Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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Pensate al vostro cellulare o qualunque altro dispositivo elettronico di uso comune dotato di batteria ricaricabile: con il tempo, carica dopo carica, la durata della sua autonomia si andrà gradualmente riducendo fino al momento di trovarvi costretti a sostituire la batteria. È un meccanismo molto simile a quanto accade ai mitocondri, le “batterie” delle nostre cellule, con la sola non trascurabile differenza di non essere sostituibili. Ragion per cui dobbiamo prenderci molta cura dei nostri mitocondri, giocatori in attacco nella partita contro i radicali liberi e l’invecchiamento che, loro malgrado, producono.

ARRUGGINIAMO GIORNO DOPO GIORNO

I mitocondri sono siti all’interno delle nostre cellule e possiamo paragonarli a delle microscopiche fornaci, in continua attività, dove il cibo che ingeriamo è trasformato in energia disponibile al funzionamento cellulare, cioè alla vita. Proposta per la prima volta nel 1972 è oggi ampiamente condivisa dalla comunità scientifica la cosiddetta “Teoria dell’invecchiamento mitocondriale” secondo cui è il danneggiamento dei mitocondri da parte di radicali liberi a rallentare, nel tempo, l’attività e il funzionamento cellulare. In altre parole le cellule svolgeranno sempre peggio le funzioni vitali se le loro batterie, i mitocondri, non saranno più in grado di rifornirle dell’energia necessaria. Abbiamo descritto i mitocondri simili a minuscole fornaci all’interno delle quali continue “esplosioni” trasformano il cibo in energia: durante questo processo l’ossigeno che respiriamo riceve parte dell’energia in forma di elettroni con produzione di “Superossido”, un radicale libero molto tossico in grado di ossidare gli ingranaggi cellulari, “arrugginendoli” proprio come accade per i metalli. Da un punto di vista scientifico l’invecchiamento non è altro che la lenta ossidazione del corpo: le macchie scure sulla pelle anziana sono molto simili a quelle marroni di una mela o di una banana lasciate esposte all’azione ossidativa dell’ossigeno. Per usare le parole di Eric Stadtman, uno dei più noti biochimici statunitensi scomparso nel 2008: “L’invecchiamento è una malattia. La durata della vita umana riflette semplicemente il livello di danneggiamento da parte dei radicali liberi accumulati nelle cellule. Quando diventa eccessivo le cellule, semplicemente, non possono sopravvivere e si arrendono”.

QUANDO GLI ANTIOSSIDANTI NON BASTANO: IL SUPERENZIMA

Per aiutare le nostre cellule a non arrendersi dobbiamo assumere dal cibo gli antiossidanti, il nostro antiruggine. Pensiamo ancora alla mela e alla banana: un metodo “classico” per evitare che imbruniscano una volta sbucciate è bagnarle di limone. Proprio come per la frutta, la vitamina C protegge il nostro organismo dall’ossidazione. Ma potrebbe non bastare: molti antiossidanti non penetrano sino ai mitocondri e, pur proteggendo il resto della cellula, senza riuscire ad arrivare alla sua “batteria” l’azione antinvecchiamento sarà moto depotenziata. È a questo punto che interviene la ‘Superossido dismutasi’ (SOD), un enzima “amico” che neutralizza il radicale libero ‘Superossido’ ritrasformandolo in normale ossigeno. Per questo suo ruolo di “idrante spegni-fuoco” la SOD è considerata un soppressore dei geni che favoriscono lo sviluppo di tumori nonché un’importante protezione del cervello in grado di tenere alla larga decadimento delle funzioni cognitive e demenza senile. Una delle spiegazioni per la maggiore longevità delle donne sembrerebbe essere legata proprio alla più intensa attività dell’enzima SOD nell’organismo femminile.

LA DIETA VEGETARIANA STIMOLA L’AZIONE PROTETTIVA DEL SOD

Come, dunque, stimolare al massimo l’attività dell’enzima SOD e la sua protezione da cancro, invecchiamento e malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer? Incrementando esponenzialmente il consumo di fonti vegetali. Un recente studio ha confrontato l’attività dell’enzima SOD tra un campione di onnivori e uno di vegetariani. L’enzima risulta, in generale, meno funzionate nei più anziani, ma tra i più giovani la sua attività protettiva è molto più efficace nei vegetariani. Nello specifico, è emerso che l’alimentazione vegetariana stimola l’attività della SOD del 300% in più rispetto alla dieta onnivora. Una dieta ricchissima in vegetali non solo ci consente di assumere grandi quantità di vitamine, minerali, oligoelementi, antiossidanti e altri fitonutrienti, ma ci protegge anche agendo direttamente sui geni, in questo caso aumentando l’espressione del gene che codifica per questo importante enzima, un vero e proprio “supereroe” nella lotta all’invecchiamento.