Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Arrabbiati o stressati? Può esserci di mezzo un alimentazione sbagliata

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Quante volte vi siete sentiti nervosi perché affamati? Non si tratta di una suggestione o di una reazione meramente psicologica poiché dietro l’irascibilità scatenata dalla fame ci sono specifiche ragioni biologiche. Del resto, ci basti pensare a quanto sia più aggressivo un animale in cerca di cibo rispetto a quando è sazio. E proprio osservando il mondo animale che un recente studio canadese ha individuato una correlazione diretta tra la mancanza di nutrimento del cervello e il malumore. Grazie a un esperimento condotto sui topini, infatti, è stato visto che un’improvvisa carenza di glucosio influisce direttamente – in peggio – sul comportamento emotivo. A conferma che in ballo non ci sono solo fattori psicologici, ma anche metabolici.

LA SCELTA GIUSTA
Nei topini in questione è stato iniettato un inibitore del metabolismo del glucosio così da provocare loro un improvviso calo glicemico dopo il quale sono stati collocati in una scatola. I topini sono rimasti immobili e si sono mossi poco. Qualche giorno dopo, agli stessi topini è stata iniettata della semplice acqua prima di essere posti in una scatola differente dalla precedente. In questa scatola i topini hanno iniziato a muoversi normalmente. Dopodiché, in un’altra occasione, i topini sono stati lasciati liberi di scegliere in quale delle due scatole tornare e hanno tutti scartato, senza esitazione, quella in cui avevano sperimentato la condizione d’ipoglicemia. In altri termini, gli animaletti hanno evitato il posto in cui avevano vissuto un’esperienza ansiogena e stressante che non desideravano più replicare.

Del resto, il collegamento tra calo glicemico e stress è stato confermato anche dai campioni del sangue prelevato ai topini durante la fase d’ipoglicemia nei quali sono stati trovati livelli superiori alla norma del cortisolo, un indicatore fisiologico dello stato di stress. Insomma, per gli scienziati tutti gli elementi raccolti portano a collegare il calo glicemico innescato nei topini ad uno stato di stress e depressione.

UN PERICOLOSO CIRCOLO VIZIOSO
Ecco dunque una nuova tessera del complesso meccanismo che unisce il modo in cui mangiamo (il corpo) a quello in cui ci sentiamo (la psiche), le cui conseguenze sono spesso sottovalutate. Chiaramente le ragioni che conducono una persona a sviluppare uno stato di ansia o di depressione sono diverse per ognuno di noi, ma sapere che un’adeguata nutrizione gioca un ruolo in questa partita può certamente essere d’aiuto per vincerla. Insomma l’ipoglicemia è un fattore stressogeno non solo metabolico ma anche psicologico e saltare i pasti o mangiare cibi poveri di nutrienti e poco sazianti può innescare cicli di iper-ipoglicemia e depressione che, a sua volta, genera inappetenza o iperfagia in un pericoloso circolo vizioso che può condurre a seri problemi di salute fisici e mentali inclusi anoressia, bulimia ma anche diabete e obesità.

SBALZI GLICEMICI, SBALZI UMORALI
Ma come si fa a parlare di obesità parlando di malnutrizione? In realtà si tratta di due facce della stessa medaglia: così come i cali glicemici, anche i picchi devono essere evitati, poiché vale la regola generale per cui mantenere i livelli di zucchero nel sangue sotto controllo (la famosa calma glicemica) è garanzia di salute. Anche l’instabilità dell’umore coincide spesso con l’instabilità glicemica ed è per questo che si deve evitare di saltare i pasti quando si ha fame poiché di fronte alla carenza di cibo prolungata l’organismo reagisce rilasciando più cortisolo, l’ormone dello stress che innesca la produzione di glucosio a partire dalle riserve di glicogeno presenti nel fegato e nei muscoli. Si creano, così, picchi glicemici che ci rendono nervosi e irritabili spingendoci alla ricerca di altri zuccheri come carboidrati raffinati e dolci i quali, a loro volta, stimoleranno la produzione d’insulina ingaggiata proprio per contenere gli eccessivi livelli di glucosio nel sangue. Uno scenario, insomma, di continui alti e bassi glicemici che possono tradursi in cali di energia, capogiri, palpitazioni, difficoltà a concentrarsi. Ecco perché non dovremmo solo evitare di ridurci ad avere fame tra un pasto e un altro, ma anche imparare a limitare il consumo di carboidrati molto raffinati e virare su quelli integrali e complessi contenuti nelle verdure. Più sono stabili i livelli di zucchero nel sangue, più lo sarà il nostro umore.

 

FONTE: Thomas Horman, Maria Fernanda Fernandes, Yan Zhou, Benjamin Fuller, Melissa Tigert, Francesco Leri. An exploration of the aversive properties of 2-deoxy-D-glucose in rats. Psychopharmacology, 2018.