durante il riposo notturno. Non a caso, nell’ambito di questo schema “classico”, vale il consiglio di assumere pasti più corposi nella prima parte della giornata e più leggeri alla sera secondo la regola aurea di salute “colazione da re, pranzo da principe, cena da povero”. Ma i ricercatori hanno visto che anche chi non segue questi ritmi circadiani naturali – per disposizione genetica o perché costretto da fattori esterni come l’orario di lavoro – potrebbe ridurre i rischi legati al malfunzionamento del metabolismo restringendo il consumo di cibo a una finestra di 8-10 ore giornaliere e digiunando il resto del tempo.

DIGIUNARE QUALCHE ORA AL GIORNO
A questa conclusione i ricercatori sono arrivati osservando dei topini con un difetto genetico della regolazione dei ritmi circadiani, a cui è stato dato accesso 24 ore su 24 a una dieta molto grassa e che sono divenuti, per questo, obesi, diabetici, con colesterolo alto, fegato grasso e altri problemi di natura metabolica. Ristretto il consumo di cibo a sole 8-10 ore al giorno, quegli stessi topini con l’orologio biologico completamente saltato sono tornati magri, in forma e in salute. Questo, secondo gli scienziati, perché il lungo digiuno giornaliero li ha riallineati ai loro ritmi circadiani permettendo comunque ai geni della digestione di essere più attivi nel momento in cui si mangia di più.

Insomma, invece di riparare l’orologio biologico “difettoso” gli scienziati hanno provato ad adattare ad esso le abitudini alimentari. I topini dall’orologio biologico alterato sono stati divisi in due gruppi. Ad un primo è stato concesso di mangiare cibo ricco in grassi e zuccheri durante tutto il giorno, all’altro di consumare le stesse calorie in una finestra ristretta di dieci ore. Quest’ultimi sono rimasti magri e non si sono ammalati contrariamente agli altri che sono ingrassati malamente con tutte le conseguenze del caso.

BALLARE DA SOLI
Se oggi è piuttosto consolidata l’idea che l’orologio biologico scandisca irrimediabilmente il tempo interno del nostro metabolismo, facendoci ammalare se non lo rispettiamo, questo studio suggerisce la possibilità di poter ricorrere anche a uno schema temporale esterno quando l’orologio interno si rompe. Del resto sono numerose le ricerche che evidenziano come un periodo giornaliero di digiuno aiuti a regolare il metabolismo a dispetto dell’impostazione prevalente per cui mangiare 5-6 volte al giorno attivi il metabolismo. Per chi, ad esempio, non riesce proprio a mangiare meno a cena, o è costretto a cenare tardi, saltare la colazione potrebbe rappresentare la migliore soluzione.

Insomma il concetto di fondo è che se siamo degli “outsider” rispetto al ritmo biologico prevalente, possiamo ballare da soli seguendo i nostri ritmi. Pensiamo ad esempio a tanti anziani che hanno dei ritmi circadiani alterati: dormono meno la notte o perdono l’appetito durante il giorno aumentando il rischio di malattie metaboliche, tumori, demenza senile. In parte questa inevitabile rottura dell’orologio biologico dovuta all’età si potrebbe correggere proprio concentrando il consumo di cibo nell’arco di dieci ore giornaliere lasciando più tempo a disposizione del metabolismo per riparare i danni accumulati e ritrovare, così, uno stato di equilibrio. Qualunque esso sia, purché funzioni.

 

FONTE: Amandine Chaix, Terry Lin, Hiep D. Le, Max W. Chang, Satchidananda Panda. Time-Restricted Feeding Prevents Obesity and Metabolic Syndrome in Mice Lacking a Circadian Clock. Cell Metabolism, 2018;