Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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Ricotta, gorgonzola, caciottina, caciocavallo, provola e scamorza. Il sogno proibito per chiunque sia alle prese con la sfida di perdere peso. I formaggi, soprattutto se stagionati, sono infatti alimenti molto grassi e fortemente limitati – quando non del tutto vietati – nelle prescrizioni di una dieta dimagrante. E se questa certezza lapidaria del sapere condiviso in materia di alimentazione venisse, finalmente, scalfita? Se scoprissimo che i formaggi non sono poi così nemici della linea anzi, in alcuni casi, potessero persino favorirla? Dalla scienza arriva qualche barlume di speranza in questa direzione. Ma ancora non sufficiente a dare il “liberi tutti” per sostituire senza rimorsi il piatto di verdurine lesse con una bella mozzarella di bufala. Ciò premesso, è pur vero che da alcuni studi emergerebbe come assumere più calcio contribuisca a prevenire l’aumento di peso.

PIÙ CALCIO, MENO CHILI? LA SCIENZA SI INTERROGA.

Il condizionale è d’obbligo poiché non c’è ancora piena evidenza scientifica del fatto che consumare  alimenti ricchi di calcio contribuisca a contrastare l’obesità. Eppure questa rimane una strada battuta dai ricercatori i quali, lontani ancora dall’aver raggiunto risultati inconfutabili, ne dispongono a sufficienza per non escludere una correlazione tra aumento di calcio nell’alimentazione e riduzione del peso corporeo.

Su questo potenziale legame tra assunzione di calcio e cambiamento del peso si è concentrata un’analisi recentemente pubblicata da The American Journal of Clinical Nutrition. Per semplificare potremmo affermare che i ricercatori coinvolti abbiano provato a “mettere ordine” tra 1524 articoli dedicati al tema. Tra questi ne hanno selezionati 33 degni di maggiore attenzione. Passandoli in rassegna uno a uno, gli scienziati hanno concluso che l’equazione “più calcio, meno chili” non sia significativa. Ma andando oltre e dividendo gli studi in sottogruppi secondo l’età del campione di popolazione considerato da ogni singola analisi, sono emersi dati significativi. Più nel dettaglio, i ricercatori hanno appurato che bambini, adolescenti, adulti e donne in età pre-menopausa o anziane abbiano registrato una effettiva diminuzione di peso a fronte di una maggiore assunzione di calcio. Lo stesso fenomeno non è stato appurato, ad esempio, nel caso di donne in età immediatamente successiva alla menopausa, quando i livelli di calcio sono già bassi e impiegati dall’organismo più al fine di rafforzare le ossa che di perdere peso.

CALCIO E OBESITÀ: NON UNA CURA, FORSE UNA PREVENZIONE.

Dopo aver classificato gli studi presi in esame per età del campione, i ricercatori hanno suddiviso nuovamente i dati, questa volta scegliendo come criterio l’indice di massa corporea dei soggetti analizzati. Le conclusioni sono state piuttosto interessanti poiché l’effetto di una dieta ricca in  calcio sulla perdita di peso è stato sì rilevato, ma solo in coloro che avevano un indice di massa corporea nella norma. Al contrario, nessuna correlazione tra calcio e dimagrimento è emersa in quanti presentavano un indice di massa corporea alto. Queste rilevazioni suggeriscono che un’alimentazione ricca in calcio nell’alimentazione potrebbe svolgere un ruolo di prevenzione dell’obesità, ma non di contrasto. Sarebbe così forse spiegato il perché le donne francesi, pur mangiando burro, formaggi, madeleines, pains au chocolat e croissants tutti i giorni, siano fra le più magre d’Europa? Un’ipotesi che merita certamente di essere esplorata.

DALLA GENETICA UNA POSSIBILITÀ.

Oltre a quelle già descritte c’è un’ulteriore possibilità presa in considerazione dagli scienziati e potenzialmente foriera di buone notizie per gli amanti del latte e dei suoi derivati. Una possibilità che arriva dalla genetica. Uno studio danese – tra i 33 presi in considerazione nell’attenta opera di revisione di cui stiamo parlando – suggerisce che i latticini contribuirebbero particolarmente a ridurre l’aumento del peso in chi è predisposto geneticamente ad accumulare grasso nel punto vita. I dati statistici in merito concordano nel rilevare che chi ha il girovita abbondante, rispetto a tutti gli altri, se sottoposto a una dieta ricca di calcio, possa godere di benefici aggiuntivi in termini di riduzione della circonferenza del punto vita.

NESSUN MIRACOLO: ALLA SCIENZA IL SUO TEMPO

Ma in che modo il calcio – e i cibi che ne sono ricchi – aiuterebbe a dimagrire? Limitandosi a quanto osservato sinora sembrerebbe che il calcio sia in grado di legare gli acidi grassi nel tratto gastrointestinale, in un processo di “saponificazione” che ne inibisce l’assorbimento con importante riduzione dell’introito calorico. Per quanto potenzialmente “rivoluzionaria”, questa rilevazione non può essere ancora promossa al grado di “scoperta” scientifica e non rappresenta al momento, in nessun modo, una sorta di “cura miracolosa” dell’obesità a base di provole e caciotte. Intanto, mentre la ricerca lavora, a noi non resta che ben sperare. Senza però illuderci che quell’ottima mozzarella di bufala, a cui ogni tanto rinunciamo con sacrifico, sia improvvisamente diventata capace di farci dimagrire.