Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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La gastrite è un’infiammazione acuta o cronica della mucosa dello stomaco, che spesso si riacutizza durante i periodi di intenso stress o ai cambi di stagione, in particolare con l’arrivo della primavera e dell’autunno. Ne parliamo con la dottoressa Debora Rasio, dirigente medico presso l’Ospedale Sant’Andrea di Roma che cura per noi la rubrica dedicata all’alimentazione secondo natura.

La gastrite è un’infiammazione acuta o cronica della mucosa dello stomaco, che spesso si riacutizza durante i periodi di intenso stress o ai cambi di stagione, in particolare con l’arrivo della primavera e dell’autunno. I sintomi variano a seconda dell’individuo, tipicamente è presente: nausea, eruttazioni, sensazione di peso alla bocca dello stomaco e bruciore, spesso accompagnati a rallentamento digestivo.

Le cause precipitanti sono molteplici: farmaci analgesici e antiinfiammatori, abuso di alcool, stress intenso, infezioni batteriche, dieta inappropriata. E’ importante riconoscerle perché solo rimuovendole, si otterrà la risoluzione della malattia.

In alcuni individui è sufficiente eliminare alcuni comuni “errori” alimentari, come ad esempio mangiare dolci a fine pasto o consumare pasti troppo abbondanti. Talvolta, invece, è necessario riabilitare un sistema digestivo che, provato da un’alimentazione troppo povera di stimoli, ha perso nel tempo la capacità di funzionare in maniera appropriata.

Il ruolo della dieta nel trattamento della gastrite

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In ogni caso nel trattamento della gastrite la dieta svolge un ruolo primario.

Ecco alcune regole “di base”:

Mangiare lentamente e masticare bene. Il cibo ben triturato è digerito più rapidamente nello stomaco e stimola in maniera ridotta la produzione di acido cloridrico.

Il pasto dovrebbe essere consumato in un’atmosfera rilassante. Lo stress aumenta il rischio di gastrite con due meccanismi: da una parte cortisolo e adrenalina aumentano la produzione di acido cloridrico, dall’altra questi ormoni catabolici inibiscono il rinnovamento cellulare e rendono la mucosa più vulnerabile all’azione erosiva dell’acido cloridrico.

Bere preferibilmente lontano dai pasti. L’acqua infatti diluisce i succhi gastrici rendendo la digestione più lenta e laboriosa.

Evitare pasti abbondanti. In presenza di gastrite è importante ripristinare il ritmo alimentare, mangiando ad orari regolari ed evitando soprattutto cene abbondanti e consumate in tarda serata. Le capacità digestive sono massime intorno a mezzogiorno, e vanno diminuendo verso sera. La cena, ove possibile, dovrebbe essere anticipata intorno alle 19.00, anche per consentire al corpo di svolgere durante la notte al meglio le sue funzioni di riparo senza l’interferenza dei processi digestivi.

Caffè, cioccolato, alcool e tabacco vanno generalmente evitati. 
Tra le modalità di cottura, le peggiori sono quelle che imbibiscono i cibi.  Patate lesse, minestroni di verdure, i brodi in generale (specie quello di carne, per la capacità di stimolare potentemente la secrezione di acido cloridrico), la pasta troppo cotta, peggiorano i sintomi di gastrite. 

Sono invece generalmente ben tollerati gli alimenti disidratati, cotti rapidamente nell’olio o fritti con pastella semplice. Sebbene la frittura sia comunemente sconsigliata in chi soffre di gastrite, nella pratica quotidiana si riscontra quasi sempre un miglioramento dei sintomi con l’utilizzo appropriato dell’alimento fritto, come proposto nell’ambito della Bioterapia Nutrizionale.

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L’olio cotto, infatti, è un potente stimolatore della funzione epato-biliare: l’arrivo della bile nel duodeno facilita la digestione del cibo che arriva dallo stomaco e questo favorisce lo svuotamento gastrico. La cottura in olio, inoltre, disidrata gli alimenti e li rende più facilmente aggredibili dagli enzimi digestivi. Molte gastriti non migliorano proprio per la mancata stimolazione della digestione “a valle” dello stomaco, con conseguente rallentamento digestivo. Il soffritto dovrà essere presente giornalmente, in almeno uno degli alimenti del pasto, cominciando ad inserirlo a pranzo, quando le capacità digestive sono massime. La frittura potrebbe essere introdotta una-due volte settimana, sempre a pranzo, cominciando da quella vegetale, di più facile digestione. Se ben tollerata, si potrà passare a fritture più impegnative come quella di carne, o ancor di più di pesce.

Alcuni esempi di pasti a base di fritture:

zucca fritta, petto di tacchino fatto marinare con pompelmo e cotto con poco olio,  belga cotta

Zucchina in pastella, sogliola in padella, finocchio cotto

Fettina panata, zucchina lessa, coste delle bieta lessate e ripassate

Frittura di paranza, patate cotte al vapore e ripassate in padella, zucchine alla griglie

 

Altri consigli per una dieta contro la gastrite

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Consumare la frutta a inizio pasto o lontano dal pasto, ma non alla fine. La frutta infatti, è ricca in acqua di vegetazione, fibra e acidi organici che aggravano la digestione, inoltre la sua quota di zuccheri fermenta in ambiente acido, con rallentamento digestivo, distensione delle pareti dello stomaco e peggioramento della sintomatologia dolorosa. La frutta cotta, in cui la quota di acido, acqua e fibra è ridotta, è invece generalmente ben tollerata.

Gli zuccheri semplici come dolci e biscotti non vanno mai consumati a fine pasto (possono essere inseriti lontano dai pasti).

Le proteine e i grassi richiedono una digestione lunga, meglio inserirle a pranzo, la sera il carboidrato in quantità moderata (60 grammi per la donna, 80 grammi per l’uomo) è più facile da digerire.

Il pane va consumato bianco (la fibra rende la digestione più difficoltosa), tostato (l’alimento disidratato è più digeribile) e a lievitazione naturale. Il lievito madre infatti, predigerisce gli amidi e le proteine del pane ed è meno meteorizzante oltre che a minor complessità digestiva del lievito di birra.   

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La carne rossa stimola la produzione di acido cloridrico più di quella bianca e andrebbe generalmente evitata. Pollo, tacchino, coniglio, specie se marinati per qualche ora in limone o aceto e fatti cuocere rapidamente in olio bollente sono generalmente ben tollerati. Le proteine vanno denaturate meno possibile: da evitare bolliti, spezzatini, ragù. Le proteine della carne hanno tempi di digestione lunga e andrebbero evitate di sera.

Tra i pesci evitare crostacei, molluschi e frutti di mare. Bene sogliola, merluzzo, spigola e in generale i pesci poco grassi. 

Tra le verdure scegliere quelle povere in ferro ed in cellulosa, preferibilmente cotte. Le più consigliate sono: zucchine, zucca, finocchio cotto, belga cotta, radicchio alla piastra, coste della bieta, asparagi, barbabietole, lattuga cotta, cavolo cappuccio cotto, cuori di carciofo bolliti. Ripassare le verdure in padella con aglio e olio aiuta a disidratare le verdure e ne favorisce la digestione.

Le verdure crude vanno consumate con estrema moderazione e mai la sera. Da preferire finocchio, belga e songino.

La pasta va cotta al dente, meglio se di grosso taglio come i rigatoni, le penne, i fusilli, condita con olio, aglio e peperoncino oppure con zucchine o radicchio. Il riso può essere proposto con la zucca, il radicchio, lo zafferano, la lattuga, la scarola ecc. I carboidrati hanno tempi rapidi di digestione e, in quantità moderata (60 grammi per la donna, 80 grammi per l’uomo) sono indicati a cena, accompagnati ad una verdura.   

I legumi, per la ricchezza in fibra, sono spesso difficilmente digeribili. Le lenticchie decorticate o il passato di cannellini possono essere proposti a pranzo.

La miglior cottura delle uova è al piatto (a bagno maria) o alla coque, da evitare invece, la frittata e le uova sode.

Dottoressa Debora Rasio
Nutrizionista presso l’ospedale Sant’Andrea
Università di Roma La Sapienza

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute. La Dott.ssa Rasio vanta inoltre collaborazioni con le trasmissioni televisive Uno mattina (RaiUno) e Cose dell’altro Geo (RaiTre).