Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Artrite: cosa mangiare per spegnere il dolore

Indice

Malattie come artrite, reumatismi e dolori alle ossa e alle articolazioni affliggono un’ampia fetta di popolazione con 130 milioni di malati stimati entro il 2050. Mentre l’artrite si espande e si diffonde manca ancora la cura capace di rimuoverne le cause e ci si limita ad agire sui sintomi. Per questo ogni metodo per alleviare il dolore a basso rischio di complicanze merita di essere esplorato dai pazienti.

Un aiuto significativo arriva in tal senso dall’alimentazione che, combinata a una attività fisica mirata e ad altri specifici fattori, può giocare un ruolo importante nel migliorare la qualità della vita dei malati d’artrite. A questa conclusione è arrivata una revisione di 68 precedenti studi sull’argomento pubblicata sulla rivista specializzata Rheumatology e realizzata dai ricercatori dell’Università di Surrey, in Inghilterra, che hanno isolato una serie di comportamenti particolarmente efficaci nel contenere il dolore di ossa e articolazioni.

DIETA E ALLENAMENTI MIRATI

I ricercatori hanno rilevato che ridurre il peso corporeo e svolgere allenamenti mirati può mitigare i sintomi dell’artrite, soprattutto in chi è sovrappeso o obeso. In questi casi, infatti, non solo è maggiore lo sforzo per le articolazioni, ma si crea uno stato d’infiammazione sistemica – bassa, ma costante – la quale non può che aggravare il quadro generale.

Dati i pochi strumenti a disposizione per chi soffre di dolori alle ossa e reumatismi prestare attenzione a cosa si mangia può fare davvero la differenza, purché non si trascuri l’attività fisica basata su esercizi aerobici definiti su misura per il rafforzamento e la maggiore elasticità della struttura scheletrica. Insomma la sola dieta e la sola attività fisica non basterebbero: servono entrambe per provare meno dolore.

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FUMO E ALCOL, DUE PERICOLOSI NEMICI

Gli autori dello studio specificano che i malati non possono aspettarsi miracoli dal cambiamento di dieta e l’adozione di un corretto stile di vita, ciononostante assicurarsi tutti i nutrienti necessari affinchè il corpo funzioni al meglio è di certo la più utile forma di auto terapia che possano metter in campo. Perché i risultati siano apprezzabili in termini di riduzione del dolore è, inoltre, cruciale ridurre il fumo e il consumo di alcol, due pericolosi induttori d’infiammazione che, invece, i malati d’artrite dovrebbero solo occuparsi di spegnere.

OLIO DI PESCE

Un grammo al giorno può ridurre il dolore nei malati di artrite poiché con i suoi acidi grassi essenziali spegne l’infiammazione delle articolazioni e migliora le condizioni cardiovascolari del paziente. Mangiando pesce una-due volte a settimana l’integrazione necessaria ammonterebbe a circa 750 mg al giorno di olio di pesce.

VITAMINA K

Aumentare il consumo dei cibi che la contengono come cavoli, spinaci, prezzemolo si è rivelato benefico per i malati di artrite. La vitamina K, infatti, e specialmente la k2 presente nei formaggi fermentati e nel natto, nutre specifiche proteine presenti nelle ossa e nella cartilagine e una sua carenza potrebbe compromettere la crescita e la conservazione della struttura ossea.

VITAMINA D

Una delle sue principali funzioni biologiche è proprio regolare il metabolismo delle ossa e l’assorbimento il metabolismo del calcio oltre che spegnere l’infiammazione. Ricordiamo che assimiliamo vitamina in D soprattutto attraverso l’esposizione al sole e che, in caso di carenza, è necessario ricorrere ai supplementi.

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BICARBONATO DI SODIO

È recente la scoperta che bastano 2 gr. al giorno di bicarbonato di sodio (un cucchiaino da caffè) sciolti in acqua per spegnere l’infiammazione per un minimo di 4 ore e probabilmente molto più a lungo.

Le prime evidenze empiriche sembrano confermare l’efficacia di questo rimedio per alleviare il dolore nei malati d’artrite, a fronte dell’estrema sicurezza ed economicità del rimedio, perché non provare? La raccomandazione è di assumerlo a stomaco vuoto per non interferire con la capacità digestiva dello stomaco.

Una nota: chi assume inibitori di pompa protonica (la classe di farmaci che riduce l’acidità dello stomaco) potrebbe non beneficiare degli effetti potentemente antiinfiammatori del bicarbonato per la ridotta produzione di ioni H+ da parte dello stomaco, necessari per la conversione di alcune cellule del sistema immunitario dette macrofagi dallo stato pro- a quello anti-infiammatorio e per l’attivazione dei linfociti T regolatori (Treg), una sottopopolazione di linfociti T specializzati nel sopprimere l’attivazione del sistema immunitario verso le cellule del corpo.

Un’altra buona ragione per diminuire il consumo di questi farmaci che compaiono nella lista dei 3 più venduti in Italia e il cui spettro di effetti collaterali, dalle infezioni, ai tumori, alle malattie cardiovascolari, ai danni sul rene e alla demenza, comincia a essere davvero preoccupante.

FONTE: Sally Thomas, Heather Browne, Ali Mobasheri, Margaret P Rayman. What is the evidence for a role for diet and nutrition in osteoarthritis? Rheumatology, 2018; 57 (suppl_4):

Dr.ssa Debora Rasio

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma, autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.