Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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Una dieta ricca in carne, hamburger, patate fritte e bibite gassate riduce il volume dell’ippocampo, una regione del cervello coinvolta nell’apprendimento e nella memoria. Il consumo di abbondanti verdure e pesce, al contrario, influenza il cervello in maniera positiva, aumentando il volume dell’ippocampo. Ne parliamo con la dr.ssa Debora Rasio, dirigente medico presso l’Ospedale Sant’Andrea di Roma che cura per noi la rubrica dedicata all’alimentazione secondo natura.

Questi i risultati di uno studio condotto su oltre 250 individui di età compresa fra i 60 e i 64 anni, seguiti per 4 anni, in cui si dimostrava che la differenza in volume dell’ippocampo fra chi consumava abbondanti cibi “pattumiera” rispetto a chi seguiva una dieta sana era di ben 200 millimetri cubi.

Questo dato è particolarmente rilevante perché l’ippocampo è la prima regione del cervello a essere aggredita nella malattia di Alzheimer, al punto che la riduzione del suo volume, documentabile con una risonanza magnetica nucleare, è utilizzata come parametro indicativo di quali individui affetti da deficit cognitivo lieve siano più a rischio di sviluppare demenza negli anni a venire.

L’ippocampo, inoltre, è importantissimo nella regolazione dell’umore, particolarmente nella depressione. E’ anche una delle due regioni del cervello in cui la formazione di nuovi neuroni (neurogenesi) resta attiva durante la vita adulta, essendo stimolata da fattori ambientali quali l’attività fisica, la restrizione calorica e la presenza di nutrienti essenziali. Stress, infiammazione di basso grado, stress ossidativo, e invecchiamento, invece, sembrano ridurre la neurogenesi. Non dimentichiamo che il fruttosio, gli oli vegetali idrogenati, gli additivi chimici, fra cui emulsionanti e dolcificanti artificiali, così pervasivi nella dieta occidentale, aumentano lo stress ossidativo e possono scatenare nel giro di pochi giorni una risposta infiammatoria di basso grado attraverso la modificazione della composizione della flora batterica intestinale.

Uno studio recente ha dimostrato che dopo soli 5 giorni di dieta a elevato contenuto in zuccheri i topi hanno peggiorato le loro prestazioni nei test in cui dovevano utilizzare la memoria recente, mostrando un aumento degli indici d’infiammazione e di stress ossidativo a livello dei neuroni ippocampali.

oliopesce1Questo è il primo studio sull’uomo che conferma quanto appreso attraverso decenni di sperimentazioni su animali: una dieta ricca in nutrienti essenziali quali gli acidi grassi omega-3, la colina, le vitamine del gruppo B e gli antiossidanti aumenta le dimensioni dell’ippocampo e migliora la memoria e l’apprendimento. Un’alimentazione basata su cibi “pattumiera”, al contrario, ha più e più volte dimostrato di indurre volumi ippocampali più piccoli, sviluppo di neuroni meno connessi fra loro e deficit della memoria e dell’apprendimento.

Lo studio dimostra che abbiamo non solo il potere di prevenire il declino cognitivo che si manifesta con l’età, ma anche di frenarne l’evoluzione verso gravi forme di demenza quali l’Alzheimer.

Questo è particolarmente importante alla luce dei risultati dell’ultimo Global Burden of Diseases pubblicato su The Lancet alla fine del 2014, che dimostra che, a livello mondiale, l’alimentazione incorretta è la principale causa di mortalità precoce mentre le malattie mentali sono la principale causa di disabilità.

La conferma del ruolo importantissimo della dieta non solo nelle malattie neurodegenerative ma anche in quelle mentali oltre che nei disordini dello sviluppo neurocognitivo, apre prospettive importantissime in termini di salute pubblica, individuando per la prima volta un bersaglio chiaro e facilmente modificabile per la prevenzione di questi disturbi a livello della popolazione generale.

Dottoressa Debora Rasio
Nutrizionista presso l’ospedale Sant’Andrea
Università di Roma La Sapienza

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute. La Dott.ssa Rasio vanta inoltre collaborazioni con le trasmissioni televisive Uno mattina (RaiUno) e Cose dell’altro Geo (RaiTre), oltre a curare la rubrica settimanale Salute & Benessere su Radio Monte Carlo.